Mosca si difende col rigore di Ugo Bertone
Mosca si difende col rigore Mosca si difende col rigore Gli analisti ottimisti: bene la stretta IL BIVIO DI BORIS GOVERNO e Parlamento hanno la volontà e i mezzi di non svalutare...». Nickolay Saveliev, membro della Duma di Stato, componente (influente) della commissione delle privatizzazioni, si presenta a Milano, davanti a banchieri, industriali e gestori radunati da Cariplo e dall'austriaca Creditanstalt, proprio mentre dalla Russia piovono notizie terribili. La diga a difesa dei tassi eretta in tutta fretta da Eltsin e da Kirienko scricchiola e rischia di cedere da un momento all'altro. Il presidente Boris ha fatto capire che stavolta non si scherza: i tassi che triplicano in una notte, dal 50 al 150%; l'overnight, il tasso a breve, che di ora in ora si alza a livelli stratosferici. Era il 200% nella serata di mercoledì, le agenzie fanno sapere che in mattinata i rendimenti sono schizzati al 350%. E i Bot locali, i Gko scadenza ottobre '98, schizzano su rendimenti vicini al 90%. L'apocalisse finanziaria sembra vicina, ma gli esperti non sembrano preoccupati. «L'atteggiamento di Mosca spiega Filippo Besozzi, operatore dei mercati emergenti di Indosuez - è molto positivo. La volontà di difendere il rublo è esplicita, e questa è una garanzia per chi intende investire in quel Paese». E il comunista Savehev, intanto, dà prova di moderazione e di «modernità» con un linguaggio gradito ai mercati finanziari. Si parla di imminenti misure d'emergenza finanziaria da Mosca, compagno Saveliev... «Non è la prima volta - tronca il discorso - che vengono annunciate misure del genere. Ma non è così che si risolve il problema alla radice». Eppure, insistiamo, il tallone d'Achille della Repubblica russa sembra proprio l'incapacità di far quadrare i conti dello Stato. Come si fa a far decollare l'economia di un Paese dove regna l'evasione fiscale e le risorse dello Stato vengono assorbite da interessi stratosferici, neces¬ sari per le spese correnti? «La Russia - replica lui - ha bisogno di misure più complesse. Il provvedimento della confisca potrebbe essere dettato dalla necessità di sbloccare una tranche di aiuti del Fondo Monetario, ma non credo che l'Fmi abbia suggerito questa misura». «L'economia - conclude - ha bisogno di capitali dall'esterno per crescere, mentre quelli interni adesso fuggono a caccia di situazioni economiche più stabili». L'ultima picconata l'ha data la mancata privatizzazione di Rosneft, uno dei colossi petroliferi del pianeta Russia. Invano gli advisor di Dredsner Kleinworth Benson hanno suggerito un prezzo non superiore a 1,6 miliardi di dollari. Il governo russo (per la verità quello di Cernomirdin, ormai giubilato da Eltsin) aveva insistito per una valutazione di almeno 2,1 miliardi di dollari. Il risultato? Né Gazprom, affiancata da Shell, né Unexim, assieme a Bp, si sono fatte avanti. E l'asta è andata deserta, con danni immensi per l'esausto Tesoro del Cremlino. La Duma per giunta ha appena votato una legge che limita al 25% la quota massima che soci stranieri potranno detenere nelle società russe del settore energetico e petrolifero. Ma chi fornirà i capitali a Mosca, se scatterà una norma del genere? «Difficile prevedere spiega Saveliev - se lunedì potrà partire la privatizzazione ai nuovi prezzi, data la situazione attuale del rublo. Ma la privatizzazione andrà avanti comunque, perché Eltsin non ha altre società dello stesso calibro...». Il presidente, insomma, va attaccato perché demagogo, ma anche i comunisti benedicono l'austerità monetaria e le misure per i listini. Il mercato globale regna a Mosca, nonostante gli scossoni. Nel pomeriggio recuperano Borsa e rublo: il panico, almeno sembra, è alle spalle. Ugo Bertone
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