le elezioni in Montenegro: paura di, golpe
le elezioni in Montenegro: paura di, golpe II ministro della Difesa: «Siamo fuori dalla mischia». Ma la posta in gioco è la sopravvivenza della federazione le elezioni in Montenegro: paura di, golpe Djukanovic: no alla dittatura jugoslava È& sfidante Bulatovict vuoi la secessione* ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Sei mesi dopo le presidenziali il Montenegro torna oggi alle urne per le elezioni politiche anticipate. 420 mila cittadini eleggeranno i 78 membri del Parlamento e le amministrazioni di 21 Comuni. Diciassette i partiti ufficialmente in lizza, ma ad affrontarsi, in un clima di tensione, sono ancora una volta i due rivali di allora: l'attuale presidente montenegrino Milo Djukanovic e l'ex capo di Stato da lui sconfitto Momir Bulatovic. Due settimane fa quest'ultimo è stato nominato primo ministro della federazione serbomontenegrina dal presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, un attacco diretto per impedire una nuova vittoria del riformista Djukanovic. Benché il Montenegro sia nuovamente spaccato in due, la coalizione politica di Djukanovic «Per una vita migliore» viene data per favorita. In pochi mesi il trentaseienne presidente montenegrino, che gode dell'appoggio incondizio- nato dell'Occidente, si è guadagnato le simpatie di buona parte della popolazione della piccola repubblica che insieme alla Serbia costituisce la federazione jugoslava. Sfidando apertamente Milosevic e «il suo regime dittatoriale che porta all'isolamento della Jugoslavia», Djukanovic si è opposto alle recenti decisioni politiche di Belgrado, come l'intervento armato nel Kosovo e la nomina del nuovo governo federale, ed è stato accusato dai suoi avversari di voler distruggere la Jugoslavia. Durante la campagna elettorale si è ripetuto lo scenario delle presidenziali: Bulatovic, fedelissimo di Milosevic, ha accusato Djukanovic di secessionismo e di aver «venduto» il Montenegro all'Occidente. Da parte sua Djukanovic ha accusato il suo predecessore di essere il servo del regime di Belgrado: «Bulatovic è il cucciolo di casa Milosevic e può avere autorità soltanto a Dedinje, il quartiere residenziale dove vive il presidente jugoslavo». I due, che in passato multavano nelle file dello stesso partito, adesso sono alla testa di due coalizioni contrapposte. Mentre Djukanovic ha il sostegno dei socialdemocratici e del partito popolare, i socialisti di Bulatovic hanno l'alleato più forte nel Jul, il partito della sinistra jugoslava unita, guidato dalla moglie di Milosevic, Mira Markovic. Per Bel- grado che di fatto non ha mai riconosciuto Djukanovic come presidente e che vuole riprendere il controllo del Montenegro, il voto di oggi può avere ripercussioni decisive, anche perché il risultato inciderà sugli equilibri nella Camera Alta federale, quella stessa che ha eletto Milosevic e che un domani potrebbe destituirlo. Ecco perché sono in molti a temere che il presidente jugoslavo possa ricorrere all'esercito nel caso di una nuova sconfitta. Il ministro della Difesa jugoslavo ha «promesso» che le forze armate non influiranno sulla battaglia politica, ma nel Montenegro, che a gennaio si è trovato sull'orlo di una guerra civile, la tensione rimane alta. La polizia è in stato di allerta, anche per via dei numerosi incidenti durante la campagna elettorale: nell'ultimo, due giorni fa, un uomo ha tentato di gettare una bomba contro Djukanovic durante il comizio di chiusura della campagna, nella piazza centrale di Podgoric a. Ingrid Badurina L'attuale Presidente è un moderato filo-occidentale schieratosi contro l'intervento armato nel Kosovo Uj» militante i dicono «Stop»";
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