Il nodo: riscuotere le tasse di Ugo Bertone

Il nodo: riscuotere le tasse Il nodo: riscuotere le tasse Per gli esperti «riforma fiscale o bancarotta» ANALISI B: MILANO ORIS Eltsin licenzia il responsabile della raccolta delle tasse. Il Fondo Monetario approva e raccomanda la prossima erogazione della prima tranche di aiuti da 670 nulioni di dollari. A Mosca, intanto, la temperatura della politica interna si misura più sulla reazione dei mercati finanziari che non sulle decisioni della Duma o, meno ancora, sulla base delle proteste dei minatori, stremati dal «black out» dei salari: scende il «rating», la pagella di Moody's per le obbligazioni in valuta estera e il listino cala; Eltsin licenzia il responsabile della raccolta tasse e le azioni, in Borsa, risalgono. Tutti, poi, cercano di capire chi potrà trarre profitto dalla ripresa delle privatizzazioni, dopo il fiasco di Rosneft. Per capire le scelte del Cremlino, insomma, è opportuno far tappa a Wall Street. O nei mille santuari della finanza, europei e americani, che racchiudono i capitali da prestare (o i titoli rappresentativi dei capitali già prestati) a Eltsin. Ed è qui che si possono interpretare e capire sia le tensioni che la prossima evoluzione del mercato russo. E dei mercati di tutto il mondo, sempre più integrati. Chi può pensare, tra l'altro, che la prossima ondata di privatizzazioni del Brasile, a fine giugno, possa venir baciata dal successo se la Russia continuerà a zoppicare? Certo, Telebras (la Telecom brasiliana) potrà contare sulle gesta di Ronaldo e Romario ai Mondiali. Ma qualche guastafeste farà pur dì conto, scoprendo che Russia e Brasile vantano alcuni fondamentali simili (debito estero della Russia il 30%, quello del Brasile il 26%), alcune febbri comuni (dopo la caduta delle materie prime, deficit commerciale dell'1% per Mosca, del 4% per Brasilia), un deficit di bilancio quasi eguale (il 5 contro il 4% del colosso sudamericano). La crisi del colosso sovietico, perciò, appartiene al fenomeno della finanza globale. La terapia, perciò, non può discostarsi dalle ricette che vengono suggerite dalle grandi «investment banks» occidentali, anche quelle italiane. La vera crisi della Russia, predi¬ cano gli esperti, è fiscale. E' il «solo, enorme problema», sottolinea ad esempio la nota finanziaria della Caboto (gruppo Cariplo-Ambroveneto). «Le imprese - c'è scrìtto - pagano lo Stato con lo stesso gigantesco ritardo con cui vengono ripagate. E Eltsin, incapace di riscuotere, si è finanziato sul mercato a tassi crescenti». Già a gennaio si era vista la gravità della crisi. Ma i capitali, anche perché la tensione sui mercati asiatici si era attenuata, erano rientrati. A maggio, una nuova ondata: visti gli scarsi miglioramenti fiscali, gli investitori stranieri se ne sono andati. Certo, le banche di tutto il mondo applaudono il rigore monetario di Mosca ma, intanto, le riserve valutarie sono scese da 20 a 14 miliardi di dollari da gennaio a oggi (e il Brasile, per usare lo stes¬ so esempio, ha riserve per 74 miliardi di dollari...). La chiave di volta, quindi, è la riforma fiscale. E questa non può passare senza un'intesa con la Duma. «L'attuale gruppo dirigente - è la conclusione dell'analisi Caboto, ma anche dell'austriaca Creditanstalt, molto vicina alle vicende del'Est - è tecnicamente molto competente e sa che un default, ovvero il non pagamento del debito, sarebbe controproducente». Meglio stringere i denti, premendo sui deputati locali grazie alla pressione del Fmi che, come è accaduto in questi giorni, sa tener costantemente sotto pressione le autorità locali concedendo prestiti solo a rate, badando a tener sotto debita pressione il debitore. H pericolo, del resto, non è da poco: l'Fmi può trovare i soldi per Mosca. «Ma non è sicuro - chiude l'analisi della Caboto - per l'America Latina, se saranno necessari di qui all'autunno. Guai a creare un pacchetto per la Russia: i mercati poi, lo vorrebbero anche per il Brasile». E poi per qualcun altro... Ugo Bertone

Persone citate: Eltsin