Bologna, chiude lo stabilimento dei profilattici

Bologna, chiude lo stabilimento dei profilattici Il Settebello non parlerà più italiano Bologna, chiude lo stabilimento dei profilattici BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Addio profilattico «made in Italy». Il glorioso Settebello, il primo, il più amato, parlerà spagnolo, indiano, malesiano, americano, thailandese, ma smetterà di parlare italiano e sparirà ogni inflessione bolognese. Mentre per la commercializzazione del Viagra si rischia un nuovo caso diplomatico tra Italia e San Marino, l'industria nazionale della virilità accusa un brutto colpo. Chiude i battenti la Hatù-Ico e il Settebello cessa di essere prodotto in Italia. Una decisione improvvisa, giunta dalla «city» londinese dove ha sede la casa madre, la London International Group (Lig), che ha gettato nello sconforto i 180 dipendenti dello stabilimento di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna: entro 75 giorni saranno messi in mobilità, vale a dire licenziati. La notizia ha colpito i lavorato- ri e i sindacati come un fulmine a ciel sereno, ma è tutta la città ad essere rimasta sorpresa. L'azienda, che ha da poco compiuto i 75 anni, fu fondata da alcune note famiglie di imprenditori bolognesi, tra cui i Goldoni, il cui cognome divenne, in tutta l'Emilia Ro¬ magna, sinonimo di preservativi. C'è una ragione romantica, quindi, oltre che economica. Il Settebello, il veterano della gamma di profilattici offerta dalla Hatù, continuerà ovviamente ad essere commercializzato in Italia dove è leader di mercato (la sua popola¬ rità è enorme: una ricerca tra i consumatori ha rilevato una conoscenza globale del prodotto pari al 93%), ma la produzione si sposterà altrove. Forse in Spagna. Com'è possibile, in tempi di malattie sessuali e Aids, chiudere l'unico stabilimento italiano che produce profilattici? Dalla HatùIco ogni anno escono oltre 130 milioni di pezzi. Il mercato italiano non sembra sofferente: nel '97 sono state registrate vendite per 120 milioni di pezzi, 9 in meno rispetto al picco del '92, quando tra farmacie e grande distribuzione ne furono venduti 129 milioni, ma 9 in più rispetto alle vendite del '96. Le ragioni non sono da cercare nell'andamento del mercato, ma nelle politiche di riduzione dei costi decise dalla multinazionale inglese. Lo stabilimento di Casalecchio è stato giudicato «improduttivo». Raffrontati con quelli degli altri stabilimenti della Lig, i dati di Casalecchio sono impietosi. Lo spiega Giorgio Mira, presidente di Hatù-Ico: «Da noi si fanno 900 mila grosse (confezioni da 12 dozzine di profilattici, n.d.r.) all'anno; nello stabilimento spagnolo, con un numero di dipendenti inferiore, circa 2 milioni». Una logica stringente, che non impedisce però altre considerazioni. Franco Grillini, presidente dell'Arcigay, ne introduce una relativa alla sicurezza: «La Hatù era l'unica ditta produttrice di profilattici in Italia e la sua produzione era molto buona. Con la sua chiusura finisce questo tipo di impresa e termina anche la valutazione della bontà del prodotto sul territorio, che non è un fatto da trascurare in termini di sicurezza. Questo vuol dire che ora le valutazioni si faranno in loco, nelle piantagioni di caucciù, ed esprimo per questo qualche dubbio sulla qualità dei nuovi prodotti che tuttavia saranno meno costosi». Per Grillini, la chiusura della Hatù «è una notizia triste». Con l'azienda di Casalecchio e il suo centro studi, l'Arcigay aveva rapporti di collaborazione e scambio informativo. «Uno dei loro profilattici, per il suo spessore, è il più utilizzato nei rapporti omosessuali. Acquistiamo direttamente dall'azienda per darne una diffusione nazionale». Preoccupazioni ingiustificate, replicano dal quartier generale della società: «I prodotti a marchio Hatù-Ico continueranno ad essere presenti nelmercato italiano e manterranno i loro elevati standard di qualità». Ma la chiusura dello stabilimento non sarà accolta con rassegnazione: i lavoratori e la città si stanno mobilitando. Da più parti si chiede un intervento che metta fine «all'attività predatoria attuata dalle multinazionali nel nome della globalizzazione)». Marisa Ostolani La multinazionale inglese sposta la produzione «In Spagna maggiore la produttività» Nel '97 in Italia sono stati venduti 120 milioni di profilattici

Persone citate: Franco Grillini, Giorgio Mira, Goldoni, Grillini, London, Marisa Ostolani