«Via i Ros, ora il governo è limpido» di Francesco Grignetti
«Via i Ros, ora il governo è limpido» «La questione criminale va affrontata come un fatto endemico non come un'emergenza» «Via i Ros, ora il governo è limpido» Brutti: polizia e carabinieri si fidano ROMA. «E' vero che i gruppi speciali, i Ros e lo Sco, sono stati utilissimi agli inizi degli Anni Novanta. Ma ora non serve più quel tipo di organizzazione. Non solo e non tanto perché sia cambiata l'aggressione da parte della criminalità, ma perché è cambiata la politica». Così Massimo Brutti, sottosegretario alla Difesa, diessino, in sostanza ha spiegato a un gruppo di magistrati, assai perplessi, la direttiva Napolitano. Un gruppo di giudici critici è venuto infatti allo scoperto l'altra sera, a Roma, in un convegno organizzato dalla sezione laziale dei Movimenti riuniti. Giovanni Melili o, sostituto procuratore a Napoli, ha disapprovato: «Ne va della velocità e dell'efficienza delle indagini». Lo stesso Franco Ionta, pm a Roma: «Non ci si può dire che tutto resta come prima. La direttiva del ministro Napolitano stabilisce che le investigazioni vanno ai servizi interprovinciali e ai servizi centrali resta il coordinamento». La risposta di Brutti è stata appunto il richiamo alla nuova fase politica: «Noi pensiamo che la questione criminale non sia un'emergenza, ma un fatto endemico. Abbiamo dato dei colpi alla mafia. Ma ormai la presenza delle organizzazioni criminali è una costante. C'è stato, è vero, tra la fine degli Anni Ottanta e l'inizio dei Novanta, un momento in cui è stato preferibile avere dei gruppi speciali. Era una fase in cui parte della politica e della magistratura non si fidavano del governo. Non si fidavano degli ordini che venivano dall'esecutivo. Ma ora abbiamo una situazione limpida». Scusi, Brutti, cosa significa che ima parte «non si fidava» e quindi occorrevano i gruppi speciali? «Significa che in quegli anni, alla fine degli Anni Ottanta, ci fu una serie di modifiche legislative che erano state pensate dall'interno degli apparati di pohzia e da alcuni magistrati. La politica, la maggioranza di governo, di fronte all'emergenza ma¬ fiosa, fu costretta a accettare». Intende dire che i governi di quell'epoca lo fecero di malavoglia? «Fu impossibile non intervenire. Penso al decreto legge per riportare in carcere i boss. I fatti sono di tale gravità, che bisognava intervenire. E non sulla base di un disegno organico, ma sotto le spinte del momento: operare meglio, avere più libertà d'azione... Fu una spinta alla centralizzazione delle attività. Io ho pensato più volte in quegli anni che comunque erano cose che contribuivano alla lotta alla mafia. Se si spostavano uomini e risorse comunque era bene. Ma tutto questo in una logica emergenziale». Si passava dalla gestione Gava a quella Scotti, per restare al ministero dell'Interno. «Esattamente. Mi fidavo poco del governo. Tutto quello che spostava forze sul piano di una azione antimafia diretta era un bene. Quando finalmente nasce la Dia e si scioglie il Commissariato antimafia, è un fatto positivo. Quando nascono i servizi centrali e interprovinciali, che avevano libertà d'azione contro la mafia, lo stesso». Oggi non servono più? «Oggi abbiamo un disegno più ambizioso: costruire organicamente un quadro di riferimento alle strutture antimafia. Sono talmente tante le sigle e le strutture, che siamo in grado di distribuire bene i compiti senza avere più quel problema che avvertivo allora, la filosofia del "qualunque cosa c'è, diamogli spazio". Uscivamo allora da una situazione che credo non abbia uguali: il ministro dell'Interno era Gava... La lotta contro la mafia ha retto fondamentalmente perché c'era gente perbene dentro gli apparati». Ma adesso che al governo ci siete voi dell'Ulivo il problema è scongiurato. O no? «Diciamo che quel quadro non c'è più. Noi dimostreremo che le nuove strutture potranno funzionare meglio di quelle che ci sono oggi. Cuntrera è stato un successo. Ne avremo altri. E parleranno i fatti». Francesco Grignetti Il sottosegretario Massimo Brutti
Persone citate: Brutti, Cuntrera, Franco Ionta, Gava, Giovanni Melili, Massimo Brutti, Napolitano
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