Montedison a tutto gas «Snia non ci interessa» di Valeria Sacchi

Montedison a tutto gas «Snia non ci interessa» Il gruppo è ormai uscito dal tunnel Montedison a tutto gas «Snia non ci interessa» Lucchini: già rinunciato al polo chimico Più fatturato, calo drastico del debito MILANO. Montedison non è interessata all'Opv della Snia. Lo spiega il presidente Luigi Lucchini al termine dell'assemblea che approva il bilancio 1997 di Montedison. «Perché dovremmo essere interessati alla Snia? Abbiamo rinunciato ad essere un polo chimico, abbiamo venduto Moriteli». Poi a chi gli chiede se nel nucleo stabile della controllante Compart potrebbero arrivare nuovi azionisti, risponde «Lo vedremo alla prossima assemblea. Magari ci sono nuovi azionisti con meno del 2%, e ,m quindi non ancora ufficiali...». E le ipotesi di Cesare Romiti in Compari? «Mi sembrano tutte dietrologie, anche se la risposta la può dare solo l'interessato. Comunque mi sembra una cosa adatta alla fantasia dei giornalisti». Lucchini appare contento, e vicino a lui sorride l'amministratore delegato Enrico Bondi. Uscita finalmente dal tunnel del pesante piano di ristrutturazione, la società raddoppia il dividendo alle ordinarie: 40 lire contro le 20 del '96 e porta quello delle risparmio da 50 a 60 lire, vede l'utile netto consolidato salire, prima delle partite straordinarie, a 1490 mibardi (contro i 1177 miliardi del '96) e l'indebitamento finanziario netto di gruppo calare da 8324 a 3231 miliardi, mentre il sistema holding dispone di 2417 miliardi di liquidità. Stabile il fatturato di gruppo a 23.678 miliardi. Buone le previsioni per l'anno in corso: nei primi quattro mesi i ricavi netti sono cresciuti del 4,40% a 8021 miliardi, il Mol del 4,69% a 1.072 miliardi, l'utile netto del 2,25% a 683 miliardi. Spiega Bondi: «Abbiamo iniziato un nuovo ciclo di ulteriore sviluppo sui tre settori che sono il nostro core business: Luigi Lucchini agroindustria, energia e chimica. Ai quali non intendiamo rinunciare, perché sono redditizi e anticiclici. Nel '97, ad esempio, l'agroindustria ha avuto qualche difficoltà, compensata dal settore energia, quest'anno l'energia è meno brillante ma l'agrochimica va meglio». Ausimont ha appena deciso di investire 200 milioni di dollari negli Usa per produrre plastiche speciali per rivestire i cavi, Antibioticos ha appena scoperto un nuovo modo per produrre un fungo dolce per alimentazione animale, mentre Eridania Beghin guarda ai Paesi ex socialisti dove ha avviato attività per la triturazione dei semi oleosi. Quanto a Edison, è il gruppo nel quale, come ammette Bondi, «vogliamo svilupparci maggiormente, cogliendo le oppor tunità che arriveranno con la liberalizzazione». Un accordo con l'Unione industriali di Verbania, il terminale di Rovigo per una centrale turbogas, opzioni sulla produzione di gas del Mare del Nord, la metanizzazione dell'Alto Nilo sono progetti già avviati. Ma Bondi guarda oltre e anticipa «Per Montedison io vedo un avvenire nel bacino del Mediterraneo». Quanto al passato: missione compiuta. Gli obiettivi delineati dal piano di salvataggio sono stati raggiunti, in alcuni casi superati. A livello consolidato, inoltre, l'indebitamento finanziario netto si è ridotto di cinque volte, da 16.200 miliardi .(giugno 1993) ai 3231 miliardi di fine '97, mentre la parte del debito che nel dicembre del '93 gravava per 9800 miliardi sul «sistema holding» si è trasformato in liquidità per 2417 miliardi. Valeria Sacchi ,m Luigi Lucchini

Luoghi citati: Milano, Rovigo, Usa, Verbania