Sindrome svizzera per l'oro

Sindrome svizzera per l'oro TO BH MERCATI Sindrome svizzera per l'oro IL legame tra il franco svizzero e l'oro potrà in futuro essere eliminato dalla Costituzione elvetica, fornendo la base legale per una diversa destinazione di metà delle riserve auree detenute attualmente a scopo monetario dalla Banca Nazionale Svizzera. La modifica costituzionale, nell'ambito di una vasta riforma allo studio da mesi tra le forze politiche, ha avuto ieri una forte spinta in seguito a un apposito messaggio rivolto al Parlamento da parte del Consiglio federale: quest'ultimo, che di fatto è il governo elvetico, ha detto senza mezzi termini che l'ancoraggio del franco all'oro è da considerarsi «anacronistico». Quando la riforma costituzionale sarà approvata, il governo potrà quindi dare mandato alla Banca nazionale svizzera (Bns) di «condurre una politica monetaria al servizio degli interessi generali del Paese, accordando la massima priorità alla stabilità dei prezzi». Le riserve d'oro elvetiche, secondo la Bns, «sono più che sufficienti» per sostenere la politica monetaria e ne basterebbe la metà insieme con le riserve valutarie. L'altra metà, quindi, pari a circa 1300 tonnellate d'oro, potrebbe essere destinata per raggiungere grandi obiettivi pubblici. In tal senso è allo studio la costituzione della Fondazione «Svizzera solidaria», dotata di fondi per sette miliardi di franchi (84 mila miliardi di lire). Non è la prima volta che la decisione di un Paese - o, come in questo caso, quella che si annuncia la probabile scelta -, di vendere parte delle riserve auree, trasmette immediatamente uno scossone sul mercato dell'oro, da sempre bene rifugio: a Londra, l'oro ha chiuso a 292,75 dollari l'oncia, in calo dell'1,7% rispetto alle 297,92 di martedì, ma leggermente in ripresa nei confronti del minimo di 290,65 dollari, toccato nel pomeriggio. L'ultima battuta d'arresto si è registrata lo scorso 18 marzo, quando la Banca nazionale del Belgio vendette 299 tonnellate dai suoi forzieri, la metà del totale dei lingotti posseduti: sul mercato mondiale del metallo giallo si propagò subito un mezzo terremoto: le quotazioni scesero a 290,40 dollari per oncia, più o meno lo stesso minimo toccato nel primo pomeriggio a Londra. Ma il caso belga ha anche altri precedenti che dimostrano come le banche centrali occidentali si stiano gradualmente staccando dall'amato oro, che, complici la globalizzazione dei mercati e la nascita dell'Euro, non rappresenta più l'unica ricchezza-rifugio. Nei mesi passati, oltre al Belgio, anche la banca centrale olandese ha preso un'analoga decisione, all'inizio del '97, vendendo 300 tonnellate del metallo prezioso. E anche Australia e Argentina lo scorso anno si sono liberate di parte delle loro riserve auree. Nella classifica dei dieci Paesi che hanno il maggior quantitativo di riserve auree (i dati sono espressi in tonnellate e si riferiscono al marzo di quest'anno), l'Italia è al quinto posto con 2073; al primo posto gli Stati Uniti (8140), al secondo Germania (2960); al terzo Svizzera (2590), al quarto Francia (2545) ; al sesto Olanda (841 ), al settimo Giappone (753), all'ottavo Gran Bretagna (572), al nono Russia (499), chiude il Portogallo al decimo (499). [r. .e. s.]