E Fini nega l'applauso al Cavaliere

E Fini nega l'applauso al Cavaliere Il Polo si spacca. Il leader di An: «Che errore non votare le riforme e puntare sul cancellierato» E Fini nega l'applauso al Cavaliere «Non sono d'accordo con te» ROMA. La «scena madre» comincia con Gianfranco Fini che non applaude il Cavaliere. Continua con il presidente di An che prende la parola in aula per dire: «Non condivido la decisione di Berlusconi». Si chiude con il leader di Forza Italia che guarda ostile quell'alleato che pur di rispettare il patto siglato con D'Alema ha reso pubbliche le divisioni del Polo. Quanti passaggi, prima di arrivare a questo finale, che, comunque, sin dal pomeriggio, era noto sia al leader della Quercia che al segretario del ppi Franco Marini, i quali ben sapevano come si sarebbe comportato Fini, giacché erano stati avvertiti dal diretto interessato. Tant'è vero che diessini e popolari non facevano nulla per nascondere di essere a conoscenza di quello che avrebbe fatto il gran capo di via della Scrofa. E questo, di certo, è un altro dettaglio di non poco conto che contribuirà a peggiorare ulteriormente i rapporti tra il presidente di An e il leader di Forza Italia. Un'altra recriminazione si aggiunge alla lunga lista di doglianze che Berlusconi presenta a Fini. «Gianfranco con quell'intervento ha permesso a D'Alema di dire che il Polo è spaccato e ha consentito al centro sinistra di giocare sulle nostre differenziazioni», è il commento amaro che il Cavaliere fa con i suoi al termine della seduta serale. Ma è tutto il giorno che il leader di Forza Italia ce l'ha con Fini. E al vertice del centro destra, che si tiene all'ora di pranzo, Berlusconi va all'attacco. «Gianfranco - spiega all' "alleatorivale" - sono mesi che tu mi tratti malissimo. A Verona mi hai preso in giro per il discorso sull'anticomunismo. Poi sei andato all'assemblea dell'Anni e ti sei messo d'accordo con i magistrati... Infine, e questa proprio non te la posso perdonare perché tu sai in quante inchieste mi hanno voluto coinvolgere, c'è stata la sparata sui due gradi di giudizio». E' un Cavaliere arrabbiato quello che parla con Fini: «Io - gli dice sono stato solidale con te sul semipresidenzialismo, ma tu non lo sei stato con me sulla giustizia». Il presidente di An dapprima cerca di difendersi: «Silvio - repli¬ ca - io non ho mai detto di essere favorevole all'abolizione della Cassazione, comunque lo sai An e Fi sulla giustizia hanno posizioni differenziate e io devo tener conto delle opinioni del mio partito su questa materia. Comunque tu non puoi non riconoscere che nei momenti veramente difficui sia io che An siamo stati al tuo fianco sulla giustizia». La discussione è accesa, lo scontro si fa man mano durissimo... adesso verte su quel che dirà Berlusconi in aula. Fini ammonisce: «Non puoi parlare di cancellierato: se si punta al ritorno del proporzionale noi raccogliamo le firme per il referendum. Al limite posso essere disponibile al premierato...». Ma il Cavaliere ha già deciso di archiviare il discorso sul cancellierato, dopo un abboccamento telefonico con Marini, che gli ha detto, chiaro e tondo: «Noi non ci stiamo», Allora, se non si riescono a smuovere i centristi dell'Ulivo, meglio lasciar perdere. Berlusconi, però, non può non porre un «aut aut» alla maggio- ranza. Deve, se vuole spezzare l'asse D'Alema-Fini, far capire al leader ds che se intende dialogare con il Polo può farlo solo con lui. Pierferdinando Casini, a questo punto, cerca di calmare gli animi. «Silvio - dice al Cavaliere - attento a non tirare troppo la corda perché potresti rompere il Polo». «Gianfranco - fa osservare a Fini se ti butti sul referendum fai il gioco di Di Pietro e basta». Ma non ci sono appelli che tengano. Il clima si fa sempre più pesante. Il presidente di An lascia il vertice prima del tempo con queste parole: «Se si rompe con il centro sinistra sulle riforme, allora ognuno nel Polo è legittimato a riprendersi la sua autonomia, la sua libertà d'azione». Detto, fatto. Fini esterna hi aula il suo dissenso. I deputati di An lo applaudono ma non tutti lo capiscono. Non lo comprendono quelli che nell'esecutivo politico che ha preceduto la seduta hanno criticato il leader per come ha gestito tutta la vicenda. Le obiezioni non hanno fatto piacere a Fini che ha scaricato gran parte delle colpe su Alfredo Mantovano, reo, a suo avviso, di averlo fatto litigare con Berlusconi sulla giustizia. Il responsabile di An per i «rapporti con lo Stato» si difende e poi abbozza: tanto sa benissimo che lo scontro vero non riguarda lui ma i due leader del Polo. Maria Teresa Meli li presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini

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