La Francia riconosce il genocidio armeno di Enrico Benedetto

La Francia riconosce il genocidio armeno Legge approvata dal Parlamento La Francia riconosce il genocidio armeno Ankara: inammissibile che Parigi si erga a giudice unico della Storia mondiale PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' la legge più breve della République. Un solo articolo, neppure 10 parole: «La Francia riconosce il genocidio armeno». Eppure ci sono voluti 83 anni per promulgarla. E l'astuzia un po' meschina di citare le vittime rna non il colpevole la Turchia, o meglio l'impero ottomano - perpetua, in definitiva, il tabù. Ma sono dettagli. Bisogna anzi riconoscere a Parigi il coraggio che in Europa non ha (salvo Atene) alcun emulo. E nel mondo, fra i grandi Paesi solo Russia e Canada possono fregiarsi di iniziative analoghe. George Bush riconobbe sì il genocidio ma «a titolo personale», formula cui fece egualmente ricorso Francois Mitterrand per non pregiudicare l'amicizia francoturca. E il governo Jospin, malgrado le apparenze, ne segue la cautela. Parigi segnala come il progetto di legge non sia governativo bensì una decisione autonoma presa dal ps. E che l'Assemblée Nationale l'approvi circostanza assai rara - all'unanimità, non la rende meno ufficiosa. L'esecutivo, insomma, ne «prende atto» ma sospende il giudizio. E l'unico ministro Jean-Pierre Masseret - intervenuto nella discussione, si guarda bene dal pronunciare il termine «genocidio». Prudenze mutili, si direbbe. Malgrado l'Hotel Matignon ribadisca che «la Turchia attuale» non può essere considerata responsabile degli eccidi che tra il 1915 e il '22 sterminarono 2 armeni su 3, Ankara reagisce con veemenza. Il ministro degli Esteri Ismail Cem pronostica «conseguenze assolutamente nefaste» sulle relazioni bilaterali. Anche l'ambasciatore turco a Parigi è furioso. «Trovo inaccettabile che la Camera francese voglia ergersi a giudice Aznavour:appagati maspettiche maltri Pseguaquesto esusv«gcssUsctiMncrAub ur: siamo ti ma ora ttiamo molti Paesi uano esempio unico della Storia mondiale» sostiene. E dopo la collera, le inevitabili ritorsioni. Definendo «volgare politica» la leggina sul genocidio, l'establishment turco non esclude possibili rappresaglie commerciali di cui Parigi sarebbe la prima e tuttavia non unica vittima. Sono in gioco i rapporti con l'Unione Europea. Ankara teme l'esempio francese al quale Erevan ha reso un commosso omaggio sia contagioso fra i Quindici. E moltiplica le iniziative diplomatiche per scongiurare l'«effetto domino». Quello stesso che gli Armeni di Francia sognano possa mandare kappaò il negazionismo turco. Una stima prudenziale sui massacri quantifica in un milione circa i morti. Le ammissioni turche non oltrepasserebbero, invece, la soglia dei 250 mila. Ma il contenzioso vero non è numerico. Ankara nega, salvo casi particolarissimi, il carattere intenzionale delle stragi. Gli Armeni li uccise, a suo avviso, una deportazione per motivi bellici che divenne mortifera per i più deboli. La comunità francese - 350.000 persone, divise fra Marsiglia ove approdavano le «navi della speranza» e Parigi - da oltre mezzo secolo conduce una battaglia civile contro il revisionismo turco e i suoi sponsor occidentali. Il 29 Maggio '98 è anche il suo trionfo. Varenagh Aznaourian, alias Charles Aznavour - l'armeno più celebre al mondo - si dichiara «appagato». «Adesso» aggiunge «aspettiamo che gli altri Paesi imitino la Francia. L'Assemblée Nationale ha messo balsamo sulla ferita. La guarigione è forse prossima». «Ma sarò felice» conclude «soltanto il giorno in cui turchi e armeni sfileranno insieme per commemorare il genocidio». Enrico Benedetto Aznavour: siamo appagati ma ora aspettiamo che molti altri Paesi seguano questo esempio Una illustrazione d'epoca: caccia agli armeni in una città sul Mar Nero

Persone citate: Aznavour, Charles Aznavour, Francois Mitterrand, George Bush, Ismail Cem, Jospin, Pierre Masseret