I veri problemi del Meridione. L'Italia come un libro di Kundera di A. R.

I veri problemi del Meridione. L'Italia come un libro di Kundera ELETTERE AL GIORNALE I veri problemi del Meridione. L'Italia come un libro di Kundera Il Sud in mano alla criminalità E' mai possibile leggere sui giornali tante proposte per produrre occupazione al Sud, con le analisi delle molteplici ragioni per cui questa non avviene, e non confessare con coraggio il vero, e sostanzialmente unico motivo che trattiene l'investitore dal rischiare capitali in quella zona dell'Italia! Non è certo per la vecchia infondata «querelle» che il meridionale non lavora con impegno, perché gli emigrati nel Nord hanno dimostrato ampiamente, in tanti anni, il contrario; o delle infrastrutture deficitarie, perché all'inizio dello sviluppo mancavano anche al Nord. Quando qualsiasi impresa per lavorare nel Sud, deve accordarsi sul «pizzo», oltre ad altre vessazioni fino al pericolo della vita, riconosciuto dalla stessa polizia come sistema generalizzato, si comprende facilmente che solo i locali, poiché vi sono costretti, si sottopongano alla malavita per sopravvivere. Ed è perfettamente inutile ricorrere solo agli incentivi ed ai salari ridotti. La verità è che nel Sud lo Stato non esiste, poiché pur avendo vinta qualche scaramuccia, ha perso la guerra. Il potere vero è in mano alla criminalità organizzata. Quindi è perfettamente inutile che sindacati, sociologi, economisti, politici sproloquino sulla questione. Essa sarà eternamente irrisolta, come al Sud tutti sanno, se non si ristabilisce in quelle regioni, con qualsiasi mezzo come in una guerra, l'autorità dello Stato, ed il pieno svolgimento dello Stato di diritto. Stiamo giocandoci tutto: la nostra credibilità, e la nostra presenza in Europa, che non può tollerare a lungo che mezzo territorio del nuovo Stato sia in mano alla criminalità. I cultori del «garantismo» ad oltranza che per ora ha garantito solo i delinquenti, si facciano un po' da parte. Abbiamo un nemico che va vinto per dare al Sud il tempo di tirare il fiato. Perché non riconoscerlo francamente prima che la gente si ribelli? Ercole Tasca, Acqui La lotta della memoria contro l'oblio Milan Kundera in II libro del riso e dell'oblio mette in bocca a Mirek questa affermazione: «La lotta dell'uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l'oblio». Si riferiva a Praga (1971), ma può benissimo riferirsi all'Italia del 1998. Dopo oltre cinquant'anni di democrazia (si fa per dire), l'italiano subisce ingiustizie, è rapinato dallo Stato, dal malcostume e dalla delinquenza; è beffato da leggi e da referendum disattesi; è ritenuto immeritevole di considerazione. Entro i confini del lungo nostro stivale, c'è chi ha ripreso a patire la fame. Chi soffre non è ascoltato; alle proteste legittime si risponde con inquisizioni. Il popolo si arrovella nel tormento dei diritti vilipesi e della disoccupazione. Gli uomini di governo ostentano sicurezza e presunzione, certi del potere e dei lauti stipendi, osannati da una massa di ingenui, uniti ai piedi dell'Ulivo, benché di opposte ideologie, abbracciati nella fede e nel marxismo, in attesa del lavoro, che non c'è, e del risanamento del debito pubblico che si aggrava ogni giorno. Tarcisio Bertoli, Padova Le pensioni a rischio Dolorosa sorpresa: né sindacati, né partiti, né altri, commentano minimamente tutte le notizie finora diffuse e relative ai progetti seppur provvisori di sanitometro e riccometro. Vorrei fosse menzionato il particolare che gran numero di cittadini ha già versato per previdenza e assistenza medica contributi obbligatori per decine d'anni, al fine di aver diritto ad assistenza sanitaria e pensione. Pare che si voglia fissare un capitale familiare senza considerare un maggior risparmio di uno rispetto ad altri, beni di famiglia ereditati, vincite, ecc. Già le ritenute ai lavoratori non garantiranno più una pensione adeguata al versato, ma tutto tace, anzi si lascia intendere che i pensionati attuali vivono alle spalle di chi lavora e non che i loro soldi, buoni, già versati, non sono stati amministrati con competenza e onestà. Una buona amministrazione avrebbe salvato le quote incamerate nei decenni passati e costituito i fondi per il pagamento delle attuali pensioni e la sanità. Con un sistema che ha premiato falsi invalidi e delegati di defunti si è arrivati alla privazione, a volte, dei diritti acquisiti da chi ha versato i contributi obbligatori. Ora chi più e chi meno, si affida alle assicurazioni per sanità e futura pensione. Mentre ci sono, esprimo anche il mio pensiero sugli ingaggi mi¬ liardari ai personaggi di spettacolo ed ai calciatori ai quali si promettono, inoltre, premi di mezzo miliardo se ottengono un buon risultato. Per me è amorale; e lo sarà fino a che altri cittadini dovranno campare con seicentoraila lire al mese o peggio. Certo non faranno mai una rivoluzione, non solo perché sono italiani, ma perché deboli ed avviliti. Ne soffre, secondo me, la dignità di tutta la nazione. Luciana Cavallero, Torino Un pittore mai esistito Nel mio pezzo «Vola l'angelo di Leonardo» uscito sulla Stampa di martedì 26 maggio, a pag. 25, problemi di trasmissione hanno fatto sì, che da due artisti fiorentini, Lorenzo di Credi e Piero di Cosimo, sia nato un ibrido che non esiste: Lorenzo di Cosimo. Marco Vallora Il futuro dei Ros Il titolo dell'articolo sulla Stampa di ieri e riferito ad alcune mie dichiarazioni può trarre in inganno. Non avrei mai potuto dire «via i Ros»: sono infatti convinto che i servizi interprovinciali e centrali istituiti per la lotta alla criminalità organizzata, nell'ambito delle varie forze di polizia, non debbano assolutamente essere smantellate e che il personale di tali servizi costituisca una risorsa umana e professionale da non disperdere. Essi lavorano bene, come mostra la vicenda Cuntrera. Il governo ha deciso una distribuzione di funzioni tra le strutture centrali e le strutture interprovinciali e un più stretto raccordo di queste con l'organizzazione territoriale di ciascuna forza di polizia, secondo un disegno a mio avviso razionale ed efficace. Mettendo ordine nelle strutture esistenti, si potranno dare risposte più organiche e durature sul terreno dell'azione antimafia. Insomma, qualcosa di più della risposta di emergenza, che fu data tra la fine degli Anni 80 e l'inizio degli Anni 90, attraverso una somma di provvedimenti non sempre coerenti. Massimo Brutti Sottosegretario di Stato ministero della Difesa I veleni di Rifondazione Sulla Stampa di ieri a pag. 2 nell'articolo intitolato «Rifondazione, è l'ora dei veleni» compare la seguente affermazione: «Ma resta il fatto che su un documento partito dal fax della direzione nazionale, e più precisamente dal settore "organizzazione" che fa capo all'ex cossuttiano Aurelio Crippa, con una procedura detta sicurfax nota solo ai dirigenti e ai funzionari, è stata falsificata la firma di Cossutta». Con la presente intendo effettuare la seguente precisazione: l'apparecchiatura di telefax è a disposizione ed è utilizzata da tutti coloro che operano ed effettuano riunioni nella sede della Direzione Nazionale. In ogni caso smentisco nel modo più assoluto la pesante insinuazione contenuta nell'articolo, che mi auguro sia unicamente frutto di una ricostruzione giornalistica, secondo cui io sarei l'autore o l'ispiratore della lettera falsa a firma Armando Cossutta. Aurelio Crippa, Roma Nessuno ha mai sostenuto che Crippa sia l'ispiratore di alcunché, né tantomeno l'articolo contiene «insinuazioni». [a. r.]

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