Marinina, io zarina del giallo

Marinina, io zarina del giallo L'INTERVISTA. La scrittrice è il nuovo clamoroso caso editoriale russo: un suo romanzo sta per uscire in italiano Marinina, io zarina del giallo «Così ho venduto 14 milioni di copie» E MOSCA la più popolare scrittrice russa, con tirature da capogiro. Ma quando se lo sente dire fa una smorfia imba¬ razzata, come a dire «io non c'entro niente». Aleksandrà Marinina, la regina del giallo russo, è una donna di 40 anni alta e imponente, simpatica, gentile e pier~ -U ironia, con una bella faccia s : a e lo sguardo attento e intelligente dietro gli enormi occhiali. Si infila comodamente nella poltrona, si accende una sigaretta e, tra un pasticcino e l'altro, dice placidamente «Io sul crimine so tutto». La Marinina in Russia è un fenomeno, una fabbrica di successo da 14 milioni di copie, 18 romanzi in 5 anni che stanno per diventare anche una serie televisiva,1 e ora anche contratti senza precedenti con editori stranieri. Apre un pacchetto e ne tira fuori un volume, H padrone della città, il primo dei suoi libri che sta per uscire in italiano da Fiemme ed ha come testimonial la modella russa Natasha Stefanenko: «Sono arrivati oggi, non li avevo ancora visti». Emozionata? «Guardi, non riesco ancora a credere che stia succedendo a me, mi sembra uno scherzo». Aleksandra Marinina è il lato più estroverso, fantasioso e umano di una donna che nella vita di tutti i giorni si chiama Marina Alekseeva e ha alle spalle quasi vent'anni di lavoro al ministero dell'Interno russo: «Non mi sono mai occupata di lavoro operativo, soltanto analisi e ricerca. Per anni ho studiato la psicologia e gli aspetti comportamentali del criminale, poi ho scelto un'altra branca della criminologia: analisi e prevenzione della criminalità». Un lavoro che ha abbandonato solo due mesi fa: «Non volevo più irritare i miei colleghi di ufficio con il mio successo». Una storia cominciata quasi per caso: «Ho sempre voluto scrivere, fin da piccola, ma temevo di essere solo una grafomane. Voler diventare scrittori mi sembrava banale, come voler essere una star del cinema. Quando ertì giovane scrivevo poesie e prose romantiche, ma poi buttavo tutto, non le ho mai fatte vedere a nessuno». Finché, qualche anno fa, un collega non ha proposto di scrivere a quattro mani un libro sul narcobusiness: «Io mi ero stufata di fare saggi e gli ho detto: facciamo un giallo». Scritto in 19 giorni e subito pubblicato sulla rivista Milizia. Allora la Marinina si è fatta coraggio, ha preso le ferie e ha scritto il suo primo giallo da sola, Coincidenze: «Mi hanno accettato anche quello e poi la casa editrice Exmo ha cominciato a accettare anche tutto il resto. Erano ormai cose serie, da grandi, con copertina rigida. Li guardavo e non ci credevo». Ma per Aleksandra Marinina il suo mestiere attuale non è la prosecuzione di quello precedente: «Non mi interessa scrivere di crimini, quello è lavoro. Nei miei libri non c'è mai politica, corruzione, criminalità organizzata, se non sullo sfondo perché fanno parte della nostra vita. Mi metto a scrivere quando colgo un problema umano, un carattere che vorrei studiare, un sentimento. Può essere amore, odio, vendetta, compassione. In Uccidere per uccidere, per esempio, tutto è partito dal personaggio di Borozdin: mi sono immaginata mi uomo come lui, uno che odia il genere umano e vuole fuggirne. A quel punto invento qualche trama criminale. Non è un problema: ho parlato con migliaia di delinquenti, letto migliaia di documenti. La cosa più difficile è far combaciare insieme tutti gli elementi». Trame che hanno sempre come sfondo una passione, se non una mania, e che spesso ruotano attorno a elementi soprannaturali: ipnotizzatori superpotenti, apparecchi che irradiano comandi di uccidere, esperimenti sui bambini per creare umani perfetti. Ma la Marinina non è d'accordo: «La fantascienza e il giallo si contraddicono per definizione, non puoi mettere un cadavere in una stanza chiusa e poi raccontare che l'omicida è volato su dal camino. L'ipnosi - anzi, la cosiddetta "programmazione neurolinguistica" - viene studiata dalla nostra polizia, dell'apparecchio che stimola l'aggressività mi hanno raccontato degli amici militari e affermano che ricerche del genere si fanno in tutti i Paesi». Poi arriva il momento del marito Serghej, ufficiale di polizia, che legge ogni pagina del manoscritto e dà suggerimenti. E' questa la formula del successo della Marinina: la combinazione vincente di polizie¬ sco basato su dettagli reali, di una trama ariminale mozzafiato e di una telenovela familiare. Tutte le regole del genere vengono rispettate: suspense, indizi disseminati sapientemente e sorpresa finale. Ma si tratta anche di una sorta di romanzo a puntate dove l'investigatrice Nastia Kamenskaja e i suoi amici, tra un serial killer e uno scienziato pazzo, si innamorano e si lasciano, litigano con i superiori, fanno figli e vanno al mercato. Il tutto sullo sfondo di una Mosca moderna, raccontata praticamente in «tempo reale», una sorta di enciclopedia dei tipi e degli stili di vita della capitale russa: strade, negozi, palazzi dove vivono, amano e uccidono intellettuali e barboni, nuovi ricchi e massaie di periferia, superkiller e ragazze in carriera. Entrare nel bilocale della scrittrice - piccolo, ma con un design moderno e elegante, pieno di libri gialli e di cani di pelouche - è come infilarsi in uno dei suoi romanzi. C'è il marito Serghej che si affaccenda ai fornelli, esattamente come Cistiakov, il marito di Nastia, ci sono i video con le opere di Verdi di cui vanno pazze la scrittrice la sua eroina: «Quando lo ascolto piango, rido, muoio di gioia». Quando chiedi a Marinina di descriversi lei ci pensa un attimo: «Sono patologicamente pigra in tutto quello che non riguarda il lavoro, posso lavorare per giorni di fila, ma ci metto mesi per andare in banca a pagare le bollette per la luce». Veste jeans, maglioni e scarpe da tennis, legge Simenon e Sidney Sheldon, adora giocare a carte e fare solitari con il computer, vive di sigarette e caffè, va pazza per la polpa di granchio, il granturco in scatola e il Martini bianco, non esce mai di casa se non ci è costretta, odia lo sport e gli eventi mondani. Un ritratto che milioni di lettori conoscono a memoria: è l'identikit di Nastia Kamenskaja. Del resto, lei stessa lo riconosce: «Nastia sono io». E gli altri personaggi? «Parzialmente reali, parzialmente inventati. Nei miei libri non ci sono superpoliziotti, tutti hanno qualche difetto. Uno beve, un altro è un terribile donnaiolo, il terzo è un maniaco dell'eleganza, il quarto è chiuso e freddo perfino con i suoi cari». Lo schema guardie e ladri, bianco e nero non funziona: i mafiosi tradiscono e uccidono e i poliziotti compiono gesti nobili per il bene del prossimo, ma anche viceversa. La scrittrice racconta che la settimana scorsa una rivista l'ha collocata nella lista dei 25 personaggi più potenti della Russia. «La sfogliavo seduta in un caffè all'aperto sulla Tverskaja, e all'improvviso tra le foto di Eltsin, Cernomyrdin e del patriarca Aleksij n ho visto la mia faccia. C'era scritto che con i miei libri educo milioni di lettori alle idee della democrazia e di un moderato femminismo. E io, una donna potente, ero seduta in un caffè a mangiare spiedini da un piatto di plastica. Mi sono messa a ridere come una pazza». Questa ex poliziotta è diventata ormai un'industria, ma non ci vuole pensare: «Io sono la stessa di venti anni fa, di un anno fa. Io mi diverto, non lo faccio per dovere». L'idea di un ritmo di lavoro fisso la inorridisce: «Non ho la forza di volontà sufficiente». Finché lavorava alla polizia, scriveva solo durante le vacanze e nei fine settimana. Ora che ha più tempo libero - e più soldi, ma non tantissimi, dice - non riesce a concentrarsi: «Ci sono tante cose che ho sempre rimandato, andare dal parrucchiere, leggere tutti i libri che ho comprato anni fa, gironzolare per casa». Ma sono già in corso i lavori per il diciannovesimo romanzo: «Lo spunto l'ho preso dall'Amadeus di Forman, sarà la storia di un genio che alberga nel corpo di un uomo dissoluto e ignorante». Diciotto libri in cinque anni: «I crimini non mi interessano. Racconto problemi umani» Qui accanto, la giallista russa Aleksandra Marinina; al centro, Natasha Stefanenko, testimonial italiano dei suoi libri; a destra, la copertina del primo romanzo pubblicato in italiano, «Il padrone della città» i -, Ha lasciato il lavoro al ministero dell'Interno; di sé dice: «Sono pigra, leggo Simenon, ascolto Verdi»

Luoghi citati: Mosca, Russia