L'imputato è innocente: ergastolo
L'imputato è innocente: ergastolo Alabama, caduta l'accusa di omicidio è condannato per 3 tentate evasioni L'imputato è innocente: ergastolo Per il detenuto è entrata in vigore la norma del «tre volte e sei finito» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Si chiama Michael Pardue ed ha 41 anni, passati in gran parte (25) nel St. Clair Correctional Facility, una prigione dell'Alabama. Il suo destino è quello di restarci, in quella prigione, fino al suo ultimo giorno di vita, ma è da supporre (da sperare) che non sarà così perché ora Michael è diventato una specie di prisma capace di raccogliere tutte le facce impresentabili del sistema giudiziario americano: i poliziotti che spesso risultano più delinquenti di coloro che devono perseguire; il giudicare sotto la pressione che chiede un colpevole a tutti i costi e da ultimo quella specie di mostriciattolo giuridico chiamato «three strikes» che i legislatori, mentre lo discutevano e poi lo votavano, si deliziavano nel paragonarlo al baseball. La storia di Michael comincia nel 1973, quando lui ha 17 anni. Dalle sue parti, a Mobile Bay, appunto in Alabama, è in azione un «serial killer» che ha già ammazzato tre persone. La gente è terrorizzata, si chiede ad alta voce «che fa la polizia» e i giornali locali si mettono alla testa del coro. La polizia ha bisogno al più presto di un colpevole e lo trova in quel ragazzo. Arrestato, Michael Pardue confessa, ottenendo due cose: un processo estremamente rapido, perché dal momento che c'è la confessione non servono molte prove, e l'ergastolo, perché se uno confessa evita la pena di morte. Ma nella sua, di confessione, c'è qualcosa che non funziona. L'ha resa, spiega al suo avvocato, perché gli agenti lo hanno massacrato di botte per 78 ore di seguito. L'avvocato fa presente la cosa, ma il giudice non lo prende ùi considerazione e la^igrOTS^^ftemnieno. mm lo sanno tutti che i delinquenti, quando sono messi alle strette, cercano di accusare i bravi servitori della legge che rischiano la vita ogni giorno per il benessere comune? Così Michael comincia a scontare la sua pena, mentre l'avvocato intraprende la lunga e disperante trafila per provare come andarono le cose all'interrogatorio del suo cliente. E qualcosa, man mano che passa il tempo, riesce a trovarlo. Per esempio alcuni presunti complici di Michael che a suo tempo lo accusarono gli forniscono dichiarazioni scritte in cui ritrattano la loro deposizioni al processo e dicono che le hanno fatte anche loro sotto la pressione delle botte. Ma il lavoro è lungo e la mente di Michael - che si sente incarcerato ingiustamente e ha un atteggiamento non precisamente di fiducia cieca nel sistema - si concentra su una sola cosa: fuggire. Riesce a farlo tre volte, una fingendo un attacco di appendicite e sottoponendosi addirittura all'intervento chirurgico, ma viene regolarmente ripreso. Poi, l'anno scorso, ecco la buona notizia. L'avvocato è finalmente riuscito a dimostrare che la sua confessione è stata estorta con mezzi illegali al suo cliente, che oltre a quella non c'è uno straccio di prova a suo carico, non un'impronta digitale, non una testimonianza attendibile, e la Corte Suprema decide che la condanna contro Michael Pardue deve essere annullata. La pubblica accusa ha la possibilità di imbastire un nuovo processo, ma pur dicendosi sempre convinta della colpevolezza di Michael, vi rinuncia perché si rende conto che senza la confessione non riuscirà mai a provarla. E' il momento dell'esultanza? Neanche per sogno. Se l'accusa del triplice omicidio cade, quella della triplice evasione rimane. E qui interviene la legge mutuata dal baseball. «Three strikes and you are out», dice la regola del popolare gioco, cioè tre tentativi mancati di colpire la palla con la mazza e sei fuori. «Three strikes and you are in», dice la legge approvata un paio d'anni fa, e cioè tre reati (non importa di che entità) e sei dentro per sempre. Così, per avere tentato di fuggire tre volte da un carcere in cui (secondo la Corte Suprema, cioè il massimo organo giudiziario di questo Paese) non doveva essere rinchiuso, per Michael Pardue non è cambiato nulla: ergastolo pri¬ ma, quando era stato condannato come assassino, ergastolo adesso, dopo che da quella condanna è stato sollevato. Il mondo giudiziario, molto interessato ai problemi «tecnici», si dice «curioso» di vedere cosa verrà escogitato per risolvere questo caso. Ma intanto Michael Pardue si avvia a cominciare il suo 26° anno di prigione. Franco Pantarelli L'avvocato difensore è riuscito a provare che le confessioni dell'imputato e dei testimoni erano state estorte con la violenza Un carcere americano dell'Alabama dove un detenuto, assolto dall'accusa di triplice omicidio, dovrà scontare egualmente l'ergastolo E' stato condannato per aver cercato di evadere tre volte dal carcere
Persone citate: Clair Correctional Facility, Franco Pantarelli, Michael Pardue, Three
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