Cavalli Marci, il nitrito del cabaret

Cavalli Marci, il nitrito del cabaret Cantano, ballano, suonano: chi sono i protagonisti del gruppo genovese che si è rivelato in tv a «Ciro» Cavalli Marci, il nitrito del cabaret Nove comici tuttofare, da Internet ai cosacchi MILANO. Un cane che dice la sua su Internet. Due camalli che si lamentano portando sulla schiena dei pesi. Un opinionista televisivo che disquisisce in cyclette. E molto altro. Sono quasi una squadra di calcio della risata, nove comici nove, tutti uomini, brutti sporchi e cattivi. Sono anche la scoperta della stagione tv di quest'anno. I Cavalli Marci, lanciati da «Ciro il figlio di Target», il programma di Gregorio Paolini che si è concluso martedì su Italia 1, sono un caso che sta per «scoppiare». Genovesi, della generazione tra i 30 e i 40 anni, c'è chi li definisce la nuova frontiera della comicità. Sanno fare di tutto: suonano, cantano, si travestono, recitano nei dialetti più diversi; e gli spunti delle loro gags sono i più vari. Dai punk ai cosacchi, dai mafiosi ai cantori folk sardi, dai tifosi di calcio agli astronauti della Mir e ai ladri. Tutto vale, nel loro cabaret numerico e alternativo, che a Torino sarà ospitato martedì 2 giugno, sul palcoscenico del nuovo Hiroshima Mon Amour di via Bossoli. Ecco la loro storia. GII IHIZi. Il gruppo è giovane, nasce due anni fa dall'idea dei due capi storici, Claudio «Rufus» Nocera e Fabrizio «Pippo» Lamberti. Il primo (che per intenderci è il cane di «Ciro») gestiva il Nessun Dorma Cafè di Genova, locale discoteca dove trovava spazio anche il cabaret; il secondo, musicista (uno dei camalli degli spot «pessimismo e fastidio») era da nove anni il tastierista di Vecchioni, e ha lavorato con Bertoli, Mannoia, Finardi. L'idea, mettere su un gruppo che unisse il cabaret alla musica, in un rapporto 50 a 50. IL GRUPPO. La prima compagine conta 18 elementi, poi il numero varia e oggi si è a nove. Nove stabib, attorno ai quali ruota sempre qualche avventizio, per portare «freschezza e idee da fuori. E' stato un caso che all'inizio non ci fossero donne cori noi - spiega Nocera - ma ora è un po' la nostra caratteristica: l'immagine che diamo è decisamente maschile, nel senso buono del termine». TUTTOFARE «Chi canta bene, chi sa suonare, tutti fanno tutto, così si può giostrare meglio - spiega Pippo Lamberti -. Se uno fa un monologo, cinque minuti dopo è nel coro e poi fa il chitarrista». I componenti del gruppo hanno background artistici diversi. Andrea Di Marco, il «Coccolino» di «Ciro» è diplomato in tromba. Paolo Bartolai, carabiniere contrabbassista della trasmissione, prima lavorava in Comune ma è in effetti diplomato in contrabbasso; l'altro carabiniere, Paolo Passano, è il cantante, la «voce» ufficiale dei Cavalli Marci. Il prigioniero di «Ciro» Carlo Denei si chiama proprio così: prima lavorava alla Telecom, ora è il monologhista del gruppo; Paolo Kessisoglu, uno dei due siculi venditori, era attore al Teatro della Tosse. Due i non genovesi. Michelangelo Pulci è di Città di Castello (il laziale, il Vertebra, il padrone del cane, quello pelato e senza il dente di «Ciro»): ha vinto il festival di cabaret «Riso in Italy», ha lavorato con Pupi Avati e persino nel «Maresciallo Rocca» tv; Alessandro Bianchi, parmense, è Lesciandro, il nipote scemo del Meneghetti: negli spettacoli Uve dei Cavalli Marci è personaggio di punta con Eva, transessuale che non parla di sesso. LAVORO/1. Ognuno scrive i propri pezzi, inventa i propri personaggi, con il riferimento comico di Nocera e quello musicale di Lamberti. Pezzi brevi, «perché siamo tanti», e idee originali, «che sono la nostra cifra». Chi li ha visti in tv e andrà a teatro troverà differenze. «Sul palco c'è un vero e proprio tourbillon: siamo in 10, poi uno, poi tre, poi di nuovo uno. E c'è tanta musica: musica e ritmo sono la base di tutto». LAV0R0/2. Altra caratteristica dei Cavalli Marci, gli 'acoli «stanziali». Fin dal debutto, ia compagnia è andata in scena a Genova una volta alla settimana nello stesso locale, proponendo ogni volta uno show diverso. Questo ha ragalato al gruppo un repertorio di oltre 60 ore di «autonomia artistica». VemOUMIVORE. A proposito di ore. Per farsi conoscere i Cavalli Marci nell'aprile '97 organizzarono a Genova una ventiquattr'ore di cabaret, entrando nel Guinness dei primati e facendo parlare di sé la stampa. Duemila gli spettatori in totale, con punte minime di 35 persone, alle 7 del mattino: ma all'iniziativa assistettero la trasmissione Mediaset «8mm» e Bruno Voglino della Rai, con conseguenti offerte per andare in tv. «Scegliemmo Italia 1 perché i loro tempi erano più brevi». LA COMICITÀ'. «La definirei una comicità tra Genova e l'Europa», dice Nocera. «L'umorismo genovese si sente - dice Lamberti - Bianchi e Pulci, i due "stranieri", ci evitano il rischio di essere troppo regionali». Si ride? «Quando si smette di ridere, si ride: non diamo alla gente nemmeno il tempo di farlo». IN TANTI/I. Nove in scena: un bene? «Una comodità - dice Nocera - se uno ha un calo di tensione, morale o fisico, è sostituibile, il gruppo può facilmente assorbire l'assenza di due o tre persone. E poi un'idea vien sempre fuori, essendo in tanti: uno che porta via la spazzatura c'è sempre. E non è sempre lo stesso...». IN TANTI/2. «Essere tanti ci permette di essere autonomi - dice Lamberti - di offrire un "pacchetto" di spettacolo. Siamo una struttura in grado di far tutto da sola». CIRO. La trasmissione di Paolini - 9 puntate, share medio del 15,4% (punta record del 20,18), 1 milione e 700 spettatori - si è chiusa martedì vincendo la seconda serata anche grazie ai Cavalli Marci. Senza nulla togliere a Gaia De Laurentiis, Enrico Bertolino, Luciana Littizzetto, Selen, il gruppo l'ha fatta da padrone. Una curiosità. La sigla finale, una «Matilda» riveduta e corretta dagli artisti genovesi, è piaciuta tanto da far salire l'Auditel ogni sera, a chiusura di programma. IMPEGNI. L'estate dei Cavalli Marci è un calendario straripante di date. Settanta sono quelle della tournée che toccherà tutta Italia, compresa la Sardegna (i torinesi potranno vederli a Grugliasco il 27 luglio); e in più il gruppo avrà spettacoli «stanziali» quattro giorni alla settimana in quattro località diverse. I progetti futuri? Un film e un disco. NOME. Cavalli Marci: perché? Risponde Claudio Nocera: «Niente nichilismo: Cavalli Marci è un gioco tipo la cavallina. Una variante che si è perduta, dove ci si fa malissimo ed è molto importante 0 ritmo». DONNA? Nove uomini: ma una donna, almeno dietro le quinte, c'è. Si chiama Alessandra Torra, 28 anni, attrice, fidanzata con Nocera - si sposeranno a settembre - ed è la factotum. Organizza, cura promozione e rapporti con la stampa, è autrice. «Un lavoro creativo», dice soddisfatta. Non le importa di non apparire: «Le prove dei Cavalli sono allenamenti di calcio, pare d'essere in caserma: e una donna in mezzo a tanti uomini farebbe un effetto "Biancaneve e i sette nani"...». Cristina Caccia Una squadra maschile e una sola donna: dietro le quinte Dopo il successo in video un'estate in tournée: martedì saranno all'Hiroshima di Torino >:->::.Jv-:;:r::::-::.^;; IMI Da sinistra in alto: Battolai, Bizzarri, Kessisoglu, Bianchi Poi: Nocera, Lamberti, Passano, Denei, Pulci Sotto: Di Marco