«Il mio sguardo bambino sulla tv» di Gianluca Nicoletti

«Il mio sguardo bambino sulla tv» Parla il conduttore di «Golem», programma culto in onda ogni mattina su Radiorai «Il mio sguardo bambino sulla tv» / monologhi di Nicoletti ROMA. E' un divoratore di tv, onnivoro di tutto ciò che i palinsesti impaginano, consumatore accanito di brutture, stravaganze, imbrogli da video. Da cinque anni, tanti ne ha compiuti «Golem», programma radiofonico in onda ogni mattina sulla prima rete di RadioRai dopo il giornale delle 8, Gianluca Nicoletti intrattiene il suo pubblico con monologhi stupefatti e ironici su ciò che si è visto nelle ultime ore in televisione. Ascolto di milioni raddoppiato da quando, lasciata la seconda rete radio, ha trovato quer1" nuova collocazione; pubblico colto e incuriosito non foss'altro perché coincide con quello che segue i notiziari giornalistici; finalmente una redazione con due persone che guardano e schedano al suo posto ore di registrazioni, Gianluca Nicoletti si dichiara, oggi, pienamente soddisfatto. «Mi sembra di essere uscito da un incubo. Dopo anni di lavoro solitario posso finalmente chiacchierare al telefono con amici, giocare un'ora con i miei figli piccoli, tornare a casa a pranzo senza accendere la tv». Provinciale di Perugia, una laurea in lingue e la destinazione in Spagna come dipendente del Mini- stero degli Esteri, insonne per natura visto che gli bastano cinque ore a notte, Nicoletti approdò in Rai per caso, nell'estate dell'83, grazie a un colloquio fatto per scherzo, su suggerimento di un amico. «Mi inventai un sacco di cavoiate. Parlai di uno zio vescovo. Produssi un curriculum falso. Mi presero con uno di quei contratti a tempo che sono la sola via di accesso in Rai». All'inizio degli Anni Novanta l'assunzione al giornale radio come giornalista, qualifica che mantiene tuttora. «Anche l'arrivo a "Golem" fu casuale. Di televisione non mi ero occupato mai: la guardavo come un utente qualsiasi, stravaccato sul divano, telecomando in mano. All'improvviso, andato via Aldo Grasso, mi offrirono una rubrica di critica tv. Scoprii un mondo ignoto: usi, linguaggi, costumi che ignoravo. E ne fui catturato. Stavo tutto il giorno davanti al televisore: dalle chat-line, ai varietà, dalle vendite di tappeti, ai consigli della salute, tutto mi pareva stupefacente». Il successo di «Golem», dice, nasce da questo suo sguardo meravigliato e lucido su un universo ignoto. Uno sguardo che sostiene d'aver mantenuto anche oggi che «Golem» è diventato un programma di culto seguitissimo dagli addetti ai lavori, oltre che dalla gente; che ha figliato un «Golem on-line» con tanto di sito Internet e migliaia di contatti quotidiani; che ha trasformato Nicoletti in un «espertone» conteso da convegni e congressi sulla comunicazione più di tanti docenti universitari. E' questo sguardo-bambino che gli ha permesso di notare, all'interno del programma «Una goccia nel mare» di Mara Venier, come almeno una delle ospiti venuta a invocare aiuto, fosse stata imbeccata dai curatori della trasmissione. «Chi si occupa di tv sa bene che nessuno può entrare di corsa in uno studio violando ogni controllo, come sa altrettanto bene che un industriale di mobili non telefona per caso, in piena notte, dal suo ufficio per offrire lavoro. E' un imbroglio. 0 almeno è tutto concordato prima». E questo la scandalizza? «No. Non sono un moralista e non guardo la tv per scandalizzarmi. Mi irrita. Le regole del gioco vanno dichiarate perché non è bello né sano ingannare il pubblico». Anche su «Carràmba che sorpresa», quindi, ha dei dubbi? «Guardi, ho un amico di Matera con una nonna emigrata in Australia. Sostiene che se esce una sera con una ragazza, qualche giorno dopo telefona la nonna per sapere se si è fidanzato. Le comunità di italiani all'estero sono come dei villaggi: nessuno può partire per l'Italia alla chetichella perché si sa tutto di tutti. E poi, via, chi è che non vede un fratello per trent'anni solo perché il biglietto aereo costa troppo?». Secondo lei, allora, perché in tanti accettano di andare a piangere lacrime di commozione davanti a Raffaella Carrà? «Perché gli offrono un viaggio. Perché la Carrà è una professionista dei sentimenti e li convince. Perché la tv gli regala la visibilità. La grande scoperta di questi tempi, infatti, è questa: ciascuno, più di ogni altra cosa, vuole apparire. E la tv campa su questo desiderio irrefrenabile. Da noi, il primo a capirlo è stato Marzullo che non ha mai pagato i suoi ospiti perché in cambio offriva loro visibilità». Convintissimo che, dopo l'esperimento del duo Costanzo-Santoro, i quali per un paio di serate consecutive, grazie alla scoperta della pillola Viagra, hanno incatenato il pubblico sul tema della virilità, ci attende una invasione di «eretturi», prevede mesi di dibattito sul membro maschile: «Peni flosci e peni rigidi, erezioni soddisfacenti e erezioni infelici, disquisizioni mediche e chiacchiere da bar». Nemici televisivi con tanto di nome e cognome non ne ha: «Ciascuno fa quel che sa e può, ma è il meccanismo che è implacabile. La banalizzazione è arrivata a un punto tale che, di questa stagione, non ricordo neanche un programma particolarmente brutto, il che è grave perché l'orrore è comunque qualcosa». Ha però delle idiosincrasie: l'odore di precotto che emana dagli studi televisivi, la ritualità idiota dell'intervista ((ficcante», la mostruosità da Frankenstein del tele-show contemporaneo. C'è una pezzetto di tv che salverebbe, Nicoletti? «Mi piace quel che fa Andrea Purgatori perché carrunina, sta per strada, racconta storie. E mi piacciono i servizi di "Moby Dick" di Santoro e quelli della Sagramola perché contengono tracce transpoetiche». Lui, comunque, Gianluca Nicoletti che tanto ama l'immediatezza della radio, la tv non la farebbe mai in quanto intrinsecamente falsa. Simonetta Robiony Ha creato il «caso Mara Venier»: «Non è bello né sano ingannare il pubblico: le regole del gioco vanno sempre dichiarate prima» Gianluca Nicoletti: conduce Golem

Luoghi citati: Australia, Italia, Matera, Perugia, Roma, Spagna