Un G8 straordinario sulle Bombe asiatiche di Fabio Galvano

Un G8 straordinario sulle Bombe asiatiche Giappone e Gran Bretagna richiamano gli ambasciatori. Niente sanzioni da Europa e Russia Un G8 straordinario sulle Bombe asiatiche Chiesto da Tokyo, invitate Pechino, Delhi e Islamabad LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Alla tensione nucleare fra India e Pakistan, alimentata ieri anche dalle notizie poi smentite di un nuovo esperimento missilistico pakistano e di testate nucleari sul missile Ghauri, 0 mondo replica con allarme. Il Giappone ha chiesto una riunione straordinaria - a Londra, il 10 giugno - dei rninistri degli Esteri del G8, allargata alla Cina e probabilmente con la presenza anche dei due Paesi al centro delle polemiche. L'incontro sarebbe destinato a discutere la crisi del subcontinente asiatico o addirittura, nelle speranze di queste ore così incerte, a indurre i due litiganti a fare i primi passi verso un trattato di non aggressione se non a firmare i trattati nucleari. «Dobbiamo eliminare ogni seme di conflitto nella regione», ha detto il premier giapponese Hashimoto; ma ieri la presidenza britannica del G8 non era ancora pronta a confermare l'appuntamento, ammettendo tuttavia che l'iniziativa è in discussione. E' tuttavia difficile capire che cosa possa il G8: al vertice di Birmingham, due settimane fa, non era riuscito a trovare una voce univoca nei confronti dell'India che proprio in quei giorni aveva fatto esplodere le sue cinque bombe. Come allora, l'Occidente va in ordine sparso sulla strada delle sanzioni. Dopo gli Stati Uniti, anche Paesi come Giappone e Australia hanno deciso di colpire economicamente il Pakistan. Ma altri - soprattutto in Europa - tergiversano. Una dichiarazio¬ ne del governo britannico, a nome dell'Ue di cui ha la presidenza, denuncia «incredulità e disappunto» e minaccia «tutte le misure necessarie». Ma oltre non va. Anche la Nato segna il passo. Riuniti ieri a Lussemburgo, i ministri degli Esteri dell'Alleanza Atlantica non hanno abboccato all'amo lanciato con vigore dal segretario di Stato americano Madeleine Albright per una linea «punitiva» contro il Pakistan. Dagli alleati europei sono venute ferme condanne di Islamabad e Delhi, ma sulle sanzioni c'è stato un coro di no. «Quel che è fatto è fatto - ha osservato filosoficamente il tedesco Kinkel - e le sanzioni non ci farebbero tornare indietro». Sulla stessa linea si è schierata anche la Russia: «No, niente sanzioni», ha detto il ministro degli Esteri Primakov. Nella giornata in cui Londra e Tokyo richiamavano i loro rispettivi ambasciatori a Islamabad, e in cui il ministro pakistano delle Finanze Sartaj Aziz affermava che «non sarà necessario» compiere altri test nucleari, il primo ministro indiano Atal Behari Vajpayee ha rinnovato l'offerta al Pakistan di un patto per (da rinuncia al primo attacco nucleare». «Non abbiamo nulla contro il Pakistan - ha detto alla Camera Alta del Parlamento - e desidero eliminare tutti i dubbi sul, fatto .che noi vorremmo distruggere il Pakistan». Anche Islamabadha lanciato un appello al mondo affinché «si unisca per la pace in Asia». Una svolta improvvisa? Non proprio: subito dopo Vajpayee ha ammonito che «qualsiasi tentativo del Pakistan di occupare il Kashmir con la forza delle armi fallirà». Si è così tornati al clima di guerra fredda. Con il ministro indiano del- la Difesa George Fernandes pronto a dire che le atomiche del nemico sono «rauline da ping-pong» rispetto a quelle di Delhi, e il ministro degli Èsteri! pakistano Gohar Ayub Khan disposto ad ammettere alla Bbciche durante i test nucleari i suoi missili erano puntati sull'India, Ma la folla indiana ha altri obiettivi: se la prende con le sanzioni americane decretate due settimane fà dando alle fiamme, in varie località, gelaterie e spacci di CocaCola. Fabio Galvano Il ministro della Difesa indiano: gli ordigni pakistani erano solo palline da ping-pong Un missile in parata sullo sfondo di una gigantografia del fondatore del Pakistan, Mohammed Ali Jinnah. Sotto, l'ambasciatore pakistano alle Nazioni Unite, Ahmad Kamat