L'America di Kusturica, sogno e delirio
L'America di Kusturica, sogno e delirio PRIME CINEMA La leggenda malinconica di «Arizona Dream» con Jòhnny Depp, Faye Dunaway e Jerry Lewis L'America di Kusturica, sogno e delirio Nei percorsi stravaganti di un gruppo di esclusi un mix contraddittorio come i sentimenti del regista EMIR Kusturica, 43 anni, ex jugoslavo, ex rockstar, regista barocco, visionario, lirico-magico, non ha mai sbagliato un colpo: il suo primo fimi diretto a venticinque anni, «Ti ricordi di Dolly Bell?», vinse il Leone d'oro alla Mostra di Venezia; il secondo, «Papà è in viaggio d'affari», vinse la Palma d'oro al festival di Cannes; «Il tempo dei gitani» fu un successo internazionale; «Underground», presentato a Cannes sotto i colori della Comunità Europea, vinse un'altra Palma d'oro. I premi non contano poi così tanto, ma testimoniano un'ammirazione in questo caso meritata. L'unico film meno fortunato di Kusturica è questo «Arizona Dream», presentato nel 1993 al FilmFest di Berlino e premiato con l'Orso d'argento speciale della giuria, uscito malamente e brevemente in Italia con il titolo «Il valzer del pesce freccia», presto scomparso, adesso riapparso. Prodotto dai francesi però americano per il suo soggetto, per le mitologie messe in scena, per gli interpreti-star, è il primo e sinora unico film girato dal regista negli Stati Uniti: forse è per il mix contraddittorio della sua adorazione per il Sogno Americano e del suo odio per il cinema hollywoodiano che ((Arizona Dream» appare meno riuscito, più confuso e sfilacciato d'altre opere. Johnny Depp, chiamato in Arizona dallo zio Jerry Lewis, anziché costruirsi una vita di ricchezza, successo e affermazione sociale, fa amicizia con un gruppo di esclusi, li affianca nei loro percorsi stravaganti e senza destinazione, ne segue i sogni e le fantasie. Faye Dunaway, che è stata traumatizzata nell'infanzia e ha ucciso suo marito, tenta continuamente di volare («Per tutti, volare è un modo di sfuggire al senso di colpa», dice Kusturica); la figlia di lei Lili Taylor, gelosissima del fascino materno, è perennemente tentata dal suicidio; un aspirante attore si prepara imparando a memoria i dialoghi dei film di Coppola e Scorsese o mimando scene di Hitchcock. Nella leggenda ma¬ linconica, la carcassa d'una vecchia Cadillac è un monumento; e il Sogno Americano non è più uno slancio collettivo, è rappresentato soltanto da speranze individuali fragili, sconnesse, pronte a diventare mite delirio. L'intenzione di Kusturica, quando andò in America, non era quella di girare un film: doveva soltanto sostituire Milos Forman come docente di cinema all'Università di New York. Per un anno e mezzo insegnò, restò a casa, uscì poco, lesse molto: abbastanza da rendersi conto di quanto la sua visione degli Stati Uniti fosse falsata dall'immagine che gliene aveva fornito Hollywood, abbastanza da concludere che avrebbe capito qualcosa del Paese soltanto facendo un film sugli americani «che vivono in un'altra epoca, dinosauri, spesso matti». Anticipava quello che sarebbe divenuto quasi un genere («La leggenda del re pescatore», «Don Juan De Marco», «The Brave»). Appagava il proprio bisogno di visioni fantastiche e la propria ostilità al naturalismo «che ha ripreso il sopravvento nei fimi a causa della televisione, questa assassina del cinema». Esprimeva i propri spaventi: «Quando sono arrivato in America, ho avuto paura. La stessa paura provata quando entrai per la prima volta nella cattedrale di Praga. Mi son sentito così piccolo, un pezzettino di nulla. Perduto. I sogni del film sono una manifestazione d'autodifesa». E offriva a Faye Dunaway e all'amato Jerry Lewis l'occasione di interpretazioni che vale davvero la pena di vedere: sono le loro prove migliori, almeno negli ultimi dieci anni. Lietta Tornabuoni ARIZONA DREAM di Emir Kusturica con Johnny Depp, Faye Dunaway Lili Taylor, Vincent Gallo, Jerry Lewis Grottesco. Francia, 1992 Cinema Eliseo Grande di Torino Archimede, Greenwlch 1 e Intrastovere 1 di Roma Johnny Depp in una scena del film «Arizona Dream»: in Italia aveva già fatto una fugace apparizione nelle sale con un altro titolo
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