« Vi dirò chi ha ucciso Gucci »

« Vi dirò chi ha ucciso Gucci » Dopo 500 giorni di carcere la svolta del presunto autista dei killer « Vi dirò chi ha ucciso Gucci » Martedì in aula le rivelazioni di uno degli imputati MILANO. Cinquecento giorni in carcere e anche Orazio Cicala, uno degli esecutori materiali dell'omicidio di Maurizio Gucci, ha deciso di confessare. «Il mio assistito, martedì prossimo farà una dichiarazione spontanea», annuncia il suo avvocato, Stefania Fiorentino. «Sì, parlerò martedì, sarà una sorpresa», quasi ride lui, dietro le sbarre della gabbia dove non ha perso un minuto del processo che va avanti da quattro udienze, tra eccezioni prehminari e liti tra i difensori. «Per adesso non voglio dire altro», mette le mani avanti questo omino di sessanta anni, faccia scavata e giacca beige, pochi capelli e un possibile ergastolo sulla testa, almeno fino a ieri. La sua annunciata confessione, si aggiunge a quelle del portiere d'albergo Ivano Savioni e della maga Giuseppina Auriemma. E a questo punto, a negare tutto, rimangono solo Patrizia Reggiani Martinelli, l'ex compagna di Gucci, e Benedetto Ceraulo, il presunto killer che entrò in azione quella mattina del 27 maggio '95 in via Palestra. «Non voglio anticipare quello che sarà la sua confessione», gioca con la suspense il suo difensore. Ma si tratta solo di dettagli. E' chiaro che Orazio Cicala ammetterà di essere stato proprio lui, quella mattina presto, al volante della Clio verde, la sua auto personale, davanti all'ufficio di Gucci. Non è detto, invece, che tiri in ballo il suo coimputato, stessa gabbia in aula, al quale ieri bisbigliava qualcosa in un orecchio. Forse solo per rassicurarlo che non sarà lui a tirarlo in mezzo. Come spiega l'avvocato Fiorentino: «Non è detto che Cicala sappia chi era il killer. Non è detto che lo dirà». Un dettaglio, a questo punto. Forse solo un punto d'onore, visto che la vicenda, almeno dal punto di vista dell'accusa, è fin troppo chiara: ci sono le confessioni, le intercettazioni telefoniche. E i passaggi di danaro, quei 600 e passa milioni usciti dai conti di Patrizia Reggiani Martinelli. «Dietro a ogni confessione, c'è sempre un problema di coscienza», spiega il suo avvocato. E anche se non lo dice, si sa che dietro c'è pure altro. Ad esempio una sensibile riduzione della pena per chi ammette le sue responsabilità e scampa così a una possibile condanna all'ergastolo Nella sua deposizione di martedì, Cicala entrerà anche nei dettagli della preparazione del l'omicidio. E forse spiegherà pu re cosa l'ha spinto, lui che aveva una pizzeria ad Arcore, a mettersi in questo pasticcio di soldi e minacce, vendette e colpi di pistola. «Orazio Cicala in quei mesi era disperato, aveva una situazione economica insostenibile», rivela il suo difensore. E racconta del fallimento della pizzeria Arcobaleno, dei prestiti ad usura, degli strozzini che rivolevano i soldi, aumentati dagli interessi da capogiro. Si sarebbe prestato quindi per soldi, a guidare la sua auto in via Palestre. La sua personale, perché quella rubata per l'omicidio era stata nuovamente rubata solo la sera prima, proprio in via Palestre dove era stata parcheggiata. Questa confessione chiude ogni altro spiraglio di difesa? I legali di Patrizia Reggiani Martinelli pensano di no. E' convinto, l'avvocato Giovanni Maria Dedola: «A noi la sua posizione non riguarda. Abbiamo sempre sostenuto che Patrizia Reggiani Martinelli ha avuto contatti solo con Pina Auriemma e con Ivano Savioni». Anche su questo, potrebbe fornire delle novità Orazio Cicala. La sua difesa ha infatti rinunciato a quasi tutti i testi. Tranne due, gestori del bar Jamaica di Milano, dove il 10 marzo '95 avvenne un incontro tra Patrizia Reggiani Martinelli e Ivano Savioni. C'era anche Cicala? Gli avvocati di tutti gli imputati, nell'udienza di ieri - tre anni e un giorno dopo l'omicidio di Maurizio Gucci - hanno spiegato alla corte d'assise, quali saranno le linee difensive. I legali di Patrizia Reggiani Martinelli hanno chiesto che la loro assistita sia sottoposta a perizia psichiatrica. I difensori di Benedetto Ceraulo sono invece pronti a dimostrare che i 400 milioni incassati dal presunto kiler, provenivano da attività regolari perché «lui non è il balordo nullafacente che è stato descritto». Per Ivano Savioni, il portiere d'albergo che con le sue imprudenti confidenze ha messo sulla pista giusta la polizia, è intervenuta l'avvocato Manuela Marcassoli: «Avremo una linea difensiva semplice, chiara e modesta perché diremo sempre la verità. Non saremo noi, a pagare per i ricchi». Fabio Potetti Al suo avvocato «Sarà una sorpresa» Potrebbe entrare nei dettagli sulla preparazione dell'omicidio Si sarebbe prestato perché aveva bisogno di molti soldi dopo il fallimento della pizzeria A sinistra Patrizia Reggiani, ex moglie di Maurizio Gucci. Sotto Orazio Cicala f I MISTERI DI UN DELITTO f|§ L'OMICIDIO. Maurizio Gucci viene ucciso il 27 , ~r maggio 1995 a Milano. Alle 8,35 di quel giorno, un uomo entra nel palazzo in via Palestre dove Gucci abita, lo incrocia mentre scende dalle scale e lo uccide a colpi di pistola. Poi spara e ferisce il custode del palazzo. Il killer fugge su un'auto, mai trovata. CO la LE PISTE. Il Pm Carlo Nocerino segue diverse piste: l'acquisto dell'azienda di famiglia, in difficoltà economiche, da parte di finanzieri arabi, ma anche realizzazione di un casinò in Svizzera. rr LA SVOLTA. Il 31 gennaio 1997 la polizia arresta cinque persone: con l'accusa di essere la mandante ~J l'ex moglie della vittima, Patrizia Reggiani Martinelli; con l'accusa di essere gli autori materiali, i pregiudicati Benedetto Ceraulo e Orazio Cicala; con l'accusa di aver aiutato la donna a trovare i killer, Ivano Savioni e la «maga» Giuseppina Auriemma, amica della Reggiani. r IL PROCESSO. Saltata la prima udienza del processo // r) per uno sciopero nazionale degli avvocati, il ^ " dibattimento è cominciato il 19 maggio.

Luoghi citati: Arcore, Cicala, Jamaica, Milano, Svizzera