Kubrick, Parando liberata

Kubrick, Parando liberata PRIMI CINEMA Torna nelle sale il film tratto dal romanzo di Burgess, diventato proverbiale simbolo di violenza Kubrick, Parando liberata // capolavoro anche per i minorenni UNA banda di ragazzi crudeli armati di bastoni mortiferi, vestiti di bianco, con gli stivali neri e la bombetta nera, con nasi finti d'oscena lunghezza, maschere e occhi truccati, con vistosi sessi posticci posati sul pube: torna nei cinema ((Arancia meccanica», il gran film diretto da Stanley Kubrick nel 1971, famoso come un classico, un proverbiale simbolo del cinema di violenza, e come opera di straordinaria maestrìa. In ventisette anni, non è la prima volta che viene riproposto alle nuove generazioni di spettatori: nel 1982 in Italia ebbe già un successo del tutto imprevisto, resse agli ingressi, cinema esauriti, primo posto in classifica. Nel 1972, quando uscì, era vietato ai minori di 18 anni. Adesso è vietato soltanto ai minori di 14 anni e potrà quindi essere visto in tv: quest'unico motivo di ripresentazione (nessun restauro, nessuna integrazione né manipolazione) consente di misurare i cambiamenti del costume, l'aria del tempo, e magari i tagli. Il titolo (quello originale, lo stesso del romanzo di Anthony Burgess da cui il film è tratto, era ((A Clockwork Orange», ((Arancia a orologeria») mette insieme un elemento naturale e un elemento tecnologico, per dire la somma e la contraddizione del mondo contemporaneo, la contrapposizione tra violenza individuale istintiva e violenza di Stato organizzata scientificamente. Un destino di censure, divieti, condanne, polemiche e dibattiti ha ac¬ compagnato Kubrick e questa sua opera che ha rischiato di restare l'unico esempio di arte considerata socialmente pericolosa: ancora nel 1993 ((Arancia meccanica», totalmente vietato in Inghilterra, provocò la condanna in tribunale della proprietaria di un cinema londinese d'essai che s'era azzardata a proiettarlo. In Italia il film venne presentato alla Mostra di Venezia 1972: se i cronisti ci badarono poco, impegnati com'erano a riferire sul conflitto tra festival del Lido diretto da Gian Luigi Rondi e controfestival a Venezia organizzato dai cineasti di sinistra, i critici riconobbero subito la grandezza, la forza dell'apologo collocato nel futuro prossimo d'Inghilterra. La banda di violenti formata dal melomane amante di Beethoven e Rossini Alex De Large (Malcom McDowell) e da tre suoi seguaci detti «droogs», (brughi (quasi trent'anni dopo, Jeff Bridges porta lo stesso soprannome ne «Il grande Lebowski») compie le proprie infami imprese: aggrediscono un barbone, lottano con una banda rivale, invadono la casa d'uno scrittore e ne violentano la moglie, s'abbandonano a un'orgia frenetica, uccidono una donna amica dei gatti. Alex, arrestato e condannato a quattordici anni di prigione, accetta di sottoporsi a una terapia cerebrale di condizionamento studiata dal ministro dell'Interno a scopi anti-crimine: il lavaggio del cervello lo rende mite, inerme e servo, vittima della sue vittime e dei suoi compagni dive- miti poliziotti, quasi suicida. Una controterapia sempre ministeriale lo farà tornare alla aggressività precedente, da usarsi però in maniera funzionale al potere. Allora: difesa del libero arbitrio, della libertà di scelta; equivalenza tra violenza e antiviolenza violentemente perpetrata. Shock, scandalo. Grandi scene: il Korova Milk Bar, un posto dove i tavoli sono a forma di donna nuda, i bicchieri vengono posati sul ventre o sul pube di quelle bambole, il latte che rappresenta l'unica bevanda ammessa zampilla dai capezzoli di un'altra bambola nuda ed è corretto con la droga; l'invasione della casa borghese adorna di opere d'arte informale, simboleggianti nelle intenzioni dell'autore la degradazione della cultura in anarchia, sterilità e futilità; lo stupro spietato della moglie dello scrittore che rimarrà paralizzato; il terapeutico bombardamento del cervello di Alex con immagini di violenza. Cinematograficamente, ((Arancia meccanica» adotta metodi di eccezionale efficacia: accelerazioni in funzione satirica anti-ralenti, zoom all'in dietro, sequenze girate con la macchina fissa e il montaggio ridotto al minimo, scene d'azione girate con la macchina a mano, un uso inconsueto degli obiettivi grandangolari, lavorazione in ambienti quasi tutti reali con tocchi futuristici nell'arredamento. I costumi perfetti sono di Milena Canonero, la direzione della fotografia è di John Alcott, le musiche sono quelle elettroni¬ che di Walter Carlos oppure sono di Purcell, Beethoven, Rossini, Rimskij-Korsakov e c'è anche, a commento d'una scena atroce, «Singin' in the Rain» cantata da Gene Kelly. Straordinaria forza emotiva, icasticità, i fantasmi di Voltaire e di Swift. L'effetto fu violento quanto il film, ma Stanley Kubrick sa resistere: «Nessuna opera d'arte ha mai fatto un danno sociale: molti danni sociali li hanno fatti invece quelli che hanno cercato di difendere la società dalle opere d'arte che ritenevano pericolose». Ora le atrocità dei «draghi» possono andare anche in tv E' un'occasione per misurare i cambiamenti del costume, l'aria del tempo L'attore Malcolm McDowell è Alex De Large in due scene di «Arancia Meccanica» rata orenni che di Walter Carlos oppure sono di Purcell, Beethoven, Rossini, Rimskij-Korsakov e c'è anche, a commento d'una scena atroce, «Singin' in the Rain» cantata da Gene Kelly. Straordinaria forza emotiva, icasticità, i fantasmi di Voltaire e di Swift. L'effetto fu violento quanto il film, ma Stanley Kubrick sa resistere: «Nessuna opera d'arte ha mai fatto un danno sociale: molti danni sociali li hanno fatti invece quelli che hanno cercato di difendere la società dalle opere d'arte che ritenevano pericolose». L'attore Malcolm McDowell è Alex De Large in due scene di «Arancia Meccanica»

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