La pericolosa scommessa di don Julio

La pericolosa scommessa di don Julio Velasco ha chiuso ieri con la pallavolo, ora diventerà direttore generale della Lazio La pericolosa scommessa di don Julio Eriksson spavaldo: «Venga pure, tanto io non lo temo» ROMA. Julio Velasco direttore generale della Lazio. O meglio un secco comunicato della Federpallavolo annuncia l'avvenuto divorzio tra il et e la nazionale femminile, prologo all'approdo in biancazzurro del profeta del volley perché nessuno rinuncia ed un triennale da settecento milioni lordi senza avere una soluzione pronta, ovvero il quadriennale (da un miliardo netto a stagione) della Lazio. La pallavolo si sente tradita, dalle parole del presidente Magri trapela una certa rabbia per «quell'offerta». I programmi del settore femminile continuano come se Velasco non se ne fosse andato, il suo vice, Frigoni, è al lavoro. Ma si fa il nome di Simonetta Valle. Cragnotti divaga. Parla di «valore aggiunto» che i manager possono dare alla società, soprattutto sul fronte deU'immagine in attesa di poter parlare ufficialmente. Velasco, sotto contratto fino al 30 maggio, tiene la bocca chiusa aspettando la libertà. Cosa farà l'argentino e come reagirà la Lazio? Bendoni scioglie il secondo quesito: «Zoff è una persona intelligente, Eriksson un gentiluomo, Velasco un grande psicologo. Sta a Cragnotti comporre la squadra, creare un clima positivo. Penso che Cragnotti abbia gli argomenti adatti. La mossa è nuova per il calcio, ma fino ad un certo punto. La Juve ha Giraudo, Bettega, Chiusano, Moggi: tutti dotati di grande personalità». Vediamo come il nuovo direttore generale può inserirsi nella Lazio. Il presidente Zoff, irritato per non essere stato informato da Cragnotti, si mette in posizione di attesa: «Certamente Velasco è sportivo di grande caratura. Ha molta esperienza. Può fare cose belle. Il suo spazio? Si vedrà». Già perché il neo direttore generale, immagine a parte, va ad inserirsi tra Zoff' ed Eriksson e ancora non si sa a chi ruberà più spazio. E' vero che la Lazio è franata nel finale di campionato, ma questa mossa rischia di rompere il giocattolo. «Io spero che invece - dice ancora Bendoni sia il collante giusto». Ad Eriksson che, gentilissimo come sempre, si fa trovare al telefonino, la domanda è d'obbligo: lei come giudica un azionista che spende decine di mihardi secondo le indicazioni del tecnico e poi assume una persona che può mettere in crisi proprio quel tecnico? «Bell'interrogativo - risponde lo svedese - ma le confesso che non ci avevo neanche pensato. So che Cragnotti, anche se di questo non ho ancora parlato con lui, sta lavorando per una Lazio sempre più forte. Per quanto mi riguarda non ho paura di Velasco, non ho paura di nessuno. Se può aiutare la Lazio a crescere, ben venga». E l'idea di lasciare la panchina biancazzurra per Eriksson è una barzelletta: «Io sto bene qui, non vedo nessun motivo per dover cambiare. Certo se mi cacciano...» e la telefonata si chiude con un'allegra risata. Secondo Nesta non ci sono gran¬ di differenze tra pallavolo e calcio: «L'importante è essere uomini di sport, poi ogni lacuna viene colmata. Ci devono essere persone addette alle questioni tecniche e altre portate ai rapporti umani. Ecco, Velasco in tal senso mi pare indicato. Intelligente, disponibile, istruito, sa legare e comunicare con i giovani. Me ne sono accorto sentendolo parlare al Costanzo show». Mancini dice, scherzando, di sentirsi un raccomandato: «Io con lui ho giocato a calcetto e gli ho fatto fare un gol. Quindi...». Aspettando che Velasco racconti quel che vuol fare, tra tanti complimenti ci sta bene anche una battuta al vetriolo detta da un dirigente della pallavolo: «E' grande nel trattare con gli uomini, per gli schemi copia». L'amore per il calcio il neo direttore generale non lo ha mai nascosto, andava a vedere gli allenamenti di Sacchi, Trapattoni e Lippi. Berlusconi aveva pensato a lui come allenatore ricevendo un cortese «no, grazie». Grande affabulatore, era visto come un democratico che sapeva sposare e spiegare le idee del grande capitalismo. Per questo lo chiamavano a tenere conferenze ai manager. Ha affascinato Berlusconi, Tanzi e ora Cragnotti. In questi ultimi anni la sua vita è cambiata. Dalla nazionale maschile a quella femminile, dalla tranquillità di Modena con la moglie e le due figlie, all'appartamento da single a Bologna. Con gli azzurri Velasco ha vinto quasi tutto (due mondiali, tre campionati europei, cinque World League e i Giochi del mediterraneo) sbagliando solo alle Olimpiadi e sempre contro l'Olanda, prima a Barcellona e poi, in finale, ad Atlanta. Lì capì di aver concluso un ciclo. Ripartì con la scommessa sulla nazionale femminile: nonostante la qualificazione ai mondiali, non l'ha vinta. A spingerlo verso il calcio ha pesato forse l'anùnimato in cui era caduto. «La pallavolo non sono io», diceva Velasco ai bei tempi. Ma in realtà si era affezionato alla luce dei riflettori. La Lazio gli offre un grande, pericoloso palcoscenico dove scivolare è facile. In bocca al lupo, Velasco. Piero Serantoni Julio Velasco, 46 anni, ora è libero di firmare il contratto con la Lazio. Sarà il nuovo direttore generale ma a Roma c'è molta perplessità sulla scelta di Cragnotti che può infastidire Eriksson e Zoff E c'è chi avverte: «Il presidente deve ricreare un clima positivo»