Rock, brividi d'estate

Rock, brividi d'estate La difficile stagione dei «padroni della musica», alle prese con Mondiali, burocrazia e malattie dei divi Rock, brividi d'estate «Noi, scommettitori e martiri» MILANO. Le torride estati del rock non sono più così torride. Il Mundial incalza e s'ingloberà l'interesse generale; ma anche la tournée non si porta più, se non in rarissimi casi. E' diventata come un abito vecchio. Va molto invece l'evento speciale, l'una tantum o il Festival a tema. Nel primo scorcio di stagione, sbanca Claudio Baglioni, che il 6 e 7 giugno all'Olimpico, suo per intero, si porterà dietro almeno 140 mila persone. L'altro avvenimento di grande richiamo sarà il 20/21 giugno il «Jammin' Festival» all'autodromo di Imola con Vasco Rossi, i Verve e un'altra manciata di artisti emergenti, che ha già venduto 95 mila biglietti. Eros Ramazzotti ha già fatto i suoi 60 mila a San Siro, e non è difficile pronosticare che sarà più di un bagno di folla il concerto di Pino Daniele il prossimo 18 luglio allo Stadio San Paolo della sua Napoli. Se l'estate musicale non è poi così torrida, è anche perché la sventura si è abbattuta sulle poche star che fanno pienoni: Renato Zero è bloccato da un piede ingessato, e Keith Richards nella sua casa degù States si cura le costole ancora doloranti dopo la caduta, mentre avvocati e assicuratori discutono al capezzale dei Rolling Stones. L'assicuratore del tour europeo rinviato, ha interesse che il medesimo cominci il più presto possibile; l'assicurazione dell'artista preferisce invece che tutto sia a posto, per evitare magari un nuovo ricovero dopo tre concerti, con ulteriori penalizzazioni: è in atto un'autentica battaglia medico/legale con interessi opposti, che si concluderà con il debutto il 13 giugno a Norimberga e il 15 o il 16 in un San Siro ampiamente prenotato. Ma intanto David Zard si sta facendo venire il mal di fegato. Fare il promoter di concerti non è mai stato facile, ma adesso diventa più difficile ancora. Fra i nuovi padroni della musica la concorrenza è spietata, e Claudio Trotta, che da anni organizza eventi a tema, ha voluto spostare il suo «Monsters of rock» con i Black Sabbath al Palastampa di Torino il 13 giugno, per evitare di trovarsi di fronte a Milano un altro evento analogo, «Gods of Metal» con Van Halen, organizzato da altri, a pochi giorni di distanza. Roberto De Luca, uno dei più brillanti impresari della nuova generazione, che organizza il «Jammin' Festival» di Imola, spiega: «Il promoter oggi non dev'essere soltanto un fantasioso ma anche un uomo/marketing ad altissimo livello. Deve avere un ufficio commerciale solido, che sappia fare i conti. Dev'essere uno scommettitore e un martire che si fa massacrare dalla burocrazia». In questa stagione, scoppia anche la nuova legge che impone 95 decibel ai concerti, e fa gli organizzatori perseguibili se si arriva ai 103. Anche per questo Trotta si ripara al chiuso del Palastampa: «Perché non è pensabile togliere il rumore a una musica che intrinsecamente lo richiede, è il mio Festival dura 12 ore», spiega il professionista, aggiungendo che se la legge venisse applicata alla lettera, tutta la musica si spegnerebbe. Incalza De Luca: «C'è incompetenza delle autorità. Bisognerebbe avere uno strumento fisso che registra sempre il flusso sonoro, ma questo per la musica non può valere. Occorre fare una media della serata». L'Assomusica che raccoglie i promoter, lo scorso settembre ha perfidamente voluto misurare i decibel al concerto per il Papa di Bologna, con Bob Dylan e Celentano: già lì si scoprì che sarebbero stati cavoli amari, quando i soli applausi del pubblico, senza Dylan dì mezzo, superarono i decibel consentiti. E le tournées, De Luca? «Trovo che sia tutto un po' casuale. I tour estivi dei gruppi minori ci saranno sempre, ma vanno meno. I giovani oggi spendono prima di tut- to per vacanze. Tengono i pezzi da Novanta come Ramazzotti o Zero, ma i tour bisogna ormai farli solo qualche volta». I rapporti con gli agenti e i cantanti si sono fatti più difficili? Dice De Luca: «Bisogna lavorare con correttezza: devi pagare sempre, se fai uno spettatore o centomila». Trotta è assai più pessimista: «Non controlliamo più il lavoro. Contano soprattutto avvocati e managers. Questa professione è morta, la musica internazionale è alla frutta: gli stadi li riempiono gli italiani, a richiamare ad Imola sarà soprattutto Vasco e non i Verve» (però Trotta, lo scorso marzo, organizzando un «Irlanda in Festival» al Palando di Milano, ha collezionato 20 mila paganti in 5 giorni); il promoter accusa ancora la mancanza di educazione musicale nelle scuole per la crescente disaffezione dei giovani nei confronti della musica dal vivo: «Si fa solo commercio. E a livello commerciale la musica non è più la prima. Ce n'è troppa gratuita, malservita, malconsumata». Marinella Venegoni Zero e i Rolling Stones bloccati i Black Sabbath costretti a cambiare piazza, e la crescente disaffezione degli spettatori: per il momento a spopolare sono solo Baglioni e Vasco Rossi