Cravero addio, ma in A di Angelo Caroli

Cravero addio, ma in A Roberto vuol sentirsi ancora utile al Toro come capitano Cravero addio, ma in A «Sogno da due anni questa gara» TORINO, Non si sa come definirlo: cuore Toro, bandiera o team manager. Lui, Roberto Cravero da Venaria, anni 34 di cui 17 nel grande calcio, 12 in casa Filadelfia, è tutte queste cose messe insieme. Anche se preferisce fare il Ubero e basta: «Mi piace sentirmi in trincea, in prima linea, con le pallottole che fischiano vicine», dice quasi per allontanare la pensione che sta in agguato. E intanto aspetta che Reja gli affidi la maglia da titolare. E se non la facesse giocare? «Proprio domenica? Sarebbe dura, anche se la cosa che più conta è il ritorno in A del Toro. E io voglio esserci. Comunque è bene che spieghi meglio il mio pensiero». Prego. «Il 1° luglio passo dall'altra parte, divento dirigente. Una prospettiva luminosa». Certo, e poi nel suo Toro. «Appunto. Comunque prima di allora voglio sentirmi ancora calciatore vero, avvertire il profumo del pallone, dello stadio. Lo. dico senza animosità. Non ho mai fatto la formazione, so stare al mio posto». Perché ' tanta passionalità proprio ora? «Domenica possiamo gustare il sapore del paradiso. In tal caso l'ulti- ma gara, con la Lucchese, non avrebbe l'importanza che ha questa col Chievo. Contro la Lucchese potremmo far festa in due: il Toro per la A, il sottoscritto perché dice "calcio addio", e sarebbe pertanto una partita festaiola però non fondamentale, non vera insomma». Un desiderio? «Non sono presuntuoso, in carriera ho sofferto e gioito. Dopo 17 anni credo di meritarmi la soddisfazione di una magha! Pensate come sarà il Delle Alpi domenica, una nave stipata di tifosi che salpa verso la terra promessa». Il tara tam granata dice che lei ci sarà. «Fino a lunedì ero sicuro, ora non più. Forse è l'emozione. Comunque sogno da due anni questo match davanti a 40 mila persone che aspettano ciò che aspettiamo tutti. Ci sono i presupposti per una gara storica. Come potrei pensare, proprio domenica, a un Toro senza Roberto Cravero?». Momento magico in arrivo. «Sì, un capolavoro della società che ha assecondato il tecnico, il quale ha dato qualcosa di importante; un capolavoro dei nuovi che si sono integrati coi vecchi e dei vecchi che hanno aiutato i nuovi». E l'allenatore? «Ha svolto un gran lavoro, è arrivato in un momento critico e ha dovuto ricreare meccanismi da cima a fondo, e non era facile». E partirà. «Credo che la società dovrà parlare con lui a fine campionato, io sarò dirigente solo in luglio». Una preoccupazione? «Essere frainteso quando dico che voglio giocare, poiché so che gli interessi del Toro vengono prima dei miei». Il momento più buio del '98? «Dopo il 4-0 con il Venezia. Brutta storia, eravamo in un tunnel e non vedevamo luci». Toro in A, la prospettiva non la spaventa un po'? «Da dirigenti è meglio vivere in paradiso che in purgatorio. Ho massima .fiducia in questa società, la squadra merita la categoria superiore, ecco perché mi auguro l'apoteosi domenica, con il sottoscritto in mezzo al campo, è ovvio». Tabelle? «Ma va, dobbiamo solo pensare a battere il Chievo, cosa difficile perché non ci regala niente nessuno. Sappiamo di poter chiudere il conto, e sappiamo che potremmo rovinare tutto con una scemata». E i tifosi? «Impagabili. I 5 mila che erano a Reggio hanno confermato che la forza del Toro è anche questa». E Cravero dirigente? «A luglio, e farò tesoro pure della bastonate incredibili che abbiamo rimediato quest'anno, ricordando come ci siamo messi a remare tutti nella stessa direzione, con la forza d'animo per risorgere, consolandoci a vicenda. E tutto senza che un solo spiffero uscisse fuori dallo spogliatoio». Oggi (ore 16) amichevole a Piobesi per preparare il match col Chievo. Angelo Caroli «Domenica voglio giocare, battere il Chievo davanti a quarantamila nostri tifosi in festa» Cravero, una bandiera

Persone citate: Cravero, Reja, Roberto Cravero

Luoghi citati: Filadelfia, Reggio, Torino, Venaria