«Mediatori fra le ex colonie»
«Mediatori fra le ex colonie» «Mediatori fra le ex colonie» Offerta di Scalfaro a Etiopia e Eritrea ROMA. «L'Italia Sa disposizione per riportare la pace fra Etiopia ed Eritrea». Con queste parole il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, intervenendo all'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente, ha alzato il velo sugli sforzi della Farnesina per far rientrare la crisi di frontiera iniziata con lo sconfinamento eritreo ad AdiHangeray. «L'Italia è in stretto contatto con Etiopia ed Eritrea» ha rivelato il Capo dello Stato, esprimendo la preoccupazione «nel vedere due Paesi fratelli, a me fraternamente vicini, coinvolti in una disputa di confine». «Etiopia ed Eritrea ha continuato - soffrono gravissimi problemi economici, sociali ed alimentari» e per questo «appare ancora più assurdo far muovere i carri armati mentre la gente muore di fame». «Il mio invito - ha sottolineato - è una preghiera: troviamo una soluzione. L'Italia è a disposizione per cercare una via di composizione». E il passato coloniale non di ostacolo: «Vi sono stati momenti terribili con l'uso del- le armi - ha ricordato - ma come disse il presidente eritreo il colonialismo italiano è benedetto perché grazie a questo è nata e dura oggi la nostra amicizia». L'appello alla pace nella «Giornata per l'Africa» è stato rivolto anche a Somalia e Sudan. In platea sedevano il ministro degli Esteri Dini e gli ambasciatori africani al gran completo. In questa settimana il sottosegretario agli Esteri per l'Africa, Rino Serri, ha coordinato i passi della Farnesina nella regione del Corno. La prima mossa è stata di inviare ad Addis Abeba ed Asmara un'identica comunicazione per il raggiungimento di un accordo. «Abbiamo chiarito che l'Italia non parteggia per nessuno» dice Serri, ricordando gli «stretti rapporti con entrambi i Paesi». Subito dopo gli etiopi si sono rivolti alla Farnesina, chiedendo le vecchie mappe dell'Africa orientale per confrontarsi con le rivendicazioni eritree. La prima è stata trovata ed inviata - a conferma dell'equidistanza ad entrambi i contendenti. Il terzo passo, delle ultime ore, ha visto la Farnesina comunicare «la propria disponibilità ad agire». Ci sono già delle «ipotesi» sul tavolo «ma per ora - sottolinea Serri - preferiamo la prudenza a conferma che vogliamo solo e soprattutto risolvere la crisi». Subito dopo l'intervento all'Istituto per l'Africa e l'Oriente Scalfaro è tornato al Quirinale, dove ha incontrato l'ambasciatore degli Stati Uniti, Thomas Foglietta. Ed anche qui si è parlato di Africa. Sin dall'inizio della crisi le consultazioni fra Farnesina e Dipartimento di Stato sono state intense, anche in coincidenza con il blitz ad Asmara ed Addis Abeba del sottosegretario americano all'Africa, Susan Rice. Ma gli sforzi diplomatici si scontrano con una situazione sul campo capace di imprevedibili evoluzioni. E' di ieri la durissima protesta di Asmara per il boicottaggio etiopico dei porti e degli aeroporti eritrei decretato dopo lo sconfinamento: «Massaua ed Assab sono sabotati a vantaggio di Gibuti e l'Etiopia ha ridotto al minimo anche le comunicazioni telefoniche». L'appello di Scalfaro ha suggellato un intervento teso a sot- tolineare che «i problemi africani sono anche europei». «L'Africa di fronte all'Europa ed all'Italia ha diritto di attendersi qualcosa di particolare per via del passato e dello sfruttamento che è avvenuto» ha detto Scalfaro, criticando il concetto di «sviluppo sostenibile» perché implica un approccio «tirchio» dell'aiuto per i Paesi del Terzo Mondo. «L'Africa piuttosto - ha aggiunto - si attende un pentimento sostenibile dall'Europa». Al tempo stesso Scalfaro si è rivolto agli ambasciatori affrontando il tema del «rinascimento africano» lanciato dal presidente Clinton durante il suo recente viaggio. «Per il rinascimento - ha detto serve anzitutto la democrazia, che non può ispirarsi ad alcun modello esterno, ma che deve essere conquistata con un tenace impegno, giorno dopo giorno, per garantire la certezza del diritto, il rispetto dei diritti umani e un voto personale, libero, segreto e consapevole». Maurizio Molinari «Trovate un accordo, è folle muovere i carri armati mentre la vostra gente muore di fame» Il sottosegretario Rino Serri «Abbiamo chiarito che noi non parteggiamo per nessuno» m Militari etiopici lungo il confine con l'Eritrea La disputa fra i due Paesi rischia di degenerare in una nuova guerra
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