«Garanzie intemazionali per Gerusalemme 2000»

«Garanzie intemazionali per Gerusalemme 2000» Appello del Papa. Israele: la sovranità non si tocca «Garanzie intemazionali per Gerusalemme 2000» CITTA' DEL VATICANO. Nel Duemila, all'alba del nuovo millennio, Gerusalemme deve ricevere un riconoscimento «formale» della sua «unica e sacra identità di Città Santa», con precise garanzie internazionali. E' questo l'appello lanciato ieri dal Papa, nell'incontro avuto con Adnan Bahjat Al Talhouni, il nuovo ambasciatore giordano presso la Santa sede. Ma dalla Città Santa è giunta immediata la reazione negativa del governo israeliano, secondo cui «Gerusalemme è e resterà» l'indivisa capitale dello Stato ebraico. «Noi apparteniamo a Gerusalemme, dal momento che siamo tutti suoi figli - ha detto il Pontefice - e se dò è vero, allora la Città dovrebbe diventare un luogo dove tutti i popoli del mondo si possano incontrare in pace». Gerusalemme è il «simbolo sia dell'umana desolazione sia del potere della speranza umana», e la sua «lunga e tribolata storia raggiungerà una nuova soglia nell'anno 2000, con l'alba del Terzo Millennio della Cristianità. E' mia fer¬ vente speranza che ciò possa spingere ad un formale riconoscimento, con garanzie internazionali, dell'unica e sacra identità della Città Santa». Giovanni Paolo II è tornato poi a incoraggiare il processo di pace in Medio Oriente: un suo fallimento sarebbe un «disastro per tutti», ha detto, riconoscendo che le prospettive negoziali sono recentemente peggiorate. Solo dialogo e comprensione reciproca possono condurre alla pace, ha detto, in caso contrario «la frustrazione e la rabbia avanzano, e ciò porta alla violenza. E mia fervente preghiera che la voce della ragione prevalga». In Israele, comunque, la prima risposta all'appello del Papa è stata gelida: «Gerusalemme unita è la capitale di Israele e resterà sotto la nostra sovranità», ha detto un portavoce del governo, precisando che «l'accesso ai Luoghi Santi è libero ai fedeli di tutte le religioni, e Israele avrà sempre cura che questa libertà non sia menomata». [Ansa]

Persone citate: Adnan Bahjat, Giovanni Paolo Ii