La diplomazia degli stadi

La diplomazia degli stadi RIVELAZIONI Una strategia per distendere le relazioni con i cosiddetti «Stati canaglia» La diplomazia degli stadi Farnesina e Coni alleati per la pace IL DIALOGO TRA CORDIALI NEMICI ROMA. L'ufficio di Mario Pescante, presidente del Coni, dista solo poche centinaia di metri da quello di Lamberto Dini alla Farnesina. I due inquilini eccellenti del Foro Italico oltre a vivere uno a fianco all'altro sono amici e, da tempo più recente, compagni di diplomazia. Tutto è iniziato al ritorno del ministro degli Esteri dalla missione a Teheran. Fra le prime telefonate di Dini vi fu quella a Pescante. «Mi disse che in Iran aveva trattato cinque argomenti cruciali e che il terzo era lo sport», ricorda il presidente del Coni. Da allora non sono passati 90 giorni ma il tandem Dini-Pescante ha fatto molta strada, rafforzando il ruolo dello sport italiano come apripista verso gli Stati in cima alla lista nera della comunità internazionale: Iran, Libia e Cuba. Alla Farnesina infatti non si nasconde l'utilità dello sport come «veicolo per distendere relazioni e aprire dialoghi», pur ribadendo la «sua indipendenza». Il materia c'è un precedente illustre: la collaborazione fra Giulio Andreotti e il primo presidente del Coni, Giulio Onesti, che diede vita a due degli strumenti oggi più utili a Dini e Pescante: l'Assemblea dei Comitati Olimpici, dove tutti i Paesi furono rappresentati per la prima volta in eguale misura; e il Fondo della solidarietà che affida ai singoli Comitati gli aiuti da elargire a Paesi terzi. Fu grazie a queste due carte che Andreotti e Onesti contribuirono alla riconciliazione olimpica fra Cina e Taiwan, che seguì la diplomazia del ping-pong fra Washington e Pechino. Ed è con la stessa ricetta che Dini e Pescante vogliono promuovere il dialogo sportivo fra gli Usa e gli «Stati canaglia». Oggi come allora, naturalmente, la posta in palio è anche un'altra: realizzazione e operatività di centri sportivi di prima classe. A Teheran, lo scorso weekend, la delegazione del.Coni ha ricevuto accoglienze regali, sotto la regia di Faèze Rafsanjani (figlia dell'ex Presidente). «Lo sport può spalancare porte che la politica ha dischiuso perché sono i riformisti a spingere sullo sport, come avvenne in Urss prima di Gorbaciov», afferma Pescante, tornato a Roma con un accordo che prevede preparazione per i mondiali, scambi di corsi e costruzione di 15 centri. La qualificazione ai Mondiali di Francia '98 ha precipitato l'Iran nel mondo dello sport ma la collaborazione può andare oltre il calcio. «I nostri tecnici andranno in Iran per verificare la reale situazione in tutte le discipline» annuncia Pescante, facendo capire che l'Italia sta tentando dietro le quinte di arrivare dove le feluche non possono: «Sbloccare l'impasse nella pace sportiva fra Iran e Stati Uniti scaturita dalla poca ospitalità americana con i lottatori persiani a Chi¬ cago» per rasserenare il clima del match Iran-Usa a Lione, il 21 giugno. Pescante è stato bersagliato dalle più svariate richieste iraniane, compresa quella di «studiare il nostro Totocalcio». La missione ha avuto però momenti di tensione quando gli uomini del Coni hanno esposto i timori per il pericolo terrorismo ai mondiali di Francia. «Certo, anche noi temiamo provocazioni» gli hanno risposto. A ricevere Pescante a Tripoli, due settimane fa, è stato Mohammad Moammar Gheddafi, il figlio del colonnello nominato a capo del Comitato olimpico. «Moammar e i suoi collaboratori sono giovani, appartengono alla gene- razione dell'antenna satellitare e puntano a riaprire i bellissimi impianti che Jallud fece costruire ma poi rimasti inattivi», spiega Pescante, che confessa di «tentare un miracolo»: «Portare una squadra di Tripoli ai Mondiali di equitazione quest'autunno a Roma, sarebbe il loro ritorno all'agonismo». Pilar di Borbone, Infanta di Spagna e presidente della Federazione mondiale di equitazione, ha dato l'assenso. «Sulla Libia - si lascia sfuggire - siamo più avanti della Farnesina». Fra gli Stati off-limits è Cuba il fiore all'occhiello, grazie alla trentennale cooperazione nel baseball. Il «Protocollo di collaborazione 98-99» è fra i più ampi e per siglarlo Fidel ha inviato a Roma un uomo-simbolo della lotta antiyankee: José Fernandez, eroe della Baia dei Porci. Anche con lui Pescante ha parlato di politica: «Sono pronti ad abbracciare gli americani, Washùigton deve solo decidersi». Le prossime mete sono sulle rotte della Ostpolitik e i rischi non mancano: u Coni ha dovuto respingere il corteggiamento del Montenegro per non irritare Belgrado. A giugno Pescante andrà in Macedonia dove, guarda caso, a fine agosto dovrebbero arrivare dei soldati italiani con l'Onu. Anche per questo; ieri sera, i due vip del Foro Italico hanno finito tardi la loro cena. Maurizio Moiinari Analoghe iniziative nei confronti della Libia e di Cuba Al ritorno di Dini da Teheran è partito in missione Pescante Il presidente del Coni Mario Pescante e il ministro degli Esteri Lamberto Dini durante il suo recente viaggio a Teheran