Riforma Onu, tutto da rifare di Andrea Di Robilant

Riforma Onu, tutto da rifare Riforma Onu, tutto da rifare Bocciata Delhi nel Consiglio di Sicurezza WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I cinque Grandi del Consiglio di sicurezza «deplorano» i test nucleari del Pakistan. Ma al di là della loro unanime protesta verbale, rimangono divisi sul modo migliore per affrontare la corsa al riarmo nucleare nel subcontinente indiano. La Cina, forte del suo rapporto privilegiato (e della sua collaborazione in campo nucleare) con il Pakistan, ha tirato per le lunghe opponendosi a un testo di risoluzione che condannasse Islamabad con termini troppo duri. Russia, Gran Bretagna e Francia criticano l'azione del Pakistan, ma prendono pubblicamente le distanze dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti. E ha un bel dire Bill Richardson, ambasciatore Usa al Palazzo di Vetro, che la risoluzione approvata «non è soltanto un pezzo di carta, è una risposta forte». La sensazione è che gli Stati Uniti stiano facendo fatica a generare la pressione necessaria per sof¬ focare sul nascere questa nuova corsa al nucleare. Per questo il segretario di Stato Madeleine Albright ha chiesto ai suoi colleghi di Russia, Francia, Gran Bretagna e Cina di riunirsi d'urgenza «a cinque» per tentare di costruire un fronte più unito delle cinque potenze nucleari. Ma al Palazzo di Vetro non sfugge a nessuno l'aspetto paradossale delle risoluzioni di condanna dei Grandi - uniche potenze nucleari riconosciute - prima contro l'India e ieri contro il Pakistan. «E' chiaro che siamo vulnerabili all'accusa di ipocrisia», ammette Paul Warnke, uno dei grandi vecchi dei negoziati per il disarmo durante la Guerra fredda. I test nucleari decisi da New Delhi e Islamabad, riconoscono fonti dell'Onu, rappresentano una sfida aperta al vecchio ordine internazionale governato dal club esclusivo dei cinque membri permanenti. E hanno improvvisamente scompaginato la complessa partita che si sta giocando da molti mesi attorno alla rifor¬ ma del Consiglio di ^sicurezza. La proposta americana del «quick fix», che prevede la rapida ammissione di Germania e Giappone, esce a quanto pare indebolita. Perché il corollario di quella proposta era quello di far entrare nel club anche tre grandi potenze tra i Paesi più poveri, tra cui l'India. Ma la Albright ha bloccato sul nascere l'idea che l'India, forte della sua bomba, entri ora nella cerchia dei Grandi: «State scherzando, vero?», ha detto ai giornalisti. Per cui l'Italia, che temeva un'accelerazione se non addirittura «un colpo di mano» di Germania e Giappone nel mese di giugno per far approvare il «quick fix», può tirare un piccolo sospiro di sollievo, dicono al Palazzo di Vetro. E studiare attentamente le prossime mosse alla luce degli eventi nel subcontinente indiano. Due settimane fa i test indiani sembravano aver compromesso il gioco dell'Italia, che in alternativa al «quick fix» propone di aggiungere ai cinque Grandi una ventina di membri semi-permanenti. Per far vincere la proposta italiana, l'ambasciatore Paolo Francesco Fulci deve mantenere il sostegno del vasto fronte dei Paesi non allineati, tra cui appunto l'India e il Pakistan. Ma con quei test, l'India ha dato l'impressione di voler autoaccreditarsi come membro permanente in quanto potenza nucleare. All'indomani dei test indiani l'ambasciatore Fulci si recò a una riunione dei Non-allineati a Cartagena, in Colombia, per saggiare un po' il ter- reno. E rimase colpito dal sentimento di orgoglio collettivo, nonché dall'assenza di qualsiasi nota critica o di condanna nei confronti di New Delhi. La partita dell'Italia sembra essersi ulteriormente complicata con i test pakistani di questa settimana. Ora il pericolo, dicono fonti diplomatiche, è che il fronte dei Non-allineati si sfaldi, indebolendo il sostegno alla proposta italiana che all'ultima conta poteva far affidamento su ottanta-novanta Paesi. Andrea di Robilant E di fronte alla blanda risoluzione di condanna la Albright convoca una riunione con i colleghi dei cinque Grandi

Persone citate: Albright, Bill Richardson, Fulci, Madeleine Albright, Paolo Francesco Fulci, Paul Warnke