«Così eviteremo altri casi Gelli e Cuntrera» di Giovanni Bianconi

«Così eviteremo altri casi Gelli e Cuntrera» Mentre la Camera respinge la mozione di sfiducia contro i ministri Flick e Napolitano «Così eviteremo altri casi Gelli e Cuntrera» Nasce una legge per colpire «ilpresunto pericolo di fuga» ROMA. L'annuncio, stavolta, arriva dal presidente del Consiglio in persona. Per evitare le fughe in stile Gelli e Cuntrera, il governo presenterà «ulteriori interventi normativi e amministrativi». Il che significa nuovi disegni di legge, tra cui uno più rilevante di altri: dopo due sentenze di condanna, primo grado e appello, di fronte a reati gravi e pene severe, diventerà automatico il pericolo di fuga, e dunque si potrà emettere un nuovo ordine di carcerazione in attesa del verdetto finale della Cassazione. E' un modo per rendere effettivo, in tempi brevi e senza avventurarsi in modifiche della Costituzione, l'auspicio del capo dello Stato sull'inversione della presunzione d'innocenza dopo la doppia condanna. E Romano Prodi annuncia la sostanza del progetto governativo: «Al giudice può essere chiesta la rivalutazione delle esigenze cautelari per i condannati in secondo grado, fino a prevedere per i casi di particolare gravità che il pericolo di fuga possa essere presunto fino a prova contraria». Con automatica emissione di un nuovo provvedimento di arresto. Il presidente del Consiglio è intervenuto alla Camera durante il dibattito sulla mozione di sfiducia verso i ministri FHck e Napolitano. L'aula ha respinto la richiesta di ciimissionì con 310 voti contro 46; An, Fi e Ccd non hanno votato contestando la legittimità della doppia sfiducia contemporanea, mentre la maggioranza ha accusato il Polo di screditare il Parlamento. Nel suo discorso Prodi ha riconfermato il pieno appoggio ai titolari di Giustizia e Interno, annunciando le nuove norme. «Per prevenire la fuga di condannati scarcerati per decorrenza termini - ha aggiunto - si stn pensando ad istituti che non tocchino i tempi della custodia cautelare ma evitino il pericolo di fughe». Gli uffici legislativi del Viminale e di via Arenula sono al lavoro da tempo, i progetti potrebbero essere pronti entro pochi giorni, e nel Transatlantico di Mon¬ tecitorio Flick e Napolitano confermano. Parlano di provvedimenti amministrativi per accelerare al massimo le comunicazioni tra uffici giudiziari e uffici di polizia, ma - spiega Napolitano - «anche quando l'informazione è tempestiva le forze di polizia non possono certo agire al di là di quanto la legge prevede». Se non ci sono provvedimenti di arresto, quindi, non possono bloccare i Cuntrera o i Gelli di turno. Di qui la necessità di nuove leggi. L'introduzione della presunzione del pericolo di fuga dopo due condanne si realizzerà modificando l'articolo 307 del codice di procedura penale. Lì c'è scritto che quando un imputato viene scarcerato per decorrenza termini, nuove misure cautelari si possono emettere se ricorrono certe condizioni; l'idea è quella di inserire tra queste condizioni la doppia sentenza di condanna a pene severe (per esempio oltre i dieci anni), o per una particolare tipologia di reato. Salvo che il condannato dimostri che non ha alcuna intenzione di fuggire, ma l'onere della prova spetterebbe a lui. Con una simile norma, ad esempio, Licio Gelli avrebbe potuto essere riarrestato prima della pronuncia della Cassazione. E Cuntrera? Il caso del boss mafioso scappato e riacciuffato è diverso. Lui fu messo fuori dalla Cassazione perché, a posteriori, la Corte suprema stabilì che nel suo caso non si potevano «congelare» i termini di custodia cautelare. Il processo nel quale era stato condannato a 21 anni di galera non rientrava tra quelli «particolarmente complessi» per i quali l'articolo 304 del codice di procedura pe¬ nale consente la sospensione del computo della carcerazione preventiva. Per evitare che si ripetano simili situazioni, l'idea del governo è quella di «tipizzare» i «dibattimenti particolarmente complessi», specificando cioè in quali casi concreti si potrà «congelare» la custodia cautelare. Ad esempio nei giudizi per associazione mafiosa o altri reati gravi, oppure con un certo numero di imputati, e così via. In questo modo non toccherebbe più al giudice di legittimità cioè la Cassazione - valutare se il procedimento era complesso o no. Tra le altre ipotesi in discussione c'è anche la possibilità, per i procuratori generali, di emettere dei «fermi» nei tempi morti che intercorrono tra le sentenze e la loro esecuzione, mentre il responsabile dei Ds per la giustizia, Folena, auspica una rapida riforma dei Servizi segreti. Giovanni Bianconi

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