La Nato: pronti al peggio nel Kosovo di Francesco Manacorda

La Nato: pronti al peggio nel Kosovo Belgrado avverte: nessun dispiegamento di truppe senza il nostro consenso La Nato: pronti al peggio nel Kosovo Esercitazioni congiunte con Macedonia e Albania BRUXELLES. La Nato sceglie la strada della prudenza sul Kosovo, ma non esclude la possibilità di un intervento diretto nell'enclave albanese in Serbia. I ministri -degli Esteri dei sedici membri dell'Organizzazione, convenuti ieri a Lussemburgo per la loro riunione semestrale, hanno scelto per il momento la soluzione più blanda tra quelle ipotizzate alla vigilia dell'incontro, limitandosi a estendere e intensificare le manovre congiunte, in parte già annunciate, con le forze armate di Albania e Macedonia, i Paesi confinanti con la Serbia. Ma allo stesso tempo hanno deciso di tenersi pronti per ogni evenienza, dando mandato ai comandi militari alleati di studiare un dispiegamento preventivo di forze alle frontiere con la Serbia che potrebbe impegnare fino a 10 mila uomini; hanno deciso di attuare un piano di assistenza ad Albania e Macedonia per il controllo delle loro frontiere già effettuato da Onu e Osce, e hanno scritto nel loro comunicato finale che la Nato «potrà esaminare altre misure dissuasive se la situazione lo esige». Una formula ziona abbastanza vaga da mettere tutti d'accordo: chi preme per muoversi con maggior decisione per evi¬ tare nuovi casi di «pulizia etnica», come Francia e Germania e in parte gli Stati Uniti, e chi invece ha una posizione più filo-serba, come la Gran Bretagna, l'Italia, la Grecia: e la Spagna. «E' essenziale che agiamo subito per rinforzare le regioni limitrofe al Kosovo, sia per ridurre il rischio di un'estensione del conflitto, sia per impedire a degli elementi esterni di aggravarlo ancora», ha spiegato il Segretario di Stato statunitense Madeleine Albright. Anche per il ministro italiano Lamberto Dini è necessario evitare che gli incidenti quotidiani blocchino il colloquio «costruttivo» che il Gruppo di contatto è riuscito ad avviare tra il governo serbo e i kosovari. Secondo il ministro degli Esteri francese Hubert Vedrine, il documento Nato potrebbe aprire la strada a un intervento diretto in Kosovo nel caso avvenisse «il peggio». «La situazione è esplosiva, bisogna avere in mente tutte le ipotesi», ha detto Vedrine, specificando comunque che un intervento diretto della Nato potrebbe avvenire solo su mandato dell'Orni. Un'eventualità, questa, che pare impossibile, visto che la Russia, membro del Consiglio di Si- curezza delle Nazioni Unite, ha ribadito ancora ieri a Lussemburgo - incontrando i Paesi Nato - la sua posizione filo-serba che esclude qualsiasi azione contro il governo di Slobodan Milosevic. E del resto anche Belgrado ha immediatamente annunciato attraverso un portavoce del partito di Milosevic che nessun dispiegamento di truppe Nato nel Kosovo potrà avvenire senza l'accordo della Repubblica Federale Jugoslava, mentre Tirana e gli indipendentisti del Kosovo plaudono alle decisioni dei ministri Nato. Le manovre militari congiunte previste dalla Nato consistono in operazioni aeree e terrestri in Albania nell'ambito della «Partnership per la pace» a fine agosto, e lo scalo di alcune navi della flotta Nato nel porto di Durazzo ai primi di luglio; in Macedonia verranno invece intensificate delle operazioni già previste che si terranno dal 10 al 18 settembre. Inoltre verrà aperta una cellula comune tra Nato e Partnership per la pace a Tirana. I sedici ministri hanno rivolto anche un appello a Milosevic, invitandolo ad accettare lo spagnolo Felipe Gonzàlez come mediatore, sostenendo che il presidente serbo ha una «particolare responsbilità» nel trovare una soluzione politica con il Kosovo, ma al tempo stesso sottolineando la posizione ormai nota delle potenze occidentali: ai separatisti del Kosovo non va concessa l'indipendenza che essi chiedono, ma piuttosto misure che li conducano verso una maggiore autonomia. Francesco Manacorda Un eventuale intervento a protezione dei confini slitta per le divisioni tra i sedici Paesi alleati Il Segretario di Stato americano Madeleine Albright favorevole alla linea dura

Persone citate: Felipe Gonzàlez, Hubert Vedrine, Lamberto Dini, Madeleine Albright, Milosevic, Slobodan Milosevic, Vedrine