Carcere duro per il boss Cuntrera di R. Cri.
Carcere duro per il boss Cuntrera Deciso il 41 bis Carcere duro per il boss Cuntrera ROMA. A Pasquale Cuntrera sarà applicato l'articolo 41 bis dell'ordmamento penitenziario. Lo ha deciso ieri il sottosegretario alla giustizia Giuseppe Ayala, che ha firmato il decreto relativo, dopo aver sentito le valutazione dell'autorità giudiziaria e di quella di pùbblica sicurezza. Al boss saranno cjuindi applicate le restrizioni ed i controlli più severi previsti per i boss della mafia. Ma al boss va bene così, visto che ha scelto spontaneamente di tornare in Italia; secondo alcune indiscrezioni, Cuntrera avrebbe deciso di tornare in patria per evitare una possibile mcrirninazione da parte della magistratura spagnola, che da tempo sta indagando su alcuni affari che porterebbero la sua firma. «Chissà se i due giorni e mezzo di carcere che ho passato in Spagna mi saranno conteggiati nella pena che mi resta da scontare...». Ha trovato il tempo anche per una battuta Pasquale Cuntrera, prima di entrare in cella nel carcere di Rebibbia. Al boss è stata temporaneamente riservata una cella singola in attesa di un eventuale interrogatorio da parte del magistrato solo in merito alla sua fuga. Chi ha assistito al suo arrivo a Rebibbia lo ha visto molto tranquillo. Dopo gli adempimenti formali (foto, impronte digitali...) l'ufficiale del Ros Mario Parente e il dirigente della Criminalpol del Lazio Nicola Calipari che lo avevano accompagnato da Ciampino gli hanno notificato i provvedimenti restrittivi. Quindi Cuntrera è stato preso in consegna dagli agenti di custodia e si è incamminato verso la cella. Fatti pochi passi, è tornato indietro verso Calipari e Parente. «Non mi ricordo se vi ho salutati», ha detto. Ieri la giornata di Cuntrera è stata scandita dai ritmi normali del carcere. Il boss non ha fatto richieste particqlari ,e ha mangiato il pasto servito a tutti. Ha chiesto, però, seà Rebibbia fossero detenuti anche i suoi due fratelli Gaspare e Paolo, arrestati lo scorso febbraio. Ora attende di incontrare la moglie. Spetterà al giudice di sorveglianza di Roma e alla Procura generale di Palermo stabilire se Cuntrera dovrà scontare la sua pena a Rebibbia. Sulla vicenda Cuntrera ieri è intervenuto Pino Arlacchi, direttore del programma dell'Orni contro la droga e la criminalità: «La cattura di Cuntrera è la dimostrazione di una notevole capacità di recupero e di efficienza, ma soprattutto dimostra che la cooperazione giuridica internazionale funziona molto bene e che in questo campo sono stati fatti notevoli passi avanti. Nei cattivi tempi andati, un boss che scappava non veniva più ripreso. Oggi questo non succede: è la cooperazione tra i Paesi che dà i suoi risultati. Proprio questo tema - ha proseguito - sarà in agenda nella sessione speciale dell'Assemblea generale sulla droga, il mese prossimo, a New York. Cercheremo di fare in modo che ci sia nel mondo uno spazio giuridico unificato che permetta agli investigatori e alle informazioni di circolare con la stessa rapidità con cui circolano i criminali e le loro comunicazioni». A questo riguardo Arlacchi ha ricordato, come esempio, «l'accordo tra l'Italia e gh Usa, negli Anni 80, che ha consentito di creare uno spazio giuridico unico tra i due Paesi: e stroncare in pochi anni il traffico di eroina tra Stati Uniti e Sicilia», [r. cri.]
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