Il seconde schiaffo nucleare del Pakistan di Fabio Galvano

Il seconde schiaffo nucleare del Pakistan L'India: risponderemo a ogni minaccia. Ma il premier ripropone la moratoria dei test militari Il seconde schiaffo nucleare del Pakistan Nuova esplosione sotterranea nel deserto del Beluchistan LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Entra in una nuova fase il confronto nucleare fra India e Pakistan dopo l'esplosione - ieri - di un'altra bomba pakistana: la sesta, dope le cinque con cui giovedì il governo di Islamabad aveva «pareggiato il conto» con quelle fatte esplodere due settimane fa dall'India. E mentre il governo di Delhi insiste che non intende salire sul carro dell'escalation, ribadendo la sua moratoria sugli esperimenti, e il Pakistan stesso si dice pronto a un negoziato per «prevenire i pericoli della conflagrazione nucleare», il mondo cerca risposte che non sono né facili né evidenti. H Consiglio di Sicurezza dell'Orni riunito in sessione d'emergenza al palazzo di Vetro ha deplorato «con forza» l'esperimento di ieri. Ed il G8, il «club» delle sette maggiori potenze industriali più la Russia, ha deciso che debbano essere i suoi ministri degli Esteri a individuare la strada da seguire: con una riunione è stato annunciato ieri dalla presidenza di turno britannica - che si svolgerà a Londra il 12 giugno e non il 10, come si era suggerito nelle prime ore di quest'iniziativa diplomatica voluta dal Giappone. E' tuttavia chiaro fin d'ora che non saranno le sanzioni a dominare l'agenda dei ministri: nessuno, per ora, segue su quella strada Stati Uniti e Giappone. Una breve dichiarazione, diramata ieri dal Foreign Office, precisa che «la riunione coordinerà il nostro approccio nei confronti di Pakistan e India alla luce dei test nucleari, e in particolare esaminerà come possiamo efficacemente portare entrambi i Paesi nell'ambito del regime globale di non proliferazione e incoraggiarli ad affrontare le radici della tensione fra di loro». Non si parla di intenti punitivi; è limpido, invece, il tentativo di portare a una riconciliazione fra i due Paesi. Per ora non è stato deciso se parteciperà anche la >_ aa e se anche i ministri di India e Pakistan saranno invitati; o se il contatto del G8 con i protagonisti della nuova tensione asiatica sia rinviato a una seconda fase, dopo le decisioni degli Otto. L'esplosione di ieri - in un primo tempo si era parlato di due test, e lo stesso ministro degli Esteri paki- stano Gohar Ayub Khan era parso confermarlo - è avvenuta alle 11,55 (le 7,55 in Italia) nello stesso poligono usato per gli altri esperimenti: quello di Chagai, nel Beluchistan. Islamabad non ha confermato le prime voci di una potenza di 18 kiloton (circa due volte la bomba di Hiroshima); ma successive precisazioni di fonte americana, sulla base di una scossa sismica di 4,6 gradi della scala Richter, fanno piuttosto pensare a un ordigno da 6 kiloton. Ma subito, prima che l'onda d'urto si spegnesse soffocata dalla riverberazione delle denunce provenienti da tutto il mondo («un flagrante disprezzo dell'opinione pubblica internazionale», ha detto il ministro degli Esteri britannico Robin Cook; «una reazione a catena d'incalcolabili conseguenze e difficile da contenere», secondo il tedesco Klaus Kinkel), Islamabad ha offerto un ramoscello d'ulivo. «Quale Paese responsabile i cui precedenti di prudenza e responsabilità sono impeccabili - ha detto ieri a nome del suo governo il segretario del ministero degli Esteri, Shamshad Ahmad - il Pakistan assicura la comunità internazionale e in particolare l'India della sua di¬ sponibilità ad avviare un negoziato immediato per affrontare tutte le questioni legate a pace e sicurezza, comprese le misure più urgenti per prevenire i pericoli della conflagrazione nucleare». Non solo: «Il primo ministro Nawaz Sharif ha anche riaffermato la sua determinazione a riprendere il dialogo Pakistan-India sulla questione del Kashmir». A conclusione di una riunione di governo l'India ha fatto sapere che non intende compiere altri test. Successivamente il primo ministro Atal Behari Vajpayee ha reiterato l'invito già formulato prima che il Pakistan diventasse ufficialmente una potenza nucleare: quello volto a un patto di rinuncia al primo attacco nucleare. Su questi tenui fili di dialogo potrebbero lavorare la settimana prossima, dopo la condanna espressa ieri, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Orni; tracciando, forse, uno schema che il G8 - il club dei «ricchi» - potrebbe poi approfondire per premere con l'arma economica sull'instabile club dei neo-atomici. Fabio Galvano L'esperimento deplorato dall'Onu Una riunione straordinaria dei ministri del G-8 a Londra per trovare una soluzione all'escalation degli armamenti

Persone citate: Atal Behari Vajpayee, Ayub, Khan, Klaus Kinkel, Nawaz Sharif, Richter, Robin Cook