«Troppe 75 mila lire al detenuto innocente»

«Troppe 75 mila lire al detenuto innocente» L'Avvocatura contesta un risarcimento «Troppe 75 mila lire al detenuto innocente» F la somma pagata a un operaio per ogni giorno di prigione ingiusto ALESSANDRIA. Quanto vale secondo lo Stato un giorno di carcere? Dipende. Se è il cittadino reo che deve pagare (per commutare una pena detentiva in pena pecuniaria) la cifra standard stabilita dai giudici è 75 mila lire: ad esempio dieci giorni di galera sono pari a 750 mila lire. Ma se è lo Stato che deve risarcire il cittadino detenuto ingiustamente allora anche quei pochi soldi sono «eccessivi». E' l'insegnamento dell'amara storia di un artigiano alessandrino di 25 anni, Francesco La Via. Fu arrestato il 23 marzo '96 in esecuzione di un ordine di custodia cautelare firmato dal gip dell'epoca perché ritenuto responsabile con altre cinque persone poi processate e condannate - di alcune rapine ad anziani pensionati del quartiere Cristo, popoloso rione a Sud della città. Una «banda» che fece parlare di sé per settimane. Lui, sempre proclamatosi innocente, rimase in carcere 22 giorni, fino al 14 aprile, quando fu revocato il provvedimento. E il giorno successivo venne annullato del tutto dal Tribunale della Libertà. In seguito il procedimento fu archiviato. Insomma Francesco La Via con quelle rapine non c'entrava. Era stato commesso un errore. Il giovane si rivolse ad un avvocato, Domenico Perrone, e presentò ricorso per ottenere il risarcimento. Finalmente un mese fa la Corte d'Appello di Torino ha deciso che i danni lo Stato deve pagarglieli. Ma come calcolarli? Il conto fatto dai giudici torinesi è semplice: 75 mila lire per 22 giorni fanno 1 milione 650 mila; si aggiungano 5 milioni di danni morali e psichici, nonché 500 mila di spese processuali. Il tutto per 7 milioni e spiccioli. «Lo Stato se la cava con una miseria» può pensare qualcuno. Non il ministero del Tesoro che attraverso l'Avvocatura dello Stato propone ricorso in Cassazione. Troppi i 5 milioni di danni morali? Macché. Per il rninistero sono eccessive proprio quelle 75 mila lire al giorno, e anche le 500 mila di spese. E' questa taccagneria che sorprende per primo proprio l'avvocato di La Via: «Un giudice riconosce al cittadino il diritto all'indennizzo e lo Stato invoca pretesti per sottrarsi al pagamento. In questo modo si tenta di eludere una legge votata dal Parlamento e una convenzione internazionale sui diritti dell'uomo» dice Perrone. E lui, la sfortunata vittima dell'ingranaggio giudiziario, che ne pensa? «E' una doppia ingiustizia: prima la galera da innocente ora il rischio di questa beffa. Sono stato ventidue giorni in carcere, dimenticato da tutti; ho perso dieci chili di peso, un mese di lavoro e la faccia. Ancora oggi devo constatare con estrema amarezza che qualcuno dubita della mia innocenza. Ho affrontato molte spese; ho dovuto pagare l'onorario all'avvocato che, per la verità è stato onesto, e adesso?» Prova a rispondere l'avvocato Mario Boccassi, presidente della Camera penale dì Alessandria ed impegnato nel processo alla «banda dei sassi» di Tortona (altro caso in cui la «serenità del giudizio» di un magistrato inquirente è in dubbio): «Il principio è sacrosanto, sancito con una legge: si devono risarcire i cittadini che hanno subito un'ingiustizia. Ma la quantificazione di un danno è elastica, è' una valutazione lasciata alla discrezionalità. Sotto il profilo comparativa le 75 mila lire al giorno sono logiche, ma anche su queste si può discutere». Ed è quanto fa il ministero del Tesoro. «Tenendo presente comunque - conclude Boccassi che anche per il danno più macroscopico il risarcimento non può superare i 100 milioni». Gli innocenti eventualmente condannati all'ergastolo ne tengano conto. [e. ci Francesco La Via, 25 anni

Persone citate: Boccassi, Domenico Perrone, Francesco La Via, Mario Boccassi, Perrone

Luoghi citati: Alessandria, Torino