la politica fa soffrire Piazza Affari di A. Z.

la politica fa soffrire Piazza Affari Il Mibtel -0,56% e gli inviti di Generali all'intesa Comit-Bancaroma non spingono gli acquisti la politica fa soffrire Piazza Affari Pochi scambi, prevale ancora il clima d'incertezza MILANO. Due ore al rialzo e poi giù e su, su e giù, più giù che su. Finisce in altalena, la Borsa, con l'ultimo indice Mibtel in ribasso dello 0,56 per cento, scambi al minimo: nemmeno 3 mila miliardi, e una gran voglia di archiviare alla svelta un'altra giornata stile vecchia Piazza Affari. Già, perché comincia a somigliare maledettamente a una Borsa che sembrava dimenticata per sempre, questa piazza Affari opaca, nervosa, più sensibile ai malumori politici che ad altro, pochi scambi e via, roba di qualche anno fa, preistoria. E invece rieccola di nuovo: triste come non lo era da un pezzo, triste e scontata con nessuna voglia di riprendere a correre. «Qui è un deserto», riassume con un pizzico di catastrofismo uno dei tanti operatori. Gli altri incrociano le dita ma attorno se non è il deserto, poco ci manca. I borsini, per esempio, nemmeno l'ombra di un ordine: scomparsi, finiti nel nulla, qualche curioso qua e là davanti ai terminali di qualche banca a scrutare l'andamento dei prezzi, unico segnale, l'ultimo, dell'esistenza di quello che nei giorni di fuoco era il fiume in piena del popolo del listino. Bei tempi, sospirano in piazza Affari dove, per ora, a muoversi, scomparsi i borsini, spariti gli stranieri, restano i soliti (pochi) investitori istituzionali. Un po' di gestori di fondi, i soliti trader che comprano qua e vendono là, approfittando dei su e giù dei prezzi. In effetti, non c'erano abituati, al deserto, inteso come scambi sotto i 3 mila, i ragazzi dell'ultima leva, quelli arrivati in Borsa negli ultimi due anni e mezzo. Così come non erano abituati loro, e si erano disabituati i vecchi marpioni, a considerare determinante nei giudizi sul che fare l'instabilità politica. Boba da prima Repubblica, pensavano. E invece rieccola pure lei dopo un banale turno elettorale di periferia, instabilità strana tra proclami di rottura sulle riforme costituzionali (amatissime in Borsa) e minacce di elezioni anticipate (temutissime). Non c'erano più abituati. Anche se, a dirla tutta, in Piazza Affari sperano ancora nel compromesso, toccano ferro e si dicono certi che le elezioni anticipate alla fin fine non le vorrà nessuno. La conferma? Nei numeri: questi scambi ridotti sotto i 3 mila miliardi, spiegano gli analisti, sono la prova provata che in Borsa nessuno teme realmente le elezioni, se così fosse, aggiungono, allora sì che si vedrebbe un'ondata di vendite... Sarà, ma intanto piazza Affari frena. D'accordo, molti input vengono da fuori. L'Asia che fa le bizze, che due giorni fa crollava e ieri si è ripresa, Wall Street che anche lei sembra aver dimenticato i giorni del toro scatenato. E poi le altre Borse europee che hanno innescato una marcia bassa. E poi Mosca che sta lì, sospesa sul baratro. Brutta bestia l'instabilità, contagia tutto e tutti. Rende nervosi. E così può succedere, come è successo ieri, che per due ore la Borsa salga, lasci intravedere (grazie alla i.^iresa delle Borse asiatiche) un rimbalzo, segua il corso imboccato da Parigi, Londra e Francoforte, ma poi, all'improvviso cambi umore, cominci a scendere, su e giù, indecisa su quale direzione prendere. Su e giù, più giù che su fino alla chiusura in ribasso, al 0,56 per cento finale, che è un po' peggio del -0,13 per cento di Londra, del -0,06 per cento di Parigi e del -0,37 per cento di Zurigo. In ribasso il Mibtel e in ribasso un po' tutti i titoli, da Fiat (2,55 per cento) a Mediobanca (1,30 per cento), da Snia (-2,88 per cento) ancora penalizzate dall'annuncio dell'Opv a Comit ( -1,47 per cento) e Bancaroma (1,10 per cento) che non si sono avvantaggiate nemmeno per un secondo delle dichiarazioni al «Mondo» dell'amministratore delegato di Generali, Gianfranco Gutty, che ha invitato le due banche ad approfondire l'operazione di intesa («Ha una reale valenza strategica», ha detto), parole che solo qualche giorno fa avrebbero messo le ali ai titoli. Qualche giorno fa, appunto, non ieri. [a. z.]

Persone citate: Boba, Gianfranco Gutty

Luoghi citati: Asia, Francoforte, Londra, Milano, Mosca, Parigi, Zurigo