L'ultimo monito dell'Ime di S. 1.

L'ultimo monito dell'Ime IL PUNTO DEI MERCATI L'ultimo monito dell'Ime L} ITALIA dovrebbe portare in «consistente attivo» il bilancio dello Stato: torna alla carica l'Ime di Francoforte, che da lunedì prossimo cambierà la targa sul portone e si chiamerà Banca centrale europea. Il quarto e ultimo rapporto annuale dell'Istituto monetario europeo allude già al tempo in cui i «moniti» più severi in materia economica, le prediche impartite a governi, forze sociali, Parlamento, proverranno da Francoforte più che dalla Banca d'Italia. Ma nella sostanza il testo di ieri ricalca in pieno il Rapporto di convergenza di marzo, base delle decisioni sull'euro. Il consiglio dell'Ime è stato già respinto dal governo e dal Parlamento italiani. Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi hanno scelto nel Dpef una via mediana tra quella indicata da Francoforte (priorità assoluta alla riduzione del debito pubblico) e quella che di nuovo ieri è stata riproposta dall'economista premio Nobel Franco Modigliani (priorità a una forte riduzione di imposte con l'obiettivo dello sviluppo). Sostiene Modigliani che «l'obiettivo di ridurre il debito pubblico al 60% del prodotto interno lordo» caro all'Ime «non ha alcun valore economico»; ragion per cui «qualsiasi risparmio di spesa deve essere usato per ridurre le tasse». Il dilemma si è posto in queste ore anche al governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, intento a stendere le «considerazioni finali» che pronuncerà domani mattina. Fazio, pur in netto dissenso con il suo ex maestro Modigliani in tema di tassi di interesse, è anche lui convinto che una riduzione parallela della spesa corrente e delle imposte sarebbe assai benefica per l'economia italiana; nello stesso tempo, come membro del consiglio Ime e del futuro consiglio direttivo della Bce, è compartecipe della linea che assegna alla riduzione del debito la priorità assoluta. L'attesa che la Banca d'Italia abbassi tra non molto il tasso di sconto è confortata dal rapporto Ime che prevede nei prossimi mesi una tranquilla convergenza del costo del denaro in tutti gli 11 Paesi ammessi all'euro: «Una politica monetaria di fatto comune tende ad emergere, su uno sfondo di prezzi e tassi di cambio stabili». L'allineamento dei tassi si completerà «al più tardi» per fine anno. Naturalmente l'Ime, per dovere di istituto, si guarda da ogni accenno al possibile livello di convergenza: le previsioni correnti si collocano tra il 3,5% dell'Ufficio studi Deutsche Bank e il 4% Ocse (rispetto al 5,54% dell'ultimo pronti-contro-termine italiano). Nel determinare la politica monetaria dell'Eurolandia, Francoforte non ha ancora scelto tra le due possibili strategie codificate (obiettivo di crescita massa monetaria e obiettivo di inflazione) ma il rapporto conferma l'impressione che nella prima fase si farà un pragmatico misto tra le due. Dando «l'annuncio di una definizione quantitativa dell'obiettivo finale di stabilità dei prezzi» si userà «un largo spettro di indicatori» con «un ruolo privilegiato per gli aggregati monetari». Quanto all'economia reale, il rapporto Ime è relativamente ottimista. Sono «favorevoli» le prospettive di crescita delle economie europee nel 1998 e 1999, con un rinvigorimento della domanda interna che dovrebbe compensare almeno in parte le conseguenze della crisi asiatica. A livello mondiale, benché «non si possano escludere più gravi effetti di contagio», la crisi asiatica causa anche un declino nei tassi di interesse a lungo termine negli Stati Uniti e in Europa e un declino nei prezzi delle merci, [s. 1.]

Persone citate: Antonio Fazio, Carlo Azeglio Ciampi, Franco Modigliani, Modigliani, Romano Prodi

Luoghi citati: Europa, Francoforte, Italia, Stati Uniti