Ici più cara per gli alloggi sfitti

Ici più cara per gli alloggi sfitti CASA Approvato un emendamento in Commissione lavori pubblici della Camera Ici più cara per gli alloggi sfitti I Comuni potranno ritoccare Valiquota (un punto) ROMA. I proprietari di case sfitte potrebbero pagare una lei più cara. La commissione Lavori Pubblici della Camera ha infatti approvato un emendamento al ddl di riforma degli affitti che affida ai Comuni la facoltà di aumentare di un punto l'aliquota sulle case vuote (dal 7 all'8 per mille). L'aumento sarà possibile però solo se, contemporaneamente, i Comuni ridurranno l'aliquota (anche sotto il 4 per mille), in favore dei proprietari che aderiranno ai «contratti tipo» collettivi. Ciò ovviamente non modifica l'attuale potere dei Comuni di variare l'aliquota, ma precisa solo le modalità di riduzioni o aumenti nell'ambito delle nuove norme sulle locazioni. L'emendamento era stato avanzato da esponenti della maggioranza ma, ha detto il relatore, Zagatti (Ds) viene incontro anche a richieste dell'opposizione poiché, rispetto al testo precedente (che non prevedeva tetti) si pone un limite all'aumento (non più del' 1 per mille), e lo si prevede solo per le case non offerte in locazione. Un altro emendamento approvato (su proposta delle opposizioni) è quello che esclude dalla riforma (e quindi dal doppio canale di contrattazione degli affitti), le casa sottoposte a vincoli di tutela artistica. La commissione sta procedendo speditamente sul testo di riforma, che innova completamente le regole del mercato delle locazioni, abrogando la vecchia legge sull'equo canone. Il tentativo è quello di approvare il ddl in settimana, per passare poi all'esame dell'aula la seconda settimana di giugno e, infine, al Senato. Tuttavia dalle opposizioni giungono segnali critici. Mauro Fabris (Udr) ha contestato il «no» delle Finanze ad un emendamento delle opposizioni che esenta dalle imposte sul reddito da locazione i proprietari che non riescondo a riscuotere l'affitto da inquilini morosi. L'emendamento per ora è stato accantonato (porrebbe problemi di copertura finanziaria), ma per Fabris il «no» del governo «è incredibile e inaccettabile» e, con «la mancata liberalizzazione del mercato delle locazioni, costituisce un fatto preclusivo al nostro assenso sul provvedimento». Altra questione è quella del termine di preavviso entro cui il proprietario deve disdire il contratto d'affitto: l'attuale testo fissa il termine in 12 mesi prima della scadenza contrattuale, ma le opposizioni lo vogliono a 6 mesi.

Persone citate: Fabris, Mauro Fabris, Zagatti

Luoghi citati: Roma