Il vero Bill Gates dio del denaro

Il vero Bill Gates dio del denaro Tutti i segreti nel libro di Cusumano Il vero Bill Gates dio del denaro MILANO UASI un anno e mezzo dentro l'Impero del Diavolo, come qualcuno chiama negli Usa la Microsoft, la gigantesca creatura di Bill Gates: è quel che ha fatto un giovane e mite studioso del Mit, figlio di un emigrante siciliano che commerciava in scarpe. Si chiama Michael Cusumano. Fu nel '93. Cominciò a intervistare una quantità d'impiegati e dirigenti a ogni livello su su fino allo stesso Gates, che gli ha parlato del suo metodo, della sua vitalità, quasi una frenesia creativa. Ne è nato un libro che spiega qual è il segreto di quest'azienda vorticosa che detiene ormai l'80% delle anime di tutti i computer nel mondo, cioè i loro programmi, e adesso vuol ripetere U gioco imponendosi nelle chiavi d'accesso a Internet. Tanto che, come si sa, il governo degli Usa l'accusa di comportamento monopolistico. Una questione decisiva per il futuro capitalismo dell'era digitale. Libro che giunge a proposito, dunque, questo Codice Microsoft, in uscita presso l'Etas Libri. E che cosa ha scoperto Cusumano? Quale fattore ha determinato la crescita così stupefacente di Microsoft? Che è passata, è bene ricordarlo, da un fatturato sui 30 mihoni di lire nel '75, quando Bill Gates la fondò a vent'anni, ai 30 mila miliardi di lire attuali. E all'inizio i dipendenti erano tre, adesso sono 26 mila. La prima risposta di Cusumano è scherzosa: «L'arma della Microsoft è lui stesso, Bill Gates. La Microsoft è un suo prolungamento». Ma poi ecco come Gates l'ha organizzata e fatta crescere. Prima regola: assumere soltanto «gente in gamba»; soltanto il 23% di chi si presenta ai colloqui viene assunto. Seconda regola, fondamentale, che per la verità è un insieme di molti metodi: si lavora in piccoli gruppi, e ogni gruppo va per la sua strada, ma tutti si tengono collegati ogni giorno; ogni prodotto viene migliorato continuamente e sistematicamente, però fino a un certo punto, perché alla fine esisto¬ no barriere, confini precisi sia nel tempo sia nei soldi da spendere, per evitare che la ricerca proceda senza meta, si avviti come su se stessa senza arrivare a una conclusione; e sempre, in ogni momento, si pratica un'autocritica feroce, spietata. Il nocciolo di tutto ciò è riassunto da Cusumano nella formula «sincronizzati e stabilizzati», cioè prosegui pure dove vuoi, secondo le tue intuizioni, ma poi confrontati e discuti con gli altri, e tutti insieme trovate un accordo su una posizione. E' un metodo che concilia il massimo di libertà e di elasticità con un minimo di ordine. C'è creatività, ma c'è anche il collare, il freno. Caos, ma anche cosmos: un «caosmos», insomma, secondo la parola inventata dallo scrittore James Joyce. Un procedere che ha qualcosa di «giapponese», dice Cusumano. Egli ha paragonato la Microsoft con la Toyota e ha trovato somiglianze significative. Ed è questo l'aspetto di Microsoft che interessa le altre aziende, anche fuori dal mondo del software per computer: «La Nasa se l'è studiato. E la Boeing ha costruito il suo aereo 777 in questa maniera». C'è dell'altro. Ieri la Herald Tribune aveva in prima pagina un brillante articolo di Amy Harmon sul clima che si respira nel campus Microsoft a Redmond, Stato di Washington, in questi giorni di forte disputa con l'Antitrust: gli uomini di Gates si sentono incompresi e non amati, mentre loro elaborano e diffondono il nuovo verbo informatico e sono come monaci in celle-uffici tutti uguali in 36 casette a due piani, anch'esse tutte uguali. Risultano attaccatissimi alla loro azienda, che li rende miliardari pagandoli anche in azioni. Quasi una setta della tecnologia. «Sono d'accordo - dice Cusumano -. Non li lega una religione ma una cultura, una filosofia. Il loro obiettivo principale è lo stesso di Bill Gates: far soldi». Claudio Altarocca

Luoghi citati: Milano, Usa, Washington