I suggeritori del Cavaliere

I suggeritori del Cavaliere I suggeritori del Cavaliere La rottura sulle riforme decisa con De Michelis RETROSCENA COME NASCE LA POLÌTICA «AZZURRA» ROMA A quell'abile professionista del dilettantismo politico che è, Silvio Berlusconi non disdegna suggerimenti e consigli da chi maneggia certe materie meglio di lui. Nella «casa-bottega» di via del Plebiscito le porte si aprono facilmente: il leader di Forza Italia ama conversare e scambiare opinioni. Così quelle porte si sono schiuse, abbastanza di recente, per Gianni De Michelis e una delegazione dell'ala laica del movimento cossighiano. Un lungo colloquio al quale hanno assistito anche altri personaggi della cosiddetta «prima repubblica» come Paolo Cirino Pomicino. Da quella conversazione sono scaturite idee e nel Cavaliere si è rafforzato un convincimento che aveva maturato da qualche tempo e, cioè, quello di «fermare» la Bicamerale. A Berlusconi, De Michelis ha spiegato perché e per come, a suo avviso, l'asse D'Alema-Fini sulle riforme andava spezzato, adducendo motivi di strategia politica ma muovendo anche obiezioni sul piano dei contenuti. «D'Alema - ha spiegato tra l'altro l'ex gran visir del Garofano - non può darti niente. Nemmeno se lo volesse, potrebbe darti qualcosa, ma comunque la verità è che non lo vuole. Il suo obiettivo è quello di lasciarti lì, sotto il tiro dei magi- strati». Ma sarebbe sbagliato pensare che, vista la compagnia, in via del Plebiscito si sia parlato di guai giudiziari o siano state ripetute le solite solfe sul complotto della magistratura. No, lì si è parlato di politica, e di ciò che il futuro può destinare a Forza Italia. Di qui il discorso sulla Bicamerale, perché la rottura, in quella conversazione, viene vista come la prima tappa di una strada che dovrebbe segnare l'evoluzione di Fi. Anche su questo punto De Michelis aveva un'idea ben precisa, ma quasi non ha fatto in tempo a illustrarla, che già il Cavaliere gli spiegava come fosse anche la sua. «Guarda che se tu non rompi adesso, se lo fai dopo, diranno che rompi per la giustizia», ha cominciato a spiegare l'ex psi. Il suo interlocutore lo ha quasi interrotto con queste parole: «So bene quello che potrebbe succedere se io non li fermassi adesso. Loro mi porterebbero a far saltare tutto sulla giustizia, in modo da poter usare questa rottura in modo propagandistico. Ma non sarà così, perché io dirò prima il mio no e chiederò di ridiscutere tutto, dal presidenzialismo al federalismo...». Sì, perché ormai, per il Cavaliere, non c'è più in ballo solo la giustizia, ma un più ambizioso disegno politico. Berlusconi, quindi, l'ideuzza di sorprendere D'Alema e Fini nel bel mezzo della loro intesa l'aveva da tempo. In questo senso non sono trascorse invano nemmeno le ore passate a conversare con Francesco Cossiga, un altro personaggio che, come De Michelis, sapeva già da giorni che mercoledì 27 maggio il Cavaliere avrebbe pronunciato quel discorso alla Camera. Il rapporto tra l'ex Capo dello Stato e il leader di Forza Italia vive fasi alterne. Per esempio, fu Cossiga uno di quelli che suggerirono a Berlusconi di entrare nel ppe per portare lo scompiglio nelle file dei centristi dell'Ulivo. Poi, però, i due litigarono, e Cossiga corniciò la sua campagna internazionale e italiana contro l'adesione di Fi nel partito popolare europeo. Gli alti e bassi, in questo rapporto, si spiegano con il fatto che entrambi i personaggi in questione sono delle prime donne e questo provoca tra di loro qualche scintilla di troppo. Pomicino, De Michelis, Cossiga... Ma non si può dimenticare Baget Bozzo, don Gianni, come lo chiama il Cavaliere, suggeritore, padre spirituale, sparring-partner di Berlusconi. Giuliano Ferrara, invece, non c'è più, in quella cerchia stretta di consiglieri. Rimane Gianni Letta, benché in quest'ultimo periodo, sebbene per motivi opposti, abbia nutrito le stesse idee del direttore del Foglio, e, cioè, abbia puntato a uno sbocco positivo della Bicamerale. Aveva la voce incrinata, Letta, all'inizio di questa settimana, quando ha chiamato Ferrara per dirgli: «Ormai non c'è nessuna speranza per la Bicamerale, è finita». La lista dei personaggi che il Cavaliere tiene in grande stima continua. C'è Giulio Andreotti, per esempio, con il quale Berlusconi ha cenato, una decina di giorni fa, insieme a De Mita e a D'Antoni. Tutti moderati, laici o cattolici, perché il disegno politico è quello noto, centrista, ma - e questo è l'importante - tutti personaggi con cui Massimo D'Alema ha avuto già a che fare nella prima Repubblica. Il segretario ds si ritrova a doverli fronteggiare anche nella seconda, in una contesa che può rivelarsi piuttosto interessante perché i professionisti della politi ca, questa volta, stanno da entrambe le parti. Maria Teresa Meli Oltre all'ex ministro socialista ci sarebbero Andreotti e Pomicino Ma non c'è più Ferrara pee...». In quella occasione Berlusconi potrà andare in tv e nelle piazze con il simbolo del ppe, magari accompagnato da Kohl, e potrà dire di avere alle proprie spalle i grandi partiti moderati d'Europa, i democristiani tedeschi, i conser¬

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