l'appello di Scalfaro; provate ancora di Renato Rizzo

l'appello di Scalfaro; provate ancora :^•• | Il presidente auspica patti ufficiali e non accordi raggiunti «a cena e poi disattesi» l'appello di Scalfaro; provate ancora «Accertate se esiste la volontà di fare le riforme» V-y"r, :-;^;;i;c;Q;^^'::/;^v:o::•■:^•• ; • | ROMA. La voce, neutra per dovere d'ufficio, propone un oracolo un po' ingarbugliato e lasciato a mezz'aria, come accade, appunto, in certe profezie: «Bisogna accertare se esista la volontà politica di fare le riforme. Qualora manchi, evidentemente, viene meno la condizione vitale...», avverte il Capo dello Stato. Che cosa significano e, soprattutto, a quale organismo sono rivolte le parole «condizione vitale» con relativi e chiaramente intimidatori puntini di sospensione? Alludono esclusivamente alla probabile fine per rissa della Bicamerale o, piuttosto, agitano un fantasma ancora più grave: la possibile morte per incapacità del Parlamento? Si sa che, tra i più stretti collaboratori del Presidente, trova spazio in queste ore una drammatica riflessione: se le Camere, nate per rispondere alle esigenze dei cittadini, non sanno portare a termine questo mandato, è legittimo che sopravvivano? Vale a dire: si può valutare la Grande Ipotesi di indire nuove elezioni solo qualora il Parlamento non sappia esprimere una maggioranza politica o anche quando cada la sua oggettiva rappresentatività? Certo, si obietta, avrebbe senso immaginare un ricorso alle urne in presenza d'un governo che ci ha appena condotti in Europa e gode d'invidiabile stabilità? L'avvertimento di Oscar Luigi Scalfaro resta, volutamente, nascosto in un rebus a doppia chiave in questa mattina nella quale in- contra i giornalisti vincitori del premio Saint-Vincent. Guarda agli ultimatum ed alle spaccature che minano la stabilità politica e, nei suoi giudizi, s'impone lo steccato di quei puntini di sospensione. La battaglia sta vivendo un armistizio ricco d'appuntamenti segreti: meglio attendere lo storico martedì 2 giugno quando si tireranno le somme definitive. Nessuna giustificazione, però, per questa mancanza di sintonia che segna «giorni delicati». Nessuna tolleranza. Perché, se è vero che il momento è difficile, come dimen¬ ticare la stagione in cui i commissari di Sala della Regina hanno saputo «mostrare sugli stessi temi una certa intesa»? Ricorda, onorevole Berlusconi? pare sottintendere il presidente guardando a certi accordi prima sottoscritti e poi messi in discussione. Ed a proposito di accordi, una precisazione: Scalfaro crede in quelli, per così dire, ufficiali: non nelle intese, «che avvengono in incontri...». Cerca, senza trovarlo, un aggettivo. Poi chiarisce: «Incontri legittimi, s'intende, perché ognuno fa i colloqui che ritiene». Anche se, poi, i risultati sono un po' friabili. Come quelli fondati sulla famosa crostata che, nella privata ironia del Presidente, rischiava, fin da quella sera, «di trasformarsi in pizza». I momenti sono critici, le posizioni «contrapposte», ma il com¬ promesso è indispensabile. Alto ed equilibrato, però. Senza le schizofrenie d'una assemblea che, «prima sposa una certa tesi sulle grosse scelte, poi ne sposa un'altra» come osserva l'mquilino del Quirinale con probabile riferimento alle improvvise intransi¬ genze berlusconiane. Sollecita un'attenzione, Scalfaro: su tutto incombe una necessità moltiplicatrice di rischi. Infatti è noto che «per fare le riforme occorre una maggioranza prevista dalla Costituzione» pari ai 2/3 dei votanti, ma tale percentuale è politica¬ mente insufficiente perché esiste una distanza siderale tra il «minimo indispensabile» e il «massimo raggiungibile». In altre parole: più vasta è l'adesione parlamentare, più bassa è la percentuale dei cittadini che non si riconoscono in una legge. Qualcuno tenta una sortita diretta nell'attualità politica: Presidente, allora, andremo a votare o no? In risposta, parole d'apparente resa: «Ho finito tutto, ma proprio tutto, tutto. Non ho più nulla nel sacco». Poi con il tono di chi ha ancora qualche sorpresa nel suo cilindro, Scalfaro aggiunge: «Salvo qualche residuo. Ma, mi raccomando, su questo residuo non fateci titoli». Una lezione di giornalismo che continua e diventa spunto per un richiamo alla magistratura. Rispondendo al presidente della Federazione nazionale della stampa, Lorenzo Del Boca, il Capo dello Stato parla della violazione del segreto istruttorio: «A noi hanno insegnato che è reato. Ma se un cronista raccoglie questa violazione, partecipa alla colpa? Bisogna che ciascuno si assuma la propria responsabilità. Soprattutto i magistrati». Scalfaro confida d'aver già posto questa sollecitazione ai vertici dell'Aron: «Gli ho detto: abbiate il coraggio d'andare sino in fondo nei processi a magistrati che abbiano infranto la riservatezza delle indagini». Renato Rizzo Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

Persone citate: Berlusconi, Lorenzo Del Boca, Oscar Luigi Scalfaro, Scalfaro

Luoghi citati: Alto, Europa, Roma, Saint-vincent