Per Bnl in campo Ina e Bilbao di Valeria Sacchi
Per Bnl in campo Ina e Bilbao Scaduto il termine per le offerte, si defilano Credit, Intesa, Imi e Mps Per Bnl in campo Ina e Bilbao E a Brescia è già divorzio MILANO. Ina e Banco di Bilbao Vizcaya. Sono solo due i pretendenti al nocciolo duro della Bnl che ieri, data ultima per presentare le domande, hanno depositato presso l'azionista Tesoro offerte «vincolanti» per partecipare alla privatizzazione dell'istituto presieduto da Mario Sarchielli. Altri quattro istituti, che erano andati a vedere la «data room», hanno rinunciato a formalizzare le offerte. Tre di loro, Intesa, Imi e Credito Italiano sono a loro volta già impegnati in operazioni di fusione. Quanto al Monte dei Paschi di Siena, oltre ad aver appena perso il presidente Luigi Spaventa che va in Consob, il gruppo è ancora impegnato nella ricerca di se stesso. Se non arriveranno terzi ad aggregarsi in corsa (la cosa è teoricamente possibile agganciandosi a Ina o Bbv), Ina e Banco basteranno comunque a garantire un azionariato «di riferimento» di tutto rispetto, dal momento che l'Ina - non è un mistero - è disposta ad acquistare il 25% di Bnl, mentre il Bbv ha detto di volere una partecipazione del 5%, che corrisponde al 6,15% dei diritti di voto. Tuttavia il Tesoro avrebbe preferito un concorso più numeroso. Ma alcuni pretendenti dati per certi si trovano alle prese con operazioni di merger, e certamente la volontà dimostrata dall'Ina di candidarsi ad essere l'azionista «forte» nel quadro del progetto di fusione tra Bnl e Banco di Napoli (anche se ieri il comunicato della compagnia non ha parlato di percentuali) ha probabilmente scoraggiato altri. Nella sua nota Bbv scrive di ritenere che «l'acquisto di partecipazioni minoritarie di carattere finanziario che possano servire da base a ulteriori alleanze» sia «l'avvicinamento più conveniente al mercato italiano». Al quale riconosce due potenzialità: l'essere l'Italia uno dei Paesi con il più alto tasso di risparmio al mondo e con un grado di penetrazione bancaria che, in termini di servizi al cliente, è il più basso dell'Unione europea. Con la formalizzazione delle offerte entra dunque nel vivo il processo di privatizzazione della Banca nazionale del lavoro e, in prospettiva il progetto che vedrà la creazione di un polo Bnl-Banconapoli sotto le ali dell'Ina attraverso l'incorporazio¬ ne di Banconapoli in Bnl. Non è quindi strano che gli sportelli dell'istituto partenopeo si preparino a restare chiusi dopodomani, per il primo di tre giorni di sciopero programmato dai sindacati proprio contro la fusione con Bnl che, secondo il Sinbuf, «porterà danni gravissimi e irreparabili al Banco, alla città di Napoli e all'intero Mezzogiorno». Intanto, nel Nord, ossia a Brescia, un altro matrimonio programmato svanisce, quello tra il San Paolo di Brescia e la Popola- re di Brescia. Una fusione da 27 mila miliardi che avrebbe fatto salire il nuovo polo lombardo al decimo posto fra quelli quotati in Borsa. La formula, individuata a suo tempo come una «fusione tra eguali» e approvata dai consigli di aniministrazione il 10 marzo scorso, non ha retto all'impatto del piano industriale. Ieri i presidente dei due istituti, Gino Trombi per il San Paolo e Giacomo Franceschetti per Bipop, hanno parlato di «difficoltà che hanno determinato una sospensione delle trattative», anche se oggi si rivedranno per verificare se è proprio vero che tutto è perduto. Le ragioni? Chi conosce i protagonisti, Trombi da una parte e il direttore di Bipop Bruno Sonzogni dall'altra, propende per la ragione più antica: scontro di poteri, di deleghe, scóntro su chi dovrà comandare domani. Valeria Sacchi Mario Sarcinelli presidente della Bnl
Persone citate: Bruno Sonzogni, Giacomo Franceschetti, Gino Trombi, Intesa, Luigi Spaventa, Mario Sarchielli, Mario Sarcinelli
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