Quella strana coppia di Branduardi-Faletti di M. Ven.
Quella strana coppia di Branduardi-Faletti I due artisti hanno inciso insieme un album Quella strana coppia di Branduardi-Faletti MILANO. Strana coppia? Non proprio. Il musicista Angelo Branduardi ha appena inciso un nuovo disco, «Il dito e la luna», con i testi del comico astigiano Giorgio Faletti, di cui è nota la passione per la canzone fin dal clamoroso secondo posto a Sanremo per la discussa «Signor Tenente», del '94. Il disco, musicalmente molto gradevole, riprende in parte il già noto mondo artistico del menestrello autore della «Fiera dell'Est» e della «Pulce d'acqua», con strumenti come i flauti rinascimentali e barocchi, le celtiche «udellean pipes» e la fisarmonica, sorretti da una ritmica robusta (firmata Melotti/Bandini) e distratti talvolta da slide guitar e dobro. Nell'impianto classico alla Branduardi, sottilmente malinconico dietro le allitterazioni della melodia, i testi di Faletti finiscono per iniettare nuove inquietudini sul filo di un unico tema, gli aspetti «altri» del gioco e della comicità: dalle nevrosi del «Giocatore di biliardo», il brano che sarà più ascoltato, alla lucida osservazione della «Comica finale», che descrive gli ingredienti fisici della comicità con l'occhio impietoso dell'esperto. Il titolo dell'album si riferisce al noto (e sempre valido) adagio «Il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito»; ma Faletti mette subito le mani avanti: «Non è presunzione. Chi indica la luna ha anzi il timore di non esser capace a comunicare». Strana coppia, dunque? Angelo Branduardi invita a meditare: «Io non sono mai stato un temperamento esilarante, e in quanto a Faletti, è vero che nei comici c'è sempre una vena malinconica. In fondo non siamo poi così diversi, abbiamo già lavorato insieme al disco "Camminando Camminando''. Siamo anche diventati amici». Faletti esalta le doti ironiche del musicista: «Il mio sogno è di fargli interpretare prima o poi un personaggio comico». Ma Faletti, si considera ancora un comico? «Sto lavorando in varie direzioni. Ultimamente, allo Zelig e in tv, c'è stata buona risposta di pubblico. E' vero però che ho avuto una impasse tecnica; dopo "Signor Tenente" non c'è stata una proposta che mi piacesse. Probabilmente, c'era una parte di me che era un po' compressa. Quest'esperienza è stata una valvolina di sfogo, mi è anche tornata rallegria». Complici, forse, anche le critiche positive a «Elyjs e Mariljn», in cui interpreta un ruolo drammatico. Branduardi andrà in tour soltanto in ottobre. Sta preparando un'opera per FolkEst, la manifestazione friulana che si terrà in luglio; e annuncia che Ennio Morricone l'ha scelto come unico ospite in una serie di concerti previsti a Santa Cecilia in novembre. S'è stufato anche lei, Branduardi, della forma-canzone? «No. E' la musica occidentale che ha fatto il suo tempo: la sua grande invenzione fu l'accordo, che oggi è diventato il suo limite». [m. ven. ]
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