Riforme, Berlusconi pronto a rompere

Riforme, Berlusconi pronto a rompere I partiti al voto senza intese, il leader del Polo chiederà in alternativa più poteri al Presidente Riforme, Berlusconi pronto a rompere «Meglio il premierforte», ma Fini non potrà seguirlo ROMA. Silvio Berlusconi non ha intenzione alcuna di arretrare sulle riforme. A costo di far fallire l'intesa della Bicamerale. Di più: a costo di rompere con Gianfranco Fini. Sì, perché quello che rischia di accadere oggi, nel vertice del centrodestra, è proprio questo: la spaccatura del Polo. Il leader di Forza Italia non solo intende intervenire nell'aula di Montecitorio, per ribadire il suo «no» a quello che definisce un «Presidente fantoccio». Vuole anche avanzare una controproposta: ossia il premierato forte, o il cancellierato, condito con proporzionale e sbarramento al cinque per cento. Il ragionamento di Berlusconi, in sostanza, è questo: piuttosto che un presidenzialismo edulcorato, meglio, molto meglio, ripartire da zero, prendendo spunto dagli esempi inglese o tedesco. Anche perché un'ipotesi del genere ha grande «appeal» presso la maggioranza. E il Cavaliere spiega questa sua idea, alla vigilia dell'appuntamento con l'aula, in un'affollata assemblea dei gruppi di Fi. «Forse dice Berlusconi - è il caso di considerare delle alternative a questo sistema bicefalo. E' realistico e di buon senso pensare ad alternative per una riforma ragionevolmente concordata». Questa «contromossa» consentirebbe al leader di Forza Italia di bocciare il testo partorito dalla Bicamerale senza fare la figura dell'affossatore del processo di revisione costituzionale. «Se domani - afferma Berlusconi nell'assemblea - dirò che butto all'aria tutto, mi salteranno al collo e mi accuseranno di non volere le riforme, ma noi non dobbiamo cadere in questa trappola». Insomma, AnIl CavalGianfraCasini in un sol colpo il Cavaliere pone una pietra tombale sul semipresidenzialismo targato ds e an e rilancia la palla nell'altro campo, in quella maggioranza di centrosinistra attratta dal cancellierato e dal premierato forte. Ora è chiaro che Fini non può accettare una soluzione del genere. A malincuore, il presidente di Alleanza nazionale potrebbe (e soprattutto dovrebbe) assecondare Berlusconi sulla sua difesa del presidenzialismo forte, e infatti annuncia che oggi voterà gli emendamenti di Fi in materia. Ma quel che Fini di certo non è in grado di fare è seguire il Cavaliere sulla strada del premierato forte, perché significherebbe rinunciare a una bandiera - quella del presidenzialismo - che per il capo di an è irrinunciabile. La situazione, quindi, è più che complessa. Il terzo leader del centrodestra, Pierferdinando Casini, deve essersene reso conto dal momento che si è assunto l'onere di tentare una mediazione tra Berlusconi e Fini. Il che è difficile visto che i due, in questi giorni, sono come cane e gatto. Il presidente di Alleanza nazio¬ nale è inquieto. «Sinceramente confida ai suoi fedelissimi - non mi aspettavo che Silvio arrivasse sul serio al punto di rompere con D'Alema». In più Firn è arrabbiato con Berlusconi perché invece di limitarsi a far saltare tutto vuole aprire una trattativa su un altro ver- ccusa ono overno a faro» sante con il medesimo interlocutore - Massimo D'Alema - che si era scelto lui stesso. Il nervosismo del leader di an è dovuto anche a un altro motivo. Dentro il suo partito il malcontento monta. I parlamentari di via della Scrofa si chiedono se per il presidenzialismo versione italica valesse veramente la pena di instaurare un «feeling» con il leader della Quercia che i loro elettori faticano a digerire e a capire. Ma se Fini non sprizza amore per il Cavaliere, altrettanto si può dire del suo alleato. «Sul presidenzialismo - si sfoga con i suoi il leader di Forza Italia Gianfranco è andato per conto suo, e ha cercato di aprire un canale preferenziale con D'Alema. SuUa giustizia mi ha trattato malissimo, con quell'uscita di Mantovano sui due gradi di giudizio». Sì, Berlusconi ce l'ha con Fini e sulle riforme ha deciso di fare a modo suo. Il presidente di an lo sa e vuole contrastare l'ipotesi del premierato, sebbene i suoi margini di manovra non siano un granché, essendo costretto a destreggiarsi su due fronti, quello interno di partito, e quello aperto dall'alleato. Così, alla fine di un'estenuante giornata di incontri e telefonate (con Firn, Letta, Berlusconi), Casini ammette che la situazione è difficile. Al vertice occorre ricucire, per forza, altrimenti il Polo rischia di presentarsi in ordine sparso all'appuntamento con le riforme. Accada quel che accada, il funerale del testo partorito dalla Bicamerale sembra cosa certa. Spiega il forzitalista Giorgio Rebuffa: «Se D'Alema vuole portare il suo progetto con una maggioranza bislacca, faccia pure, vorrà dire che lo batteremo nel referendum». Osserva sconsolato il diessino Cesare Salvi: «Non ci sono le condizioni per l'intesa». Ma il più.nero di tutti è Fini: «Che cosa accadrà dopo?», si chiede preoccupato. Tocca a un politico di lungo corso, come De Mita, sdrammatizzare: «Se non si fanno le riforme non crolla il mondo», commenta serafico. E, stando a Berlusconi, non crolla nemmeno se si ricomincia tutto daccapo, con il premierato. Maria Teresa Meli An non vuole rinunciare al presidenzialismo Il Cavaliere: su questo punto Gianfranco è andato da solo Casini tenta una mediazione Il segretario del pds accusa «Forse gli azzurri vogliono un capo occulto del governo Se non se ne farà nulla dovrà intervenire Scalfaro» non vuole rinunciare al presidenzialismo iere: su questo punto anco è andato da solo tenta una mediazione IL DUELLO SUL PRESIDENTE wsbssbssssmbèsbsm ■ TESTO DELLA BICAMERALE {sostenuto do D'Alema) Il Presidente della Repubblica può sciogliere la Camera solo in caso di dimissioni del governo. Il governo ha l'obbligo di dimettersi, rendendo così possibile lo scioglimento, quando la Camera gli vota una mozione di sfiducio e all'atto di insediamento del Presidente della Repubblico. Il potere di scioglimento non puO essere esercitato nei primi dodici: mesi di vita delia Camera e negli ultimi sei mesi del mandato presidenziale A favore: Ds, Ppi, Verd i, An e Ccd. Contrari : Pi, Lega e Prc LA PROPOSTA ©IL POLO ti Presidente della Repubblica può sciogliere la Camera indipendentemente dalle dimissioni del governo l'unico limite òche non può farlo nei primi due dhni di vita del Parlamento Àlavoro: Forza Italia, An, Ccd, Patto Segni. Contrari: Ds, Ppi, Prc, Verdi, i Ri presenta emendaménti per rafforzare il potere di scioglimento LA POSIZIONI m POPOLARI E RliONOAZIONE li Presidente della Repubblica può sciogliere la Camera solo se, in seguito alle dimissioni del governo, risulta impossibile formarne uno nuovo §|favore: Prc, Lega (forse), Popolari, V Contrari: Ds, Fi, An, Sai, ccd. Il Ppi sosterrà emendamenti propri per circoscrivere il potere di scioglimento Il segretario del pds a«Forse gli azzurri vogun capo occulto del gSe non se ne farà nuldovrà intervenire ScaD'Alema: non accetto pre«Il Cavaliere vuole le elezioni? Si a