L'Iran manda il terrorismo in fuorigioco di Marco Ansaldo

L'Iran manda il terrorismo in fuorigioco E' ospite dell'Inter la Nazionale che i bookmaker considerano la meno favorita del Mondiale L'Iran manda il terrorismo in fuorigioco Il generale Noamooz: siamo sportivi, nulla da spartire con quella gente APPIANO DALL'INVIATO Sono cinquanta i terroristi islamici in galera col sospetto che volessero spargere sangue sul prossimo Mondiale e il generale Noamooz, capo della missione che a giorni esporterà il calcio iraniano in Francia, dice che non sapeva la notizia: «Non so leggere i giornali italiani - si giustifica -, sono generale dell'Esercito, ma mi considero uno sportivo molto più che un militare»/. Seduto sulla poltrona dove di solito si rilassa Ronaldo, nel ritiro dell'Inter che ospita l'Iran per i buoni uffici di Moratti, il nostro generale racconta di essere stato nazionale di calcio dal '58 al '62. E quando nel '79 scoppiò la rivoluzione, doveva avere già fiutato l'aria giusta perché si trovò subito a presiedere la Federcalcio iraniana che gli ayatollah non avrebbero lasciato a un personaggio politicamente poco affidabile. Con tutto questo, mentre la Francia si interroga sul terrorismo islamico che la minaccia, il Paese che ha impersonificato negli ultimi anni l'integralismo mussulmano è anche il più preoccupato a scindere il calcio dalla politica. «Non voghamo avere niente a che fare con questa gente: chiunque sporchi l'immagine e la bellezza del Mondiale non può essere nostro amico anche se sostiene di farlo in nome della religione», dice il generale Noamooz, infastidito dall'insistenza con cui gli occidentali associano una valenza politica alla partecipazione dell'Iran ai Mondiali. Non sarebbe carino spiegargli che se contassero le qualità calcistiche, della sua Nazionale si parlerebbe poco. L'Iran, secondo i bookmakers inglesi, è la meno favorita con Arabia Saudita e Giamaica: anche se il generale sostiene che passerà il primo turno, l'idea che possa eliminare la Germania o la Jugoslavia basta a provare che talvolta anche i militari sognano. Jalal Talebi, tecnico, è gentilissimo e ha la faccia triste di chi salirà presto sul patibolo. L'hanno chiamato da pochi giorni perché dopo una sconfitta in amichevole contro la Roma, i dirigenti hanno pensato di far fuori Ivic, che a sua volta aveva sostituito Vieira, il brasiliano con cui s'era colta la qualificazione. «Ho una squadra non scelta da me, che segue un programma non mio e con metodiche di allenamento che mi hanno lasciato altri: eppure in Iran tutti pensano che battere tedeschi e jugoslavi sarà semplice. E se non lo faremo partiranno i processi», spiega il et con lo sguardo da vittima. Lui avrebbe buone idee per il lancio del calcio in Iran dove, dice, c'è una marea di ragazzini talentuosi ma nessuno che li sa vedere, prendere e allenare. E dove una legge proibisce che le aziende straniere sponsorizzino i club, non esiste ima Nike o una Coca-Cola che a suon di dollari organizzi club professionistici. Dilettanti puri. E allora l'aspetto politico riprende il sopravvento E' politico che per la prima volta nel mondo arabo si sia aperto il ritiro alle mogli e ai figli dei calciatori, che ieri in gruppo e con il chador facevano man bassa all'Euromereato e qualcuno approfittava del pomeriggio per mettersi nelle mani del dentista. E' politico che l'esistenza mediatica dell'Iran nel Mondiale si riconduca alla partita del 21 giugno con gii Stati Uniti. «Per noi sarà una partita come le altre obietta il generale -. La condurremo con fair play, mostreremo al mondo che la sola ragione per essere lì è mostrare l'orgoglio del nostro calcio e dei nostri giocatori. La politica la fanno i governi, del terrosimo si occupi la Sécurité francese. Noi voghamo solo fare bene football perché con i suoi ideali ci aiuta neU'educare la nostra gioventù e rappresenta una delle tante strade per arrivare a Dio». La via teocratica al Mondiale. «Però temo che non ci permetteranno di considerare la partita con gli Stati Uniti come le altre: ci sarà pressione e chissà come reagiranno i miei ragazzi - commenta Talebi -. Tutti ripetono che il calcio non è politica, però sapeste quanta politica ci vedo io». Marco Ansaldo Ma il citi Talebi: contro gli Usa non sarà una partita normale, il calcio è politica Il et dell'Iran Jalal Talebi guida la squadra da pochi giorni. Ha preso il posto di Ivic

Persone citate: Iran Jalal, Ivic, Jalal Talebi, Moratti, Vieira