Lavoro, governo diviso sullo proposta D'Alenici

Lavoro, governo diviso sullo proposta D'Alenici Il Tesoro: nel Sud stipendi già bassi Lavoro, governo diviso sullo proposta D'Alenici Treu: «Non c'è un problema di salari Interventi strutturali nel Mezzogiorno» ROMA. Mezzo governo è d'accordo nel bocciare la proposta rilanciata da D'Alema di una differenziazione salariale per i neoassunti nel Mezzogiorno in cambio di nuova occupazione. «Ridurre la questione del Sud a un problema di costo del lavoro è semplicistico» ha sostenuto il ministro del Lavoro, Treu, spiegando che gli ostacoli alla crescita nel Meridione sono «strutturali». Treu ha elencato la criminalità, la mancanza di infrastrutture, di una vera cultura d'impresa. Quanto al salario, ha ricordato l'orientamento del governo che «ritiene si possano negoziare condizioni di maggior favore ed avere agevolazioni anche fiscali e contributive per abbattere i costi, ma in modo selettivo. E nel Mezzogiorno le condizioni sono favorevoli: ad esempio a Manfredonia, il costo del lavoro è del 25-30 per cento più basso che al Nord». Sullo stesso tasto, da Milano hanno insistito anche Ciampi e Visco. Il super-ministro dell'Economia ha ricordato che «al Sud il salario è già notevolmente inferiore rispetto al Nord. Una percentuale di circa il 20 per cento e in alcuni casi anche del 30». E il ministro delle Finanze ha confermato che «se si va a vedere il pacchetto di norme sugli incentivi, possiamo renderci conto che al Sud, dove ci sono i contratti d'area, il costo del lavoro è del 20-30 per cento inferiore alle media nazionale». Insomma, il dibattito sul salario come anche le polemiche che investono l'inazione del governo non tendono affatto ad affievolirsi. Il leader della Uil, Larizza, ha confermato a Melfi di essere «assolutamente contrario a considerare i bassi salari come uno strumento per creare occupazio- Treu, responsab e de! Lavoro ne». E ha accusato il governo «di non agire adeguatamente per promuovere lo sviluppo del Mezzogiorno» ribadendo la sua ricetta, basata su interventi fiscali e parafiscali e sulle infrastrutture. Anche il suo collega della Cisl, D'Antoni, che aveva accolto positivamente la proposta di D'Alema, concentra le sue critiche sul governo, asserendo che «nel Mezzogiorno la situazione ha superato il livello di guardia. Siamo fermi alla fase degli slogan, ma i cantieri non vengono aperti, i patti territoriali e i contratti d'area viaggiano a rilento». Ma le sue critiche coinvolgono anche gli imprenditori: «Abbiamo dato la nostra disponibilità a contrattare salari flessibili a fronte di investimenti sicuri. Ora tocca ad altri fare la loro parte, a cominciare dalle imprese». A favore di D'Alema si è schierato, invece, il sindaco di Catania, Bianco, che ha definito «coraggiosa» la sua proposta. E anche la Confesercenti appoggia la stessa linea. Sul fronte imprenditoriale, il direttore del personale e organizzazione di Fiat Auto, Maurizio Magnabosco, ha detto di ritenere «giusta» la proposta di D'Alema. Fra i partiti, Rifondazione, per bocca di Simonetti, coordinatore dei problemi del Mezzogiporno, rimbecca Bianco sostenendo che la proposta del leader dei democratici di sinistra «non è affatto coraggiosa». Parere negativo anche dai Verdi e da Crucianelli, dei comunisti unitari. Ma più preoccupante per D'Alema è la contestazione interna ai Ds, rappresentata dall'ex sindacalista Grandi, ora responsabile dei problemi del lavoro, da Vozza e dal coordinatore della sinistra, Mele, [p. pat.] Treu, responsabile de! Lavoro

Luoghi citati: Catania, Manfredonia, Milano, Roma