Onore, rango, privilegi: e poi dicono vita da cani
Onore, rango, privilegi: e poi dicono vita da cani Storie di paradossale cinofilia; dai Windsor a Hitler a Bush i destini poco comuni degli amici a quattro zampe Onore, rango, privilegi: e poi dicono vita da cani Quando Ceausescu nominò Usuo Corbu colonnello egli diede auto con autista PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Colonnello onorario dell'esercito romeno, Corbu aveva a disposizione un'auto blu con chauffeur. Malgrado le competenze militari nulle e l'impossibilità di scucirgli una sola parola, mantenne rango, privilegi, onori... per tutta l'era Ceausescu. Era, insomma, un Intoccabile. Ma i legami con il dittatore gli furono fatali: venne giustiziato qualche tempo dopo la morte di lui, nell'«epurazione selvaggia» che seguì alla caduta del tiranno. Vicenda banale, si dirà. Salvo un trascurabile dettaglio. Corbu era l'unico colonnello quattrozampe della storia romena e, forse, mondiale. Un labrador affettuoso e timido cui Nicolae riservò in esclusi- va le attenzioni negate ai suoi sudditi. Leggenda vuole che Ceausescu fece persino demolire l'ospedale ove Corbu subì proditori attacchi felini. Anche la «vita da cani» può riservare sorprese. Chi ne dubita vada a leggersi «La vie des chiens célèbres» (Noèsis editore, 140 ff), in cui Pierre-Antoine distilla erudizione e aneddoti. Imparerà per esempio che Giscard e Mitterrand furono emuli di Ceausescu perlo¬ meno nella cinofilia. Il primo chiamò il suo labrador Giugurta. Danielle e Frangois Mitterrand optarono invece per Baltico. In entrambi i casi mancò tuttavia al nobile amico dell'uomo uno status peculiare. Più pedanti, i tedeschi colmarono la lacuna sin dal XIX secolo. Il gigantesco Tyras, che Bismarck coccolava non stop, divanne «Reichshund» ossia «cane dell'impero». Per la cro¬ naca, lo precedette Sultano, al cui decesso il cancelliere esclamò: «I nostri avi Germani credevano che avrebbero ritrovato i loro animali nell'oltretomba per nuove, paradisiache cacce. Vorrei poter condividere la loro fede». Sorvoliamo sull'hitleriana Biondi, il pastore tedesco più famoso dopo Rin Tin Tin. Ma. vale forse la pena resuscitare dall'oblio Foxl, che il caporale Adolf Hitler «adottò» nel 1915. Era in trincea, la futura star del III Reich, quando inseguendo un topo (e non la volpe, come il suo appellativo esigerebbe) il piccolo fox terrier sgusciò dalle linee inglesi per cadérgli tra le braccia. Hitler lo ammaestrò con pazienza certosina. E il risultato fu sì straordinario che a fine guerra glielo rubarono in Alsazia per venderlo. Quanto a Biondi, ricitiamola per segnalare che il 29 aprile '45 il dottor Stumpfegger le inoculò cianuro: riposerà dunque a fianco del povero Corbu nel Pantheon canino sezione totalitaria. In quella democratica troneggia invece Millie, uno spaniel che dal 1987 divenne il beniamino in casa Bush, Lo ritroveremo protagonista di un best seller. Ispirato da Barbara Bush, il Millie's Book, descriveva l'esistenza quotidiana al¬ la Casa Bianca. L'io narrante era, beninteso, la cagnetta. E guai a chi commenterà «Ah, gli americani!» scuotendo il capo: i francesi li imitarono in due tomi con Aboitim I e II. Dietro l'intraducibile neologismo che impreziosisce la radice «aboyer» (abbaiare) con un suffisso da avverbio latino, ecco Baltique - chi si rivede - raccontarci alcuni presunti retroscena del mitterrandismo. I suoi predecessori nell'Ancien Regime non esordirono mai in libreria. In compenso, posavano per i pittori di corte. Frangois Desportes immortalò Ponne-Bonne-Nonne, tre cagne inseparabili e quasi identiche come i loro nomi: un cartiglio sotto il ventre di ciascuna risparmia tuttavia ai posteri equivoci rovinosi. Sul versante britannico, la Regina Vittoria stravedeva per il «suo» Dash, fortunatamente non ancora disponibile in fustini. Sulla tomba, nel castello dei Windsor, l'epitaffio suggerisce: «Lettore, se vuoi vivere amato e morire rimpianto imitalo». Inimitabile, al contrario, il cane di André Gide - Toby che voleva zompare la sua gatta. Altro caso enigmatico, l'anonimo levriero che Riccardo II prediligeva. Ci dimostra come la fedeltà, virtù canina per eccellenza, conosce eccezioni non soltanto nel genere umano. Un bel dì, il cane regio abbandonò il padrone per arruffianarsi Enrico di Lancaster. Che, guarda caso, pochi mesi dopo detronizzò il monarca e lo fece condannare alla pena capitale. Ma Fido, per una volta, salvò la pellaccia. Enrico Benedetto La regina Vittoria stravedeva perDash. Fece scrivere sulta sua tomba: «Lettore, se vuoi vivere amato e morire rimpianto, imitalo» Cani superstar: su di loro non sono neppure mancati i libri Barbara Bush ha scritto sulla propria cagnetta il «Millie's Book». Parlando di cani i francesi hanno descritto Mitterrand
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