VOLONTARIATO

VOLONTARIATO Il paradosso della solidarietà: l'egemonia della Chiesa è tramontata, ma i cattolici riconquistano la società italiana VOLONTARIATO del Pepa |jl NO spot televisivo di dubbio gusto, ma assai evocaI tivo, ha invaso tempo fa le I case degli italiani. Al cen\L Itro della scena vi era un superman, che salvava la gente lanciandosi dai grattacieli, che col suo corpo colmava un vuoto di rotaie per non far deragliare un treno, che si faceva carico di imprese del tutto impossibili e fantasiose. Era la pubblicità del volontariato, una strana campagna di propaganda. Di fronte allo spot, qualcuno ha gridato allo scandalo, per un messaggio che banalizzava un fenomeno di rilievo. Altri invece hanno guardato più alla sostanza che alla forma, vedendo in esso un riconoscimento pubblico del ruolo del volontariato negli equilibri del Paese. Che ne sarebbe dell'Italia senza le associazioni, i gruppi, le forze sociali impegnate a far fronte sia alle vecchie che alle nuove povertà? Non è questa forse la parte migliore del Paese, quella che per molto tempo ha evitato il collasso del sistema? Che il fenomeno del volontariato in Italia sia imponente è fuori dubbio. L'ultima indagine (promossa un mese fa dal quotidiano Avvenire e dalla Cra-Nielsen di Milano, su un ampio campione di popolazione italiana) conferma quanto si sa da tempo: il 10% circa degli italiani fa parte di una associazione o gruppo di volontariato, dedicando con continuità parte del proprio tempo a fini altruistici e di solidarietà. Nel complesso, vi sono in Italia quasi 5 niilioni di volontari, espressione di oltre 9500 gruppi e organismi di volontariato. Secondo la Fivol (Fondazione italiana per il volontarato) queste realtà ogni anno offrono allo Stato circa 130 milioni di ore di lavoro non retribuito, pari a 2000 maliardi di fatturato. 12/3 circa di questo fenomeno è di matrice religiosa. In parte si tratta di gruppi che nascono nelle parrocchie e si impegnano nel territorio circostante, in parte sono associazioni che operano a livello nazionale, ormai specializzate nel far fronte ai più disparati campi della solidarietà e dell'assistenza: dai senza fissa dimora ai malati di Aids, dai tossicodipendenti agli alcolisti, dagli immigrati stranieri alle vittime degli usurai, dagli anziani ai portatori di handicap, dai nomadi ai detenuti, dai giovani a rischio alle famiglie in difficoltà, dagli aiuti per i Paesi del Terzo Mondo all'impegno contro la mafia e l'illegalità ecc. E' la punta di diamante dell'associazionismo cattolico, che vanta leader di grande prestigio sia a livello locale che nazionale, tra cui molti preti e figure religiose. Dunque, una vera industria della solidarietà, guardata con simpatia e ammirazione anche da vari intellettuali laici, che ammettono come la cultura prevalente del volontariato italiano resti quella di ispirazione cattolica. Perché oggi è così forte il volon- tariato cattolico? Dietro questo esercito di volontari, si nasconde una strategia della Chiesa cattolica? C'è l'intenzione di recuperare sul terreno della solidarietà quella centralità che il mondo cattolico ha perso sia a livello politico che nelle espressioni del costume? Proprio a livello politico il mondo cattolico à da tempo privo di un suo esercito. «Papa senza esercito», «Chiesa senza partito»; questi gli slogan più ricorrenti per descrivere la situazione in cui la Chiesa cattolica è venuta a trovarsi in Italia da 4 anni a questa parte, dopo la disfatta elettorale della democrazia cristiana. Per 40 anni «il partito cattolico» è stato l'asse portante della vita del Paese, forte del consenso di almeno 1/3 degli italiani. Da sempre la de è stata il partito con la più alta quota di praticanti tra i suoi elettori. Poi, a seguito di tangentopoli e dintorni, c'è stata la diaspora del voto cattolico, col moltiplicarsi di partiti e partitini che si ispirano a questa area e con molti cattolici che han cercato casa altrove. Anche la Chiesa, dunque, ha visto sgretolarsi il suo «muro di Berlino», quel braccio secolare capace di interpretare le istanze dei cattolici nella società italiana. Questa débàcle poteva segnare una caduta di presenza sociale della Chiesa nel Paese. Così non è stato. Anzi, a detta di molti osservatori, la Chiesa è più viva che mai nella società italiana, e vanta nuove e aggiornate forme di presenza. Tra queste, appunto, la vitalità del volontariato di matrice religiosa, che dalla fine degli Anni 70 ha sensibilmente aumentato i suoi effettivi e il suo peso nella società italiana. Da vent'anni a questa parte i cattolici hanno progressivamente spostato il loro baricentro di impegno. Prima la politica esercitava un certo fascino e il partito cattolico costituiva lo sbocco naturale dell'impegno di molti militanti dei gruppi e delle associazioni religiose, il «luogo» in cui misurare la bontà della formazione religiosa e sociale ricevuta. Poi, la politica s'è avvitata su se stessa, ha allentato il contatto con la base, si è persa nelle secche del pragmatismo e della corruzione. La disaffezione aumentava, anche se molti cattolici continuavano a votare per la de, ma più per mancanza di alternative o per tradizione che per convinzione, quasi sempre «turandosi il naso». Così la base cattolica ha trovato altri sbocchi al proprio impegno. Quello appunto dell'azione solidale a favore degli ultimi, per far fronte alle molte emergenze che la modernità non riesce a cancellare e che porta con sé. Vent'anni fa le associazioni di volontari non godevano di alto gradimento. Le critiche più forti giungevano da sinistra, per un impegno che pareva ingabbiato in una mera funzione di supplenza. Oggi, con la crisi del Welfare, la carenza di risorse pubbliche, la difficoltà degli enti pubblici di far fronte alle continue emergenze sociali, il mondo del volontariato è ampiamente rivalutato. Non mancano attese strumentali nei suoi confronti, anche da parte di politici che impiegano i volontari per ridurre i costi dei servizi sociali o che delegano al volontariato compiti «impossibili» per gli enti pubblici. Su tutto, però, prevalgono i giu- dizi positivi, i testimonial convinti del fenomeno. Così Enzo Biagi, qualche anno fa, non ha esitato a dichiarare pubblicamente di «dare i soldi ai preti» sottoscrivendo l'8 per mille alla Chiesa. «Anche Dio ha bisogno di qualche spot. Una volta, per richiamare l'attenzione della gente, gli bastava il suono delle campane. Ma oggi siamo più svagati o indifferenti». Così, ancora, si moltiplicano le iniziative a favore delle opere dei vari don Ciotti, don Picchi, padre Eligio, don Mazzi, don Gelmini ecc. Non mancano poi quelli che si battono perché le suore ritornino negli ospedali o perché si sal¬ vaguardino quelle cittadelle della pietà (si pensi al Cottolengo) considerate come una delle più preziose, silenti e operose risorse di varie comunità locali. Fior di intellettuali, di imprenditori, di esperti finanziari fanno parte dei consigli di amministrazione di gruppi, fondazioni, associazioni di volontariato; e ciò non soltanto per salvarsi l'anima nel tempo libero, ma per precise convinzioni. Tutto ciò, indubbiamente, gioca a favore della Chiesa. La situazione italiana da questo punto di vista è emblematica. Il grande impegno caritativo della Chiesa costituisce una carta di credito per lo stesso annuncio religioso. Ci si può rendere disponibili nei confronti del messaggio religioso della Chiesa in una situazione in cui varie forze ecclesiali sono impegnate per il bene comune. Sull'azione sociale della Chiesa, dunque, c'è grande convergenza nel Paese. Addirittura la Chiesa viene rivalutata dalla gente assai più per i servizi sociali che offre che per la proposta spirituale. Non sono pochi gli italiani che non comprendono il senso di una vita religiosa contemplativa, che invitano i monaci a uscire dai loro eremi per spendersi per gli emarginati. La Chiesa dunque tocca il cuore della gente, anche se è difficile ipotizzare al riguardo una riconquista della società. E ciò per diversi motivi. Quello della carità è l'unico linguaggio religioso che molta gente riesce a comprendere. Dio si manifesta assai più nel volto del povero e del bisognoso che nelle prediche e nei richiami spirituali. Come a dire che si accetta la lezione della carità, mentre si può aver difficoltà ad ancorarsi alla proposta religiosa complessiva. Ciò che poi fa più problema è la posizione della Chiesa nel campo della morale sessuale e familiare, quando si entra sulle questioni controverse dell'aborto, della contraccezione, dell'omosessualità. La gente, dunque, è assai selettiva verso le proposte della Chiesa, la accetta in alcuni campi e la rifiuta o la tollera in molti altri. Lo stesso mondo del volontariato è poi assai differenziato al proprio interno. Per cui non dà l'idea di essere un corpo unico, docile, disponibile a una forte presenza della Chiesa nella società. A gruppi molto fedeli e identificati nella Chiesa, che vorrebbero magari una sua riscossa nella società, si affiancano altri caratterizzati da una posizione di avanguardia; e che - come tali - sono impazienti e insofferenti, stanno ai margini sia di una società che produce sacche di emarginazione sia di una Chiesa che si presenta comunque come un'istituzione. L'attesa è per una chiesa più spo glia ed essenziale, da cui traspaia maggiormente il richiamo dello spirito. Si delinea così un paradosso dell'attuale situazione ecclesiale in un Paese che anche alle soglie del terzo millennio non disconosce la sua identità cattolica di fondo. La Chiesa cattolica si guadagna molti meriti nel campo della solidarietà, ma tutto ciò non depone per un suo ruolo egemonico nella società contemporanea. La modernità avanzata produce la rivalutazione della carità religiosa, in un tempo di crisi dell'ethos collettivo e dello spirito pubblico. Ma impedisce nello stesso tempo che le Chiese giochino un ruolo totalizzante nelle dinamiche collettive. Franco Garelli La carità è l'unico linguaggio religioso comprensibile dalle masse Non tutti i fedeli sono docili: molti nutrono insofferenza verso la realtà che emargina Nell'immagine grande Don Ciotti durante una manifestazione in favore dei malati di Aids. Da sinistra don Gelmini e don Picchi Don Mazzi e padre Eligio, fondatore di «Mondo X».

Persone citate: Don Ciotti, Enzo Biagi, Fior, Franco Garelli, Gelmini, Mazzi

Luoghi citati: Berlino, Italia, Milano