Che, gli ultimi quaderni

Che, gli ultimi quaderni Che, gli ultimi quaderni Amava Marx, Ruben Dario e Salgari UANDO il Che venne catturato dai militari boliviani che lo avrebbero ammazzato, dopo la battaglia di Quebrada del Yuro, l'8 ottobre 1967, aveva nello zaino una serie di quaderni e agende di vario colore e formato: due vennero pubblicati l'anno dopo come Diario del Che, altri tre, custoditi negli archivi militari boliviani, vedono la luce soltanto adesso, editi da Feltrinelli in esclusiva mondiale, in un nostalgico libro di cento pagine dell'Universale Economica, sotto il titolo Prima di morire (cherirnila lire). Contenevano un sistematico progetto di studio del capitalismo, dell'imperialismo, della transizione al socialismo e dell'avvento del socialismo, tre testi del poeta nicaraguense Ruben Dario e un collage di citazioni, tratte dalle opere di Marx ed Engels, da vari scritti di personalità del comunismo (Lenin, Trockij, Luxemburg, Stalin, Mao, Lukàcs), da saggi d'attualità di studiosi come il sociologo americano Charles Wright Mills, autore di Colletti bianchi. Brevi commenti accompagnavano qua e là le trascrizioni. Che cosa rappresentano queste inedite note di letture? Secondo l'editore, si possono immaginare come una piccola biblioteca ideale di Ernesto Guevara, i testi con cui si confrontava in una fase decisiva dell'esistenza, dopo aver abbandonato le cariche ed essere tornato alla vita del guerrigliero. Può anche darsi che quegli appunti gh' servissero come riferimenti nel lavoro politico con i campesinos boliviani, per arrivare a trasformare i moti di ribelhone in coscienza rivoluzionaria. Più in generale il lettore d'oggi può vedere queste pagine come le radici del pensiero guevariano, ancora alla ricerca di una filologica sistemazione, e, nello stesso tempo, come l'eco d'una vita eroica, il rumore di sottofondo che accompagnò la corsa avventurosa e inquieta d'un che, un ragazzo, nato a Ro- sario nel 1928, laureatosi in medicina nel 1953, entrato nella leggenda, quando sbarcò con un pugno di uomini sulle coste cubane, nel dicembre 1956, e in due anni Uberò l'isola, rimasto a trent'anni dalla morte l'unica immagine ancora amata nel mondo intero di un'utopia rivoluzionaria. Si sapeva che era un lettore appassionato. La figlia Hildita ricordava che il padre le leggeva le poesie di Pablo Neruda, declamandole in piedi, come un attore. Anni dopo, lo si può immaginare nella selva boliviana recitare con la stessa convinzione le strofe di Marena triunfal di Ruben Dario, trascritta su un quaderno rosa con una calligrafia regolare ed elegante: «Onore a colui che porta in trofeo la nemica/bandiera;/ onore al ferito e onore ai fedeli/ soldati che morte trovaron per mano straniera!». Un altro amore del Che erano i romanzi di Salgari, di cui alla figlia chiedeva il riassunto, testimonianza di una passione per l'avventura che dominò la sua esistenza, fin da quando, a ventini anni, con l'amico universitario Alberto Granados, aveva compiuto come un easy rider un viaggio d'un anno in moto fra Cile, Perù, Colombia e Venezuela, scoprendo il volto povero e oppresso dell'America Latina. Anni dopo, in una lettera all'amico scrittore argentino Ernesto Sabato si sarebbe definito «amante dell' avventura». A parte Dario, le letture che faceva Prima di morire erano più severe e complesse. Il problema attorno al quale gira la raccolta di citazioni è il rapporto teorico fra le condizioni che rendono possibile una rivoluzione e l'identità d'una classe capace di dirigerla. Come sappiamo, Che Guevara non condivideva, dopo averlo inizialmente accettato, il modello socialista dell'Unione Sovietica, al punto da abbandonare la sua carica di ministro dell'Economia nel governo cuba¬ no e tuffarsi nuovamente nell'azione insurrezionale, quando constatò che il regime castrista risultava anch'esso prigioniero d'una burocrazia statalista. Quando vide che non nasceva «l'uomo nuovo». In uno dei rari appunti alle citazioni, Guevara critica un passo del peraltro lettissimo Trockij, in cui si dice che la premessa d'una rivoluzione è l'incapacità del regime esistente di risolvere i problemi d'una società. «C'è un'incongruenza - chiosa il Che -: come potrà verificarsi l'incapacità di cui parla se non nell'ambito di una rottura dell'armonia tra rap- porti di produzione e forze produttive che comprende, necessariamente, la classe antagonista e sviluppata?». Come dire che lo spontaneismo insurrezionale non può bastare, fin dalle premesse una rivoluzione deve avere nel suo cuore la coscienza d'una nuova classe. Questi dubbi di natura teorica si rispecchiavano in un Progetto di analisi dei diversi sistemi sociah, dall'infanzia dell'umanità all'instaurazione del socialismo, così vasto da risultare utopistico. Un sogno intellettuale, in cui ogni cosa torna al suo posto. Da questo programma, di gramsciana memoria, si può dedurre che nella visione del Che restava centrale il ruolo di Lenin, come modello di rivoluzionario per il quale «l'analisi della realtà era semplicemente un'esplorazione tecnica in funzione dell'azione» (citazione da Trockij), mentre non compare, fra le personalità del socialismo, quella di Mao. Nella sua nudità, Prima di morire lascia trasparire inediti profui del «guerrigliero eroico», che gli studi storici e critici chiariranno. Il tempo è ancora troppo caldo. Contemporaneamente conferma il carattere umano del personaggio, all'origine del fascino che esercita soprattutto sui giovani. Uomo dell'azione, ma anche dei dubbi. L'unica citazione di Fidel riguarda l'effetto della rivoluzione cubana come «coscienza rivoluzionaria che si è sviluppata nel popolo». Non ci si può non domandare se il Che portasse nello zaino queste parole come una reliquia, o piuttosto un monito sulle illusioni sconfitte. Alberto Papuzzi Ruben Dario, trascritta su un dopo, in una lettera all'amico A sinistra il riposo del guerrigliero: Guevara mentre sorseggia il mate, bevanda nazionale argentina. Sopra Salgari, uno degli scrittori più amati dal Che Finora custoditi negli archivi Ci sono le radici del pensiero boliviani i diari contengono di un leader rivoluzionario note e studi sul capitalismo e l'eco d'una vita eroica Qui accanto Fidel Castro: nei diari il Che riporta una sola citazione del «lider màximo». Sopra Ernesto Sabato, scrittore amico di Guevara

Luoghi citati: America Latina, Cile, Colombia, Perù, Unione Sovietica, Venezuela