Falcao, giocatore senza palla

Falcao, giocatore senza palla Carmelo Bene racconta su «Panta» l'unicità del campione brasiliano Falcao, giocatore senza palla «Ha il senso della porta elevato al cubo» FALCAO, per me, era un «giocatore senza mondo», intendendo per mondo la sfera, il pallo I ne, perché Paulo Roberto è stato il più grande giocatore senza palla che si sia mai visto. Poi, sempre allora, scrissi un pezzo sull'addio di Borg al tennis, quando Borg era molto molto criticato, dagli stupidi. Insomma, ho sempre scritto su tutti quelli che eccedevano: Falcao senza mondo, Paulo Isidoro, e poi anche Toninho Cerezo, che invece è stato il più grande portatore di palla di ogni tempo. Ma Paulo Roberto, lui si muoveva sempre per il campo, non era da vedere in televisione, bisognava vederlo allo stadio, per capire. Si metteva a correre così, per il campo, in maniera incredibile. Mi ricordo proprio un Roma-Udinese in cui col numero cinque dell'Udinese giocava Edinho, e Falcao naturalmente giocava nella Roma. C'era stato un attacco nell'area dell'Udinese, Falcao aveva stoppato una palla alta e poi, esitando, tenendo la palla ferma con il collo del piede, s'era guardato intorno e aveva passato, crualcuno aveva tirato e il portiere aveva fatto un mezzo miracolo, così che l'Udinese era ripartita in contropiede. Io ero in tribuna insieme a quel grande, geniale dentista da cui vengo proprio adesso - sottovetro, perché era la tribuna stampa - e allora si vide Paulo Roberto che cominciò a correre lungo la linea dell'ombra che traversava il campo, verso la propria porta. Non si capiva il perché, ma lui correva come un matto lungo quella linea d'ombra. Guarda caso appena arrivato presso la propria porta, un attaccante dell'Udinese fece un tiro, il portiere della Roma respinse, Edinho ribatté veramente di brutto e tirò una staffilata da sei o sette metri: Falcao gliela respinse sulla linea, a centro porta, tac, così. Ecco dove stava correndo, a salvare la sua porta. Lui infatti lo diceva, che bisogna «prevedere», non «vedere», e che la visione di gioco è una balla. Quello che conta è la previsione del gioco. Malui era anche unapersona di alto profilo, intellettualmente, o no? No, zero. Proprio completamente zero. Infatti vedi che come allenatore ci ha provato ma niente, ma anche su qualunque altro argomento era illetterato et idiota. Poi lui nasce a Porto Alegre, Porto Alegre sta a sud del Brasile, dove fa freddo, da cui dissero che era un giocatore all'europea. E qui a Roma lo ritennero un bidone, appena arrivò, se ricordi; poi ai Mondiali di Spagna dissero «ah, cazzo, guarda questo stronzo come gioca», con quel grande Brasile - credo che sia il più grande di ogni tempo, quello lì... Che naturalmente perse, perché quella grandezza lì... ... non poteva che perdere, certo (...). Falcao è senza mondo proprio perché ha il senso della porta elevato al cubo. Soprattutto dell'altrui, ma anche della propria, perché va a difenderla. Infatti se tu ricordi Van Basten in rovesciata, era difficile che spedisse fuori dallo specchio della porta. E di solito era gol perché lì un portiere può poco. Non la vedi partire, come fai? E poi spesso chi tira è vicino, cinque sei metri, non di più. E invece vedi che cosa fanno, a volte riescono a mandar fuori delle rovesciate da due metri. Perché sbagliano il movimento. E' il piede che non tira quello che conta, quello che fa la forbice: è lui che fa scattare in alto l'altro. Poi ci sono le reni, lo scatto di reni, è tutto un insieme di movimenti. Se li fai bene, la palla va in porta. Poi dicono «questa è un'invenzione di Van Basten»: no, non è un'invenzione, tanto è vero che lui tiri sporchi non ne faceva. Era proprio un fatto naturale. Mentre ora, nel calcio cosiddetto moderno, vedi tutte queste partite piene di autoreti, di tiri sporchi. C'è un eccesso di velocità, innanzi tutto, che non vuol dire squadra corta, perché la squadra deve essere corta comunque, ci mancherebbe altro. Poi magari vedremo quanti Baresi nasceranno per organizzare i fuorigioco, con la squadra corta, perché basta sbagliarne uno ed è gol... Sandro Veronesi L'ultimo numero di Panta, quadrimestrale della Bompianiacuradi Sandro Veronesi.èinteramente dedicato al calcio. Il volume ospita interventi di Roddy Doyle, Julien Green, Ted Hughes, Marco Lodoli, Antonio Rezza, Osvaldo Soriano, Stefano Benni e motti altri. Su questo tema la libreria Bibli di Roma ha organizzato quattro conversazioni che si terranno dal 1° al 4 giugno. Sulle monografìe di Panta la galleria Weber di Torino ospita una mostra di dipinti. Pubblichiamo in anteprima uno stralcio della conversazione fra Veronesi e Carmelo Bene. mestrale esi.èine ospita een, Ted a, Osval Su queganizzano dal 1° a galleria di dipinti. cio della o Bene. Carmelo Bene immaginoso esegeta delle imprese calcistiche di Paulo Roberto Falcao (a destra) che i brasiliani definivano «europeo» quella linea d'ombra. Guarda caso appena arrivato presso la propria porta, un attaccante dell'Udinese fece un tiro, il portiere della Roma respinse, Edinho ribatté veramente di brutto e tirò una staffilata da sei o sette metri: Falcao gliela respinse sulla linea, a centro porta, tac, così. Ecco dove stava correndo, a salvare la sua porta. Lui infatti lo diceva, che bisogna «prevedere», non «vedere», e che la visione di gioco è una ' ' . - : - • ■ Carmelo Bene immaginoso esegeta delle imprese calcistiche di Paulo Roberto Falcao (a destra) che i brasiliani definivano «europeo»

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