Sulle Borse ritorna il tifone asiatico

Sulle Borse ritorna il tifone asiatico Il vento del Far East scuote Usa ed Europa. Panico a Mosca, tassi triplicati per salvare il rublo Sulle Borse ritorna il tifone asiatico Piazza Affari cede il 3,03% MILANO. Il ciclone Asia che riesplode e manda nel pallone Wall Street e tutte le Borse d'Europa, il mezzo crack della Borsa di Mosca, più - non bastassero questi problemi - la nuova incertezza politica, fenomeno tutto italiano, tra minacce di elezioni anticipate e rotture in Bicamerale. Segue l'onda (ribassista), piazza Affari, e alle cinque di sera l'indice Mibtel chiude in ribasso del 3,03% con poco più di 3 mila miliardi scambiati. Un altro tonfo, come un mese fa, di 27 che a questo punto per gli uomini di piazza Affari - superstiziosi come pochi - diventa un numero da prendere con le dovute cautele. Un mese fa, il 27 aprile, era stato il giorno del quasi crack, del -6,42%, giorno clou di quella che (allora) sembrava la fine della grande correzione dopo mesi e mesi di rialzo continuo. Da allora, in effetti, piazza Affari non si è più risollevata, non è mai più ritornata ai tempi d'oro, non ha più visto scorrere quei fiumi di denaro, 6-7 mila miliardi di controvalore scambiato ogni giorno, che nei primi tre mesi dell'anno sembravano la norma. E ieri, ancora di 27, riecco la nuova giornata no: partenza pessima (primo Mibtel a -2,46%) tutta condizionata dalle pessime notizie arrivate nella notte (la caduta di Wall Street: -1,65%) e proseguite di prima mattina con la raffica dei ribassoni asiatici: Hong Kong, Singapore, Manila, Giakarta. In più le allarmanti notizie dalla Russia, con la Borsa di Mosca nel panico per il peggiorare dell'economia: tutti vendono in maniera irrazionale, mentre il governo spera nell'aiuto del Fondo monetario internazionale per rimettere in equilibrio i mercati, evitando una svalutazione del rublo, sulla quale sembra invece puntare una massiccia speculazione internazionale. E, proprio per evitare la svalutazione del rublo la Banca centrale russa ha triplicato il tasso di sconto, portandolo dal 50 al 150 per cento. Intanto la forte esposizione delle banche tedesche in Russia sta portando gli operatori a spostarsi dal marco al dollaro, considerato attualmente migliore moneta rifugio rispetto alla valuta tedesca. Piazza Affari parte dunque ma- le. E col passare delle ore nemmeno tenta di riprendersi. Al giro di boa dell'una il Mibtel è giù del 2,93% e, particolare decisivo, gli scambi sono quelli che sono, pochi: zero ordini dai borsini che dopo tanto attivismo nei giorni del boom - giorni che adesso sembrano secoli fa - si sono volatilizzati nel nulla, poca cosa da parte degli mvestitori istituzionali. Parola d'ordine: aspettare, lasciar passare la tempesta. Certo, ad alleggerire il clima di nervosismo non contribuiscono le voci in arrivo da Roma, le dichiarazioni contrapposte dei partiti, le minacce di elezioni anticipate: il teatrino della politica, dopo le elezioni di domenica, sembra impazzito. In due giorni l'euforia dell'Europa conquistata si è dissolta come neve al sole, scomparsa, archiviata, azzerata: a ridar corpo ai fantasmi del passato, al fattore I come incertezza politica, quello che per anni aveva tenuto distante da piazza Affari gli investitori stranieri, è bastato un turno elettorale amministrativo. «Roba da matti», è il commento, tra il preoccupato e lo stupito, che arriva dalle Sim, dagli operatori, dagli analisti. A dirla tutta, pochi credono (o dicono di credere) all'ipotesi di crisi politica e di elezioni anticipate: parole, parole, parole della politica - spiega chi sa - ma poi, al dunque, difficile che il Palazzo voglia veramente rompere un giocattolo che sarebbe poi troppo arduo riparare. Tanto è vero che, nonostante i timori, non c'è stata corsa alla vendita, sì e no 3200 miliardi di scambi, 800 meno del giorno prima. Meglio così, anche se, tra l'Asia che sprofonda, Mosca che tracolla e Wall Street che mostra di soffrire le incertezze del Far East, per piazza Affari c'è poco da stare sereni. Va giù tutto. Grandi e piccoli. Il colosso Eni perde il 3,08%, Fiat il 2,05%, le Generali, le più scambiate, lasciano sul campo il 2,56%, Mediobanca scende del 3,30%. Nemmeno le banche, antiche regine del listino, ce la fanno. Il Credit va giù del 3,93 per cento, il Sanpaolo del 3,34, l'Imi del 3,17. Ma è su Snia Bpd che l'umore (nero) della Borsa si scatena: partono subito male le Snia (-5,96 per cento) e non recuperano chiudendo giù del 6 per cento. [r. m.j