Valle d'Aosta, le urne del silenzio

Valle d'Aosta, le urne del silenzio Domani 100 mila elettori eleggono il Consiglio regionale: non è test nazionale Valle d'Aosta, le urne del silenzio Non c'è il Polo, e l'Ulivo si presenta senza pds AOSTA. Il silenzio. Passerà alla piccola storia delle elezioni regionali valdostane, come la campagna elettorale dei silenzi. Domani 101.392 valdostani tornano alle urne per eleggere 35 consiglieri regionali dopo 5 anni in cui sui banchi dell'assemblea si sono disfatti e ricomposti partiti. Dopo il silenzio e il freddo di comizi grigi o deserti. Neppure i leader nazionali hanno «scaldato» la piazza. E per la prima volta il voto valdostano non darà indicazioni nazionali non potrà essere considerato neppure un piccolo test. Tra le dodici liste c'è un Ulivo senza la foglia più grande, quella dei Democratici di sinistra e non c'è il Polo: Forza Italia e An corrono da soli, Ccd e Cdu hanno scelto un movimento locale, quello della Fèdera tion autonomiste. E' sola anche la Quercia di ds che ha aggiunto una denominazione, Gauche valdótaine. Esce da questa legislatura con 3 seggi e punta a riprendersi un posto ac- canto all'Union valdótaine, movimento di maggioranza relativa, che esprime 15 posti in Consiglio. L'Union gioca il ruolo che fu della de in campo nazionale, punto di riferimento di centro. Ma la de, sparita nella scorsa legislatura, è finita in vari movimenti, un po' nella Fèdera tion, un po' negli Autonomisti, entrambi movimenti nati dalla costola di sinistra dello scudo crociato nel 1970, i dp, figli dei forzano visti di Donat- Gattin. Proprio gli autonomisti sono nati un anno fa nel Consiglio: hanno lasciato maggioranza e governo regionale (avevano l'assessore alle Finanze) perché ottennero un rifiuto dall'Union valdótaine di fare un governo di sole forze regionali. Ed è questo il loro obiettivo. Mai come quest'anno, 50° anniversario dell'autonomia valdostana, i programmi elettorali hanno puntato su questo concetto. Con le dovute sfumature. E si presentano agli elettori, per la prima volta, gli Indépendantistes, che credono nella nazione valdostana, indipendente da Roma. il silenzio di questa campagna vale un «posto al sole», accanto all'Union. Poco si dice in piazza, molto ci si accorda in stanze più segrete, ma i patti quando il divario di voti, almeno sulla carta, è così alto, sono difficili. Fanno eccezione An, che «spara» a zero contro i separatismi e contro la politica unionista, e Rifondazione comunista. L'Ulivo ci tiene ad alcuni distinguo, pone la «questione morale», ma con cautela, per il ritorno in lizza dell'ex presidente della giunta Augusto Rollandin (Uv), prima escluso dalla commissione elettorale per i suoi tra¬ scorsi giudiziari, quindi riammesso con una decisione del Tar Lombardia. Forza Italia fa la sua strada, evitando scontri o incontri. La Lega Nord (si è aggiunta una denominazione in patois. Val d'Aohta Libra) salta il fosso autonomista dichiarando la sua fede alla Padania. E poi ci sono due liste «apparentate» in rappresentanza dei Walser, cittadini di lingua tedesca della valle di Gressoney. La nuova legge elettorale, proporzionale (tre preferenze) con sbarramento al 5,6 per cento, prevede anche una loro rappresentanza. La Bicamerale, la riforma dello Stato, i rapporti con l'Europa hanno fatto parte dei duelli elettorali. L'Union riprende antichi slogan lanciando veleni nei confronti di uno Stato accentratoro. «L'autonomia è in pericolo», fa parte di ogni discorso. La visione è quella di una Valle d'Aosta costretta a diventare fortezza per respingere gli assalti di chi vuole cancellare lo statuto speciale in nome di un federalismo abbozzato. Prima che i 340 candidati fossero stati scelti gli industriali valdostani sono «scesi in campo». Non per sostenere una lista, ma per ricordare «alcune priorità». E per sottolineare gli indicatori economici, il timore che fosse dimenticato il valore delle aziende. Il presidente della Confindustria valligiana, Paolo Musumeci, rilancia il «piccolo è bello» con un'avvertenza: «A patto che la qualità sia il massimo possibile». E chiede, a nome del mondo dell'imprenditoria, che la Regione «dia un'assistenza sempre più efficiente e che si sburocratizzi». Messaggio ai politici: «Per affrontare la sfida europea dobbiamo avere più servizi e una burocrazia semplificata. E occorre un "tavolo" di concertazione sempre aperto. Noi siamo pronti». Enrico Martine* Neanche i leader hanno scaldato la piazza D'AOSTA IM CIFRE PARI i {VOTI VALI! PER 35 SEGGI] CIOÈ' ti. 5,6"

Persone citate: Augusto Rollandin, Donat- Gattin, Enrico Martine, Libra, Paolo Musumeci, Walser

Luoghi citati: Aosta, Europa, Lombardia, Roma, Valle D'aosta