«Salari più bassi per creare lavoro» di Fabio Martini

«Salari più bassi per creare lavoro» «Salari più bassi per creare lavoro» Marini: la ricetta per i neoassunti al Sud IL LEADER DEI POPOLARI AROMA 1 ILE sei della séra Franco ^Marini apre la porta del suo studio e, in piedi dietro l'uscio, si trova un signore con le braccia già spalancate: «Franco, lo sai? A Siracusa ho preso il 15 per cento! Abbracciamoci!». Marini abbraccia il senatore Giuseppe Lo Curzio, che però prima di andarsene, accarezza il segretario sulla nuca: «Porti fortuna...». E' questo il clima che si respira in queste ore a Piazza del Gesù e si lascia andare ad un misurato entusiasmo persino Marini il freddo, «uno che uccide col silenziatore», come scherzosamente arrivò a dire di lui Carlo Donat-Cattin. Voi almeno avete vinto sul serio? «Dentro il centro-sinistra siamo il partito che avanza. Cresciamo ovunque: alle provinciali passiamo dal 6 al 10 per cento, saliamo dal 6 al 9 per cento nei 24 capoluoghi, mentre negli altri 71 Comuni sopra i 15.000 abitanti il ppi va al 10,5%, crescendo sia al Sud che al Nord che è cosa nuova per noi. Il ppi è premiato per la sua linearità e serietà». Ministri che litigano tra loro, ministri che si dimettono, il sindacato che torna in piazza, Rifondazione comunista col fucile spianato, elezioni in chiaroscuro: per il governo si è rotto l'incantesimo? «No. Non dimentico lo sconcerto del Paese quando questo governo sembrava dovesse entrare in crisi. Certo, ora vinta la battaglia per l'Europa, non ci si può cullare sugli allori. I cittadini non vivono del passato, guardano avanti». Vuol dire che ci si dimenticherà presto anche dell'Euro? «Il rapporto di fiducia col governo non si è intaccato, ma non mi faccio illusioni: quando si andrà àUe prossime elezioni politiche si saranno dimenticati tutti che questo governo ci ha portato inaspettatamente all'Euro. Ora siamo chiamati alla prova sulle cose concrete e immediatamente visibili». Tutti ma proprio tutti dico- no che è l'ora del Sud: perché il governo non riesce a far decollare una nuova politica per il Mezzogiorno? «Perché fino ad oggi il governo ha avuto una priorità assoluta. Sacrosanta. La reazione di Bossi davanti ad un'Italia fuori dall'Euro avrebbe avuto conseguenze drammatiche!». Ma del Sud per ora si parla e basta: come si aggredisce il problema? «Serviranno anni, ma diamo segnali da subito: via ai cantieri sulla Salerno-Reggio, rivediamo il piano delle Ferrovie, vedendo le due dorsali, tirrenica e adriatica, come punti fondamentali di sviluppo turistico e agricolo; il ponte sullo Stretto», il decollo del Mezzogiorno può essere aiutato abbassando il costo del lavoro? «Le flessibilità ci sono, in Italia il costo del lavoro è più basso che altrove, ma nel Mezzogiorno si può fare qualcosa di più: per esempio sperimentare il salario di ingresso. In sostanza i nuovi assunti nel Mezzogiorno avrebbero salari più bassi del 20 per cento per due anni». Ma la Cgil non ci sente... «Vedremo. D'altra parte il governo deve fare delle sue proposte». La strada delle riforme torna ad essere un viottolo stretto? «Ma perché? Al Paese continua a servire un sistema più stabile, che renda il cittadino arbitro e un bipolarismo che renda più rapido il ricambio delle classi dirigenti. Ora qualcuno dice: l'accordo della Bicamerale non ci piace. Ma i singoli punti li abbiamo votati tutti assieme...». Ma la pretesa - sua e di D'Alema - di avere un accordo che vale per l'eternità non fa a pugni con la procedura costituzionale che obbliga ad almeno quattro, meditati passaggi parlamentari? Possono 70 persone decidere per tutti? «Gli equilibri raggiunti si possono migliorare, il dibattito parlamentare non è finito, ma il punto di equilibrio è quello, se si tira troppo la corda, salta tutto. E chi butta all'aria il tavolo pagherà un prezzo». Marini, quante possibilità ci sono di arrivare in porto? «Più del 50 per cento. Ho fiducia nella testa dei leader». I partiti de del Benelux sono con voi contro Forza Italia, la partita non è finita? «Sì, ci sono ancora dei margini. Noi contestiamo la posizione di questo Martens - un grigio burocrate - e l'ossessione di tedeschi e spagnoli di avere un gruppo più forte, ma che rischia di essere snaturato nella sua ispirazione cristiana dall'apporto di un partito come Forza Italia, venato da posizioni radicali. Venerdì ne parlerò con Aznar, che mi ha invitato a Madrid». Se a fine legislatura Prodi avrà lavorato bene, perché non ricandidarlo a palazzo Chigi? «Ma chi lo dice? Mi limito a ripetere che se il centro-sinistra si ripresenta unito, non mi butto dalla finestra se il pds dice: stavolta tocca a noi. Con Prodi semmai ho una dialettica sul fatto che lui poteva stare in questa rispettata famiglia del ppi. Avremmo avuto meno problemi. Lui e noi». Ma perché lei lo candida da tutte le parti - al Quirinale, alla presidenza della Commissione europea - e mai a palazzo Chigi? «Ma no! Prodi è uno che nella politica italiana avrà comunque un ruolo importante». Sì, ma recentemente le ha mandato un bigliettino: «Non mi candidare a premier di Malta!»... «Ma no, ogni tanto scherziamo!». Qualcuno racconta che a Prodi certi scherzi non piacciono... «Non credo proprio che Prodi si sia arrabbiato per queste cose». Ma con D'Alema a palazzo Chigi, il vice-premier sarebbe del ppi... «No, queste sono cose ridicole. Anche perché io lavoro per gli altri. Non per me...». Fabio Martini 6 fi Nel centro-sinistra siamo il partito che avanza. E'stata premiata la nostra linearità e serietà p p Sulle riforme, se si tira troppo la corda salta tutto: e chi butta all'aria il tavolo pagherà j£ Il ministro del Lavoro Tiziano Treu

Persone citate: Aznar, Bossi, Carlo Donat-cattin, D'alema, Martens, Prodi, Tiziano Treu

Luoghi citati: Europa, Italia, Madrid, Salerno, Siracusa