Una miccia nella polveriera Gerusalemme di Aldo Baquis

Una miccia nella polveriera Gerusalemme Durissimi scontri alla porta di Erode, manganellate della polizia anche a Faisal Husseini Una miccia nella polveriera Gerusalemme Nuove occupazioni ebraiche TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO «Sono entrati di notte come ladri. Volevano impossessarsi di terre palestinesi, ma non glielo consentiremo. Non fanno che spingere alla violenza: di fatto sono terroristi che prima o poi sospingeranno l'intera regione verso un bagno di sangue»: rosso in volto, agitato per le manganellate appena ricevute dalla polizia israeliana, così Faisal Husseini - principale esponente dell'Olp a Gerusalemme Est - commentava ieri il tentativo repentino dei seminaristi del collegio rabbinico Ateret Cohanim di insediarsi nella zona adiacente alla Porta di Erode, all'interno della Città Vecchia. Nei tafferugli - verificatisi due giorni dopo che Gerusalemme era stata invasa da decine di migliaia di nazionalisti guidati dai massimi dirigenti politici e religiosi israeliani - cinque palestinesi sono rimasti feriti e altre decine di persone (fra cui dirigenti dell'Autorità nazionale palestinese) sono stati contusi per gli spintoni e le manganellate degli agenti israeliani. I primi commenti palestinesi agli incidenti sono esasperati. «La pazienza del nostro popolo - ha avvertito Abu Ala, presidente del Consiglio legislativo palestinese e uno dei firmatari degli accordi di Oslo con Israele - non è infinita. Se pace equivale a spoliazione dei nostri diritti, che gli accordi vadano al diavolo». «Il governo israeliano - ha rincarato Husseini - incita alla violenza». Da parte sua il Muftì Ikrama Sabri (massima autorità religiosa in Palestina) ha accusato le autorità israeliane di «giudaizzare» Gerusalemme e ha sollecitato il sostegno del mondo arabo per sventare «i progetti colonialistici e diabolici dei sionisti». La provocazione dei coloni che ha scatenato la rabbiosa reazione palestinese è avvenuta in un rione dal nome poetico di Buri Alaqlaq (Torre delle cicogne) adia cente a quella che arabi ed ebrei concordano nel chiamare «Porta dei Fiori» (ossia, di Erode). L'operazione segreta è scattata nella notte di lunedì quando, con orrore del Dipartimento israeliano delle Antichità, decine di coloni hanno cominciato a gettare le fondamenta del nuovo rione ebraico alle pendici delle mura di cinta elevate quattro secoli fa dal sultano turco Suleiman Ben Sultan. All'alba nel cuore di Burj Alaqlaq sorgevano una decina di capannoni fiammanti che i coloni stavano alacremente allacciando alla corrente elettrica e alle tubature dell'acqua. «Chiameremo il rione «Fiori di Haim» - ha spiegato Clila HarNoy, portavoce di Ateret Cohanim - in ricordo di Haim Kerman, il nostro compagno pugnalato a morte nella via Dolorosa da un arabo meno di un mese fa». La tecnica è sempre la stessa: ad ogni attentato palestinese Ateret Cohanim replica moltiplicado i punti di insediamento nei rioni arabi di Gerusalemme: a Silwan, a Ras el Amud, e ora nel rione islamico della Città Vecchia. A volte i permessi governativi vengono in anticipo, a volte a posteriori. Creato sul terreno il fatto compiuto - e dopo che la polizia aveva bruscamente allontanato i pacifisti israeliani e i dimostranti palestinesi, che pure sono riusciti ad abbattere un capannone - i seminaristi hanno inviato emissari al sindaco Ehud GImert, un «falco» del Likud. «Non è ammissibile ha affermato il deputato Hannan Porat, del Partito Nazional-Religioso - che Faisal Husseini esca vincente dal confronto e impedisca la costituzione di un nuovo insediamento ebraico a Gerusalemme». Olmert ha emesso un ordine di smantellamento dei capannoni, ma non immediato. Ieri, intanto, il leader dei repubblicani americani Newt Gingrich ha dichiarato che Gerusalemme, unificata sotto sovranità israeliana, deve essere riconosciuta come capitale di Israele. Lo ha affermato durante un discorso alla Knesset, dove ha preso la parola come presidente della «Camera dei rappresentanti» del Congresso americano. Sempre Gingrich è stato inoltre criticato dal dipartimento di Stato Usa che ha respinto, definendola «oltraggiosa» e «incredibile», l'affermazione del leader repubblicano secondo cui il Segretario Madeleine Albright agirebbe come un agente dei palestinesi: «La signora Albright è un agente del popolo americano». Aldo Baquis Newt Gingrich alla Knesset «La città santa va riconosciuta come capitale di Israele» Un'immagine dei tafferugli nel settore arabo di Gerusalemme tra polizia di frontiera e palestinesi; a sinistra Faisal Husseini, principale esponente dell'Olp a Gerusalemme Est