Un'ombra sull'Europarlamento

Un'ombra sull'Europarlamento Secondo il settimanale francesi e italiani imbrogliano con i rimborsi spese e alcuni stipendi «fasulli» ai famigliari Un'ombra sull'Europarlamento Lo Spiegel rivela: alcuni deputati truffano BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una querelle tra il Parlamento europeo e la Corte dei Conti delle Comunità, ma soprattutto un'ombra infamante che si allunga sull'assemblea di Bruxelles. Dopo le rivelazioni del settimanale tedesco Der Spiegel che nel suo ultimo numero, citando il rapporto della Corte dei Conti sulle spese dell'assemblea nel 1996, ha parlato di vere e proprie truffe organizzate da alcuni deputati, la presidenza del Parlamento si è riunita ieri e ha deciso di rendere pubblico il rapporto per mostrare che in esso non compaiono le accuse riportate da Der Spiegel. Accuse non nuove, per la verità e che riemergono ciclicamente, tanto che c'è chi ipotizza che dietro lo «scoop» tedesco ci sia anche la polemica aperta di recente dalla Germania, stufa di essere il maggior contribuente netto dell'Unione europea. Secondo il settimanale ci sarebbero de¬ gli europarlamentari specie francesi e italiani - che imbrogliano sistematicamente sui rimborsi spese per i viaggi stabilendo la residenza anagrafica il più possibile lontano da Bruxelles, o che assumono come assistenti mogli e figli lasciandoli poi a casa a percepire un lauto stipendio. Ma, in attesa della replica ufficiale che arriverà oggi, la reazione deU'ufficio di presidenza del Parlamento è apparsa imbarazzata, più tesa a trovare chi sia la «talpa» che dalla Corte dei Conti del Lussemburgo ha diffuso informazioni - vere o false che siano - che non a fare subito chiarezza sulle accuse. Ieri così il presidente dell'assemblea José Maria Gil-Robles ha firmato una lettera assai risentita al presidente della Corte dei Conti in cui ricorda il Il Parlamerenderemil rappoCorte d nto: falsità pubblico to della ei conti carattere «confidenziale» del rapporto e ci si rammarica per la fuga di notizie, e non ha invece dato incarico ai questori del Parlamento di aprire un'inchiesta interna. «Come vicepresidente del Parlamento ed europarlamentare non sono a conoscenza di comportamenti fraudolenti - spiega Renzo Imbeni - ma certo l'assemblea deve denunciare le mele marce». La formula che il vicepresidente propone è quella della massima trasparenza, ad esempio «mettendo a disposizione di tutti una copia dei contratti firmati dagli assistenti parlamentari». Spetterebbe proprio alla Corte dei Conti, però, dice ancora Imbeni, dare i primi riscontri su eventuali illeciti: «Spero che si possa operare per il massimo della pubblicità e dell'informazione, per questo vorrei che la Corte ci for¬ nisse i materiali su cui ha lavorato». Sta di fatto che sebbene non contenga casi individuali, il rapporto della Corte ha spunti interessanti, anche se in seguito il Parlamento ha adottato misure più severe. Nel 1996, ad esempio, per gli spostamenti dei deputati dai loro luoghi di residenza a Strasburgo e Bruxelles e viceversa il Parlamento ha concesso rimborsi in base a un'indennità forfettaria per circa 54 miliardi; rimborsi che sono «superiori in media del 30% alle tariffe aeree applicate in classe business». «E la differenza reale è maggiore - continua il rapporto - perchè, in pratica, vengono spesso usati mezzi di trasporto meno costosi». Nell'insieme, comunque, la Corte ritiene che ci sia «un'applicazione corretta» dei regolamenti del Parlamento. E «le insufficienze ed i rischi segnalati - avverte il rapporto - sono interamente convalidati da accertamenti di controllo» effettuati. Come a dire che le mele marce esistono e in alcuni casi sono già state scoperte. [f. man.] Il Parlamento: falsità renderemo pubblico il rapporto della Corte dei conti Un'immagine dell'Europarlamento di Strasburgo

Persone citate: Imbeni, José Maria Gil-robles, Renzo Imbeni

Luoghi citati: Bruxelles, Germania, Lussemburgo, Strasburgo